mercoledì 4 dicembre 2013

RAPPORTO OCSE-PISA - Scuola italiana in cammino, tra luci ed ombre

Scuola, l’Italia strappa un 6 meno
 Presentati al Miur i dati 
OCSE - Pisa 2012

Riguardano le competenze dei quindicenni in italiano, matematica e scienze

Sono stati presentati a Roma al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca i risultati dell'Indagine Ocse Pisa 2012 che misura le competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura. L'Italia, spiega l'Ocse, ha risultati sotto la media ma è uno dei paesi che registra i più notevoli progressi in matematica e scienze. "Non possiamo trascurare il fatto che l'Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l'indagine rivela che siamo uno dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti". Ha commentato il Ministro Maria Chiara Carrozza che ha voluto portare la presentazione dei dati al Miur...

Leggi i risultati: RAPPORTO OCSE-PISA 2012

Commenti: 

Rapporto Ocse-Pisa, siamo a metà classifica tra 65 Paesi

Pace fatta, almeno con la matematica. Il piede sull’acceleratore è schiacciato. E il miglioramento ora è evidente, anche se il nostro Paese si ferma ancora sotto le media Ocse. Più abili nei numeri e con le formule i quindicenni italiani stanno risalendo velocemente la classifica dei ragazzi con le migliori competenze scolastiche al mondo. Il rapporto 2012 Ocse-Pisa (Programme for international student assessment) promuove infatti gli studenti d’Italia per il «marcato» progresso in matematica e scienze e certifica la nostra scalata fino a metà classifica tra i 65 Stati analizzati. Anche se i problemi da noi non mancano di certo: tra dispersione scolastica, il Sud ancora lontano dalle performance del Nord e un livello da allerta per il numero di giorni tra i banchi saltati dagli adolescenti in un anno, il Paese ha già tracciata la via per l’istruzione su cui lavorare nel prossimo futuro. Non è tutto nero in Italia, però. Se è vero che spesso c’è un legame tra livello di apprendimento e contesto socio economico del Paese, il nostro brilla per una felice eccezione: gli studenti resilienti. La percentuale di chi ha ottenuto risultati eccellenti nonostante un background sfavorevole, difatti, è salita al 6,5% (+1,7% dal 2003). Le differenze di 'classe d’appartenenza', insomma, incidono meno sulle prestazioni degli studenti rispetto a quanto avviene all’estero: in media il 15% della variazione di risultati è attribuita alle condizioni socio economiche delle famiglia, mentre in Italia il dato scende al 10%. La dimostrazione, secondo il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dell’«incredibile potenziale della nostra scuola come motore della mobilità sociale», che va rafforzato in un momento di difficoltà economiche accanto a «maggiori investimenti per la lotta alla dispersione scolastica nelle aree più a rischio ». In più, siamo stati in grado di migliorare in matematica, scienze e lettura senza rinunciare al principio di equità nel sistema scolastico, pur con una riduzione di spesa complessiva per studente dell’8% e un taglio complessivo dei fondi di 3,5 miliardi negli ultimi cinque anni. Un primato negativo che ci accomuna solo a Islanda e Messico.
In generale, si può tirare un sospiro di sollievo. Si dovrà ancora mangiare pane e romanzi, visto che in abilità lessicali siamo fermi al 2000, ma almeno si potrà metter via la calcolatrice. Soprattutto quel 10% di 'numeri primi', i quindicenni italiani geniali saliti del 2,9% dal 2003. Siamo ancora tre punti sotto la media Ocse e lontani dalle cifre record di Shangai (55%) e Svizzera (21%), ma se si considera anche la compressione di sette punti dei negati con i numeri - oggi al 25% - il risultato è consolante: la media nazionale è 485 punti. Specialmente per i maschi che si confermano più bravi nelle materie scientifiche, mentre le adolescenti convivono ancora con l’ansia da matematica. Però vanno come un tre­no in lettura, dove il gentil sesso stacca di 39 punti i colleghi. A primeggiare gli studenti del Nordest che hanno risultati tra i primi al mondo e il caso Puglia, che predomina nel Meridione di solito invece fanalino di coda in tutte le discipline. La regione, per il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, negli ultimi anni ha invece dimostrato che «equità e risultati in termini di competenza si curano insieme, non con politiche differenti». Un discorso a sé meritano gli stranieri, cresciuti nelle classi del 5% dal 2003. Anche se restano indietro, il loro punteggio medio è 48 punti più basso dei compagni di banco italiani, e tutto è complicato dalla difficoltà di comprensione della lingua, hanno ridotto il gap in matematica negli ultimi dieci anni di 11 punti. Ma si è ancora ben al di sotto della media internazionale. A non farci onore poi, una delle più alte cifre al mondo di ritardatari e assenteisti. Il 35% degli studenti così ammette di aver 'bigiato', almeno una volta, la scuola e quasi la metà dei 38mila intervistati di averlo fatto nelle due settimane precedenti l’indagine. Solo in Argentina, Giordania e Turchia hanno primati negativi peggiori dei nostri. Eppure, dimostra l’Ocse, che il rendimento scolastico è collegato alla disci­plina e alle frequenze; in Italia la percentuale di chi non è mai arrivato tardi in classe è molto più elevata in Veneto, Trento, Bolzano, Emilia, Friuli (con punte del 75%) rispetto, ad esempio, al Lazio (59%) e alla Calabria (54%). Stesso divario per l’assiduità delle presenze: i 'secchioni' con zero assenze vanno da un minimo del 37% della Campania a un record di quasi l’80% di Bolzano.
                                                                                                                                Alessia Guerrieri


Avvenire, 4 dicembre 2013 

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