Leone
è
un agnello:
lavora alla pace.
Il Papa non si
presterà a entrare in politica, neppure quella nobile della pacificazione tra
Russia e Ucraina.
Resterà a livello pre-politico, senza invadere
lo spazio del conflitto geopolitico.
-
di Enzo Bianchi
Sono solo venti i giorni dell’esercizio
del ministero petrino da parte di Leone XIV: pochi per prevedere il cammino del suo
pontificato, ma abbastanza per delinearne il profilo. Perché sono già molti gli
atti e gli interventi del papa che, unitamente alle sue parole, non sono mai
stati formali, ma sempre univoci nello stile e nella preoccupazione, e ci
manifestano ciò che determina la sua persona e la sua pastorale.
Papa Leone, un papa inatteso? Un papa emerso da strategie e cordate già preparate e
delineate per la successione a Papa Francesco? No, lo possiamo dire con una qualche
certezza entrata nel nostro cuore dopo alcuni fatti avvenuti alla vigilia della
scomparsa di Papa Francesco. Proprio per questo è stato eletto in
brevissimo tempo e con una convergenza rara rispetto agli ultimi conclavi: un
cardinale capace di non interrompere il cammino aperto da Francesco, ne verrebbe fuori un disordine e una confusione
nella chiesa difficili da dissolvere in qualche decennio. Al tempo stesso, un
cardinale diverso, proveniente dalla missione, da una vita monastica
comunitaria come quella agostiniana, un uomo che dunque incontrava la gente, e
anche chi non lo conosceva o lo conosceva poco ne intuiva “la clemenza”, la
capacità di com-muoversi, di com-patire, di entrare in sintonia con chi
incontrava. Da questo atteggiamento di ascolto, di cristiano ferito, nasce
in Leone l’umiltà monastica di chi, senza essere preda
del cinismo, sa che le autorità ecclesiali passano, che i piani pastorali
mostrano presto dei limiti, che dalle vane ideologie – anche quelle che entrano
ad accusare la vita della chiesa – occorre stare lontani perché ciò che era, è,
e resta è solo Gesù Cristo, il Signore! Leone non sarà un papa protagonista, con una strategia per attirare
tutti a sé, per coprire con la sua voce le diverse voci episcopali che
presiedono la chiesa. Non sarà un condottiero ma un testimone, più Agnello che
Leone, più con i tratti dell’Agnello messianico che del Messia Leone di
Giuda.
Sono
sempre significative le citazioni dei padri della chiesa nelle sue omelie: non
brani apologetici, non ammonizioni severe, ma l’evocazione di parole
autorevoli, efficaci anche per l’oggi, per la nostra vita ecclesiale e per la
fraternità universale da estendersi a tutta l’umanità. Figlio dell’Occidente ma
con una visione evangelica della vita del mondo sa che, come scriveva Bernardo
di Chiaravalle: Amaritudo ecclesiae sub tyrannis est amara, sub haereticis est
amarior, sed in concordia mundi amarissima! (L’amarezza della chiesa è amara
quando la chiesa è perseguitata, è più amara quando la chiesa è divisa, ma è
amarissima quando la chiesa se ne sta tranquilla e in pace). Perciò il mondo
inteso come mondanità si scaglierà contro di lui e lui dovrà come Pietro la
Roccia, mantenere salda la fede: la cercherà come un rabdomante anche presso i
non cristiani, ma non permetterà alle mode di entrare nella chiesa per
compiacere e agire in concordia con il mondo. Egli sa che se il sale perde il
sapore può solo essere gettato via e calpestato. Sa che nell’indifferenza
regnante attuale occorre vivere e mostrare “la differenza cristiana”,
soprattutto oggi che un vago spirito divino, una forma di cristianesimo ridotto
a morale, una religione narcisistica dello star bene con sé stessi sembra
guadagnare terreno ed estendersi nell’emisfero Nord.
Per
questo Papa Leone non si presterà a entrare nella politica,
anche quella nobile della pacificazione tra Russia e Ucraina. Resterà a livello
pre-politico come quasi sempre ha fatto la Santa Sede, invocando la pace,
lavorando per la pace, aiutando i contendenti a incontrarsi, ma non entrerà
nello spazio del conflitto geopolitico. La Santa Sede ha un’autorità superiore,
un magistero che trascende anche la diplomazia, ha la parola di Cristo senza la
quale è nulla voce.
Il Papa sa che non è possibile ospitare in Vaticano
colloqui di pace, che le chiese ortodosse più distanti che mai da Roma non si
sognano neanche di portare un loro conflitto in Vaticano. Lo ha detto anche
Lavrov, anche se continuano giungere in Vaticano messaggi che dichiarano che
l’autorità papale è riconosciuta dal governo russo e dal patriarcato di Mosca
come una voce autorevole di pace e riconciliazione. Certo, occorreva un altro
atteggiamento della chiesa cattolica in questo conflitto tra chiese ortodosse
(russa e di Costantinopoli, russa e ucraina) e in tal modo non saremmo giunti
ad un ecumenismo così frantumato.
Dunque,
dobbiamo nutrire buone speranze, Leone XIV è un dono alla chiesa che saprà condurre
come un Agnello tra agnelli e pecore per vie sinodali, ma soprattutto indicando
una sola realtà alla quale aderire: il Signore Gesù Cristo.
Con Papa Leone tanti cristiani dovranno lavare le loro
vesti nel sangue dell’Agnello.
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