lunedì 16 aprile 2018

I "GRANDI INSEGNANTI" NON INSEGNANO. DANNO L'ESEMPIO.

         Silvia Carnini Pulino (che si firma “Spulino” nel suo blog), direttrice dell’Institute for Entrepreneurship  (sede di Roma), collegato a John Cabot University e Harvard Business School, è stata una testimone privilegiata del Global Teacher Prize del 2018, il premio annuale al “migliore insegnante del mondo” promosso dalla Varkey Foundation, la fondazione filantropica con sede a Dubai – capitale di uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti – creata da Sunny Varkey, un imprenditore di origine indiana che ha costruito un impero multinazionale nel campo dell’offerta di scuole private e di servizi educativi in decine di Paesi nel mondo.
 Silvia Carnini Pulino (che si firma “Spulino” nel suo blog), direttrice dell’
           Spulino condivide la filosofia dell’iniziativa, che ha la finalità di incentivare e premiare l’impegno individuale dei docenti che operano nelle situazioni più difficili e che affrontano con coraggio e fantasia compiti ritenuti impossibili, nella convinzione che i buoni esempi possano produrre effetti di imitazione e diffusione. Alle selezioni hanno partecipato con successo anche insegnanti italiani, Barbara Riccardi l’anno scorso e Annamaria Berenzi quest’anno.
            Dall’incontro con i “grandi insegnanti” incontrati a Dubai, del quale dà conto nel suo blog, Spulino ricava alcune indicazioni di carattere generale, che riassume in tre punti, che costituiscono nel loro insieme il filo rosso che congiunge storie personali ed esperienze diversissime come quelle dei 10 finalisti, scelti tra i migliori insegnanti di 65 diversi Paesi: il primo è che “i grandi insegnanti pensano innanzitutto ai loro studenti”, adattando la didattica alle loro specifiche esigenze e possibilità; il secondo è che “i grandi insegnanti non hanno paura delle imprese impossibili”, quelle che i governi e i ministeri rinunciano a priori ad affrontare; il terzo è che “i grandi insegnanti condividono le loro idee e mobilitano tutto il mondo della scuola”, e anche il mondo attorno alla scuola, facendo proprio il proverbio africano “ci vuole un villaggio per educare un bambino”: prima di tutto i bambini, ma anche le famiglie, gli altri docenti, gli operatori scolastici, e l’intera comunità.

           Da questa esperienza si ricava un’indicazione strategica, che condividiamo: se i grandi insegnanti sono prima di tutto e sempre quelli che costruiscono la loro didattica in funzione dei loro studenti, allora tutta la scuola dovrebbe essere pensata per gli studenti. Per gli studenti, e non per chi ci lavora, come ricordiamo spesso, ad esempio, quando trattiamo temi come quello della continuità didattica.

Da www.tuttoscuola.com

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