mercoledì 2 marzo 2016

L'EDUCAZIONE COME SFIDA DELLA LIBERTA'

Dall’antropologia all’educazione

L'educazione come sfida della libertà
Dopo aver messo a fuoco l'originalità dell'atto educativo, collegandolo alla conquista della libertà intesa come la capacità di governarsi per scegliere il bene, soffermiamo ora l'attenzione sul significato comunemente associato – oggi – alla libertà. Penso infatti che il problema educativo sia duplice. Da una parte, c'è la tendenza a trattare tutto come educazione, la qual cosa porta a svuotare di significato l'azione educativa che invece si identifica in chiave morale; dall'altra, c'è la propensione a dilatare il significato di libertà, con il medesimo risultato che – in questo caso – conduce alla pura e semplice licenza.
               Rimangono eloquenti, in proposito, le battute della Lettera ai Corinzi che potrebbero benissimo prendere forma in un dialogo odierno. Alla prima affermazione dell'immaginario interlocutore: "Tutto mi è lecito!", l'apostolo risponde: "Ma non tutto giova". Alla replica dell’altro, che rilancia l'idea di libertà come licenza, la precisazione di Paolo è ancora più esplicita dal punto di vista morale: "Ma io non mi lascerò dominare da nulla" (1Cor 6,12-13).
              L'uso della congiunzione avversativa sottolinea la tensione implicata nel confronto che – da ultimo – mette in campo l'imperativo del controllo di sé, ponendosi lungo la direttrice etica che percorre l'intero pensiero greco orientandolo alla egkráteia. Ma perché bisognerebbe non farsi dominare e verificare bene se ciò che si intende fare, giova? La risposta è questa: essendo l'essere umano "bene", merita solo ciò che vale e la disciplina di bisogni e desideri è finalizzata a questo – a trattenersi nel proprio potere per agire solo all'altezza della propria dignità –.......

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