Scrittura a scuola:
perché i bambini
imparano prima
lo stampatello
e poi il corsivo?
Il dibattito che divide i lettori
Come spiega un’insegnante, “noi usiamo e insegniamo
lo stampatello perché il mondo che circonda i bambini è scritto in stampatello”—dai
cartelli stradali ai libri per l’infanzia. Il corsivo, invece, viene introdotto
più tardi, spesso in terza elementare, quasi come un “vezzo” calligrafico.
Tuttavia, non tutte le scuole seguono lo stesso percorso.
Alcuni istituti, soprattutto al Sud Italia, adottano il metodo dei 4
caratteri, presentando fin da subito stampatello maiuscolo, minuscolo e
corsivo. “In Puglia – racconta un commento – il
corsivo viene insegnato immediatamente, e i bambini lo apprendono senza
difficoltà”. Altri docenti, invece, saltano il minuscolo stampato, passando
direttamente al corsivo. Questa varietà di approcci dimostra che non esiste
un metodo univoco, ma scelte didattiche che dipendono dalle linee
guida delle scuole e dalle preferenze degli insegnanti.
Le ragioni pedagogiche: semplicità, decodifica e metodo
sillabico
Le motivazioni alla base dell’apprendimento graduale sono
principalmente pedagogiche. Lo stampatello maiuscolo è
considerato più semplice perché:
- Le lettere sono
staccate, facilitando il riconoscimento dei grafemi;
- Il gesto grafico è
meno complesso, con tratti rettilinei e pochi giri di penna;
- Favorisce la
decodifica nella fase iniziale della lettura.
“Si impara prima lo stampato perché è più semplice sia nella
decodifica che nel movimento”, spiega
un’insegnante. Solo quando la letto-scrittura è consolidata, si
introduce il corsivo, che richiede una maggiore coordinazione motoria e
una sintesi grafica (le lettere sono legate tra loro).
Un altro elemento chiave è il metodo sillabico, ritenuto
da molti il più efficace per l’alfabetizzazione. “Dovrebbe essere
adottato il metodo sillabico perché è quello più valido scientificamente”,
afferma un commento. Questo approccio, basato sull’associazione tra suoni e
sillabe, sarebbe più funzionale rispetto a metodi globali o misti, soprattutto
per bambini con difficoltà di apprendimento.
Il corsivo è in declino? La posizione del Ministro Valditara
Nonostante le ragioni didattiche a favore di un
approccio graduale, il corsivo sembra essere sempre meno utilizzato,
anche tra gli adulti. Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha
espresso preoccupazione per questo fenomeno, raccontando di aver visto candidati
all’esame di avvocato scrivere in stampatello. “Sono rimasto colpito
dal fatto che molti studenti scrivessero in stampatello”, ha dichiarato,
sottolineando come in alcune scuole questa pratica sia ormai abbandonata.
Valditara ha ribadito l’importanza del corsivo e
del libro cartaceo nello sviluppo cognitivo:
- Migliora la
concentrazione e la memoria;
- Stimola la fantasia e
il pensiero critico;
- Rafforza le capacità
motorie fini, essenziali per la scrittura a mano.
La sua posizione ha riaperto il dibattito: è giusto
insistere sul corsivo in un’epoca dominata dalla digitazione? Oppure,
come sostengono alcuni insegnanti, lo stampatello è più funzionale in
un mondo dove la scrittura manuale è sempre meno utilizzata?
Un dibattito ancora aperto
La questione rimane irrisolta, con scuole che
adottano metodi diversi e pedagogisti divisi tra tradizione e modernità.
Da un lato, c’è chi difende il corsivo come strumento fondamentale
per lo sviluppo cognitivo; dall’altro, chi ritiene che lo stampatello
sia più accessibile e adatto alla società contemporanea. Una possibile
soluzione potrebbe essere un approccio bilanciato: insegnare entrambi
i caratteri, ma con tempistiche flessibili, adattandosi alle esigenze
degli alunni. Intanto, il dibattito continua, dimostrando che la scrittura
a mano resta un tema centrale nel mondo della scuola.
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