penalizza
gli alunni dislessici»
L’Associazione italiana dislessia critica l’impostazione delle nuove Indicazioni nazionali per l’Infanzia e il primo ciclo, denunciando le ricadute negative sugli studenti con Dsa.
-di PAOLO FERRARIO
«Nelle scuole del primo ciclo di istruzione la scrittura è fondamentale e va curata con particolare attenzione, a partire dall’apprendimento del corsivo e della calligrafia». Quando sono arrivati a questo passaggio delle nuove Indicazioni nazionali per la Scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione, pubblicate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, gli specialisti dell’Associazione italiana dislessia (Aid) sono sobbalzati sulla sedia e hanno seriamente cominciato a preoccuparsi. La preoccupazione è diventata allarme una volta approdati alla sezione dei “Risultati attesi”. «Gli studenti – si legge a pagina 131 delle nuove Indicazioni nazionali – sapranno: riconoscere e applicare il ductus e le proporzioni del corsivo; sviluppare una scrittura fluida e leggibile con uno stile personale». Un’enfasi che, si sono chiesti, «porterà alla necessità di una certificazione diagnostica per permettere ai bambini che presentano difficoltà nell’area grafomotoria o disgrafia di non scrivere in corsivo?».
E
come staranno a scuola, questi bambini con Disturbi specifici
dell’apprendimento? «Saranno tormentati e costretti ad imparare ed applicare il ductus e
le proporzioni del corsivo?», si sono interrogati all’Aid. Mettendosi nei panni
di alunni e genitori su cui, all’improvviso, è caduta in testa questa
novità. «Usare le mani è sempre positivo, ma “corsivo per tutti” è una
follia, una suggestione passatista che vuole tornare a una scuola severa e
ordinata», sbotta Dario Ianes, già docente di Pedagogia e didattica
dell’inclusione all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi
Erickson di Trento. Con cui ha dato alle stampe un instantbook che raccoglie i
contributi di diciassette esperti chiamati a ragionare sulle nuove
Indicazioni nazionali per gli alunni dai 3 ai 14 anni. Il titolo Credere,
obbedire, insegnare è anch’esso una suggestione intrigante e rimanda a
una scuola del “tempo, che fu” e che Ianes e il gruppo di esperti coinvolti non
vorrebbero tornasse.
«Questa scelta di porre enfasi sull’utilizzo del corsivo e
della bella scrittura può avere un forte impatto psicologico su tutti i bambini
in generale, ma soprattutto sui bambini con Disturbi specifici
dell’apprendimento», sottolinea il professor Ianes, ospite di un
webinar promosso
dall’Aid proprio per indagare a fondo le ricadute delle
nuove Indicazioni nazionali sulla vita scolastica del 6% di
alunni con Dsa che abita la scuola italiana. « Non siamo contro
il corsivo», mette le mani avanti Lucia Iacopini,
pedagogista, docente, membro del Consiglio direttivo e del Comitato
scientifico di Aid. «Ci preoccupa, però, come queste Indicazioni nazionali
possano essere acquisite dagli insegnanti e recepite dalla scuola. Si
arriverà a temi scritti al computer e ricopiati a mano? Scrivere in corsivo può
anche essere divertente e rilassante, ma per un alunno disgrafico non lo è
affatto», ricorda l’esperta. «Così si rischia che gran parte delle risorse
cognitive del bambino siano concentrate sulla scrittura in corsivo e non sul
contenuto di ciò che scrive», avverte Luciana Ventriglia, docente specializzata
in pedagogia clinica e formatrice Aid. « I bambini vogliono imparare a scrivere
per comunicare pensieri ed emozioni, non per scrivere in corsivo né in bella
calligrafia – aggiunge Ventriglia –. Trovandosi di fronte a quest’obbligo
saranno per lo meno disorientati e non capiranno il motivo di tale
imposizione». E, magari, cominceranno a vedere la scuola sotto una luce
diversa, meno brillante.
«Quello che si sta costruendo è un percorso formale
potenzialmente costellato di errori – aggiunge Ianes –. Se un bambino, fin
dalla prima elementare, è bersagliato da giudizi negativi, questo crea una
barriera all’apprendimento e imparare, per lui, diventerà pauroso. A scuola
bisogna essere contenti di ciò che si scrive e non avere paura di non scrivere
bene in corsivo».
Questo approccio «rigido e autoritario », riflette sempre il
professor Ianes, non fa bene nemmeno all’inclusività della scuola stessa. «
Nelle nostre classi ci sono alunni provenienti da culture diverse e con
scritture diverse, che l’obbligo di utilizzo del corsivo renderà ancora più
fragili e ai margini. Purtroppo, l’apertura all’altro e alla mondialità non
sono la cifra di queste Indicazioni nazionali», conclude Ianes. Lanciando una
proposta al Ministero che suona anche un po’ come una sfida: assumere almeno il
5% di insegnanti con Dsa alla scuola primaria: «Nessun docente con Dsa si
sognerebbe di imporre il corsivo ai propri alunni » è la categorica
conclusione.
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