mercoledì 26 ottobre 2016

ZUCCHE O SANTI?

ALLA VIGILIA

 DI

OGNISSANTI

Ogni anno negli ultimi giorni ottobre si riapre il dibattito sull'opportunità o meno di dare libero sfogo ai "festeggiamenti" di Halloween, una ricorrenza di nordiche e lontane origini, legata al capodanno celtico. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. I Celti credevano  che la ricorrenza chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra. La paura della morte e degli spiriti si univa all'allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.
Oggi la ricorrenza di Halloween è divenuta un fatto commerciale, condito da  macabri travestimenti  carnevaleschi, da più o meno simpatici scherzi, da discutibili rituali o da rave, talora  da alienazioni varie e, finanche,  da qualche rito satanico.
La festa cristiana di tutti i santi, legata alla ricorrenza dei defunti del giorno successivo, è ben lontana dalla concezione celtica. Non è la paura della morte e degli spiriti che la anima, ma il grato ricordo dei defunti e, in particolare, di coloro che hanno lasciato dietro di loro una luminosa traccia di santità e che, perciò, godono della gloria del Paradiso. Il morto non è uno scheletro vagante o un pauroso fantasma o un terrificante  zombi, ma un essere amico e fratello che addita ai cristiani (e non solo) la felicità eterna e, grazie alle buone azioni compiute nel suo terreno cammino, ci è di esempio.
 Il giorno di Ognissanti, perciò, è giorno della festa della santità (termine religioso e laico, nel contempo), una festa da preparare mettendo in evidenza i percorsi del bene e la gioia ad essi connessa.  Non è un discorso da sacrestia, ma anche civico e laico.
I santi sono tali non solo per la fede che hanno avuto; la fede ha motivato, vivificato e rinvigorito  la buona vita vissuta, il generoso  servizio alla comunità. L’impegno dei santi è sempre stato non solo spirituale ma anche civico. La loro  presenza è stata ed è una preziosa ed insostituibile risorsa per il progresso culturale, spirituale ed anche materiale di ogni popolo.
La scuola, luogo di cultura, non può trascurare questo aspetto. La conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi fa parte del suo curricolo. Educare alla cittadinanza, infatti, è far conoscere ed apprezzare i testimoni del bene perché siano di esempio e di stimolo al nostro cammino terreno.  
Cosa fare? Ogni comunità scolastica e ogni insegnante troverà le vie più opportune, non solo a fine ottobre. Un modesto  esempio: si potrebbe cogliere l’occasione per fare preparare delle schede su alcuni santi, evidenziando le principali caratteristiche del loro impegno e le tracce che hanno lasciato; preparare una rappresentazione o un video, incontrare testimoni o esperti; visitare luoghi legati alla vita di un santo; oppure .....
Talora, purtroppo, ci si sofferma principalmente sui cosiddetti grandi (talora conquistatori e guerrafondai) trascurando quei grandi che, senza far troppo rumore, hanno costruito percorsi di pace e di vero progresso umano e sociale.
Di là dell’opportunità o meno di vivere e far vivere l’ormai consueto “gioco” di Halloween (che potrebbe dare anche  possibilità espressive, di buon gusto) siamo chiamati a orientare i ragazzi a comprendere i significati della ricorrenza di Halloween e delle festività religiose dei santi e dei defunti, a riscoprire e valorizzare le tradizioni locali e le caratteristiche virtuose di coloro che sono materialmente morti, ma che continuano a vivere nell'aldilà, un aldilà di felicità e non di terrore.
E’ opportuno ricordare che ci sono tradizioni fisse, ferme nella memoria e nei cuori delle persone, e ci sono tradizioni in evoluzione e migrazione, accolte con entusiasmo e a volte passione. L’unione di vecchio e nuovo spesso genera confusione, se non adeguatamente orientato ed accompagnato.
… e la zucca? Si, se serve per fare un po’ di sano schiamazzo e di buona allegria. Meglio adoperarla per preparare gustosi piatti da condividere con gli amici.
 In ogni caso prestare adeguata attenzione per non far crescere “zucche vuote o marce”.

 Giovanni Perrone


        OGNISSANTI E LE FESTE CRISTIANE

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