La difficile speranza dei giovani italiani
Tra le nuove generazioni di italiani la speranza non è un
sentimento molto diffuso. E lo è meno tra le donne rispetto agli uomini e tra
chi abita nel Nord Est rispetto a chi vive nel Sud e nel Nord-Ovest. In
generale, esprimono sentimenti di speranza nel futuro meno di un giovane
italiano su due. D’altra parte, è evidente che le giovani e i giovani che
percepiscono più speranza sperimentano un maggior benessere emotivo, sociale, e
psicologico oltre a una maggiore soddisfazione di vita.
Sono alcuni tra i dati salienti di una originale ricerca
sulla Speranza curata dai ricercatori dell’Università Cattolica per
l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che ha esplorato il tema cui è
dedicato il Giubileo 2025. “Università laboratorio di speranza” è anche il
titolo della Giornata
per l’Università Cattolica celebrata domenica 4 maggio
(www.giornatauniversitacattolica.it).
Diventa dunque di grande interesse indagare ciò che intendono
i giovani per “speranza”, in cosa la fanno consistere, dove e come ne fanno
esperienza.
Oltre alla serie di domande dirette al campione, la ricerca
utilizza una misurazione della speranza più articolata come la Scala
integrata della Speranza, basata su quattro componenti: la percezione di
Controllo e la competenza personale nel plasmare il proprio futuro (?Personal
Mastery); la percezione di avere Supporto dagli altri; la Fiducia in
sé e negli altri; la Spiritualità.
La componente che presenta punteggi medi più elevati è
il Supporto, seguito dal Personal Mastery, dalla Fiducia e
infine, dalla Spiritualità. Le prime due componenti mostrano
un punteggio medio-alto, le ultime due medio -basso
Ma cosa determina la speranza nei giovani? Dalle analisi
emerge che la speranza è determinata soprattutto dall’aver trovato un
significato al vivere, a seguire dalla soddisfazione dei bisogni psicologici di
base (sentirsi competenti, sentirsi autonomi e sentire di avere relazioni
significative), dalla religiosità e dalla ricerca di significato.
Alcuni dati specifici dell’indagine
AREA GEOGRAFICA: Se consideriamo il sentirsi speranzoso/a in
relazione all’area di residenza emerge che i più speranzosi sono le giovani e i
giovani del Nord-Ovest, anche se le variazioni sono di pochissimi punti%: le
giovani e i giovani che si dichiarano molto o moltissimo speranzosi sono il
47,6% nel Nord-Ovest, il 44% nel Nord -Est, il 45% al Centro e il 46,2% al Sud
e isole.
Se consideriamo le componenti della Speranza vedremo che
il Nord-Ovest registra valori superiori in Fiducia rispetto
al Sud e alle Isole (punteggi medi: Nord- Ovest: 2.94 – Sud e isole: 2.60;
range della scala 1-5) mentre quest’ultima area si distingue per un livello
di Spiritualità superiore rispetto al Centro e al Nord-Ovest
(punteggi medi Sud e Isole: 2.76 – Nord-Ovest: 2.58; Centro: 2.54; range della
scala: 1-5).
CONDIZIONE LAVORATIVA: Si riscontrano differenze
statisticamente significative in Personal Mastery, Supporto e
Spiritualità tra chi lavora e chi non lavora: i lavoratori mostrano
punteggi medi superiori rispetto a chi non lavora.
BENESSERE: Chi ha livelli più alti di speranza riporta un
maggior benessere emotivo, sociale, e psicologico oltre a una maggiore
soddisfazione di vita rispetto a chi ha livelli più bassi di speranza.
VOLONTARIATO: La speranza – nello specifico le componenti
di Personal Mastery, Supporto e Spiritualità – risulta più
elevata tra coloro che attualmente svolgono attività di volontariato – sia
continuativa sia saltuaria – rispetto a chi non l’ha mai praticato e rispetto a
chi lo ha fatto solo in passato.
Il commento di Elena Marta, professore
ordinario di Psicologia sociale e di comunità all’Università
Cattolica
“Colpisce il fatto che circa metà dei giovani, e soprattutto
delle giovani, nutrano poca speranza proprio in una fase della vita che
dovrebbe essere ricca di progettualità, sogni, voglia di futuro. Anche perché i
dati ce lo mostrano chiaramente: avere speranza impatta sul benessere e sulla
qualità della vita in generale. È interessante come questi, e altri dati che
stiamo elaborando, mostrino una stretta relazione tra speranza e possibilità di
dare un senso al vivere. In questi momenti carichi di ansia e preoccupazione,
la speranza offre la possibilità di ritrovare un orizzonte di senso e con
questo un orizzonte di futuro, la possibilità non solo di sopravvivere agli
affanni quotidiani, ma di fare un’esperienza di vita piena, per sé e per gli
altri, dove anche l’impegno civico e solidale trova spazio e offre categorie di
senso. È quindi importante offrire ai giovani luoghi intergenerazionali di
ricostruzione di senso del vivere, di trame di fiducia e di speranza”.
Nota metodologica
La ricerca è stata condotta tra il 17 febbraio e il 3 marzo
2025 presso un campione di 2001 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni secondo
quote rappresentative di genere, età, titolo di studio, condizione lavorativa e
area geografica di residenza. Le interviste sono state effettuate tramite
metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview).
È stata realizzata da Ipsos per l’Osservatorio Giovani
dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, con
il sostegno di Fondazione Cariplo e condotta dai docenti dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore: Elena Marta, professore ordinario di Psicologia
sociale e di comunità, Daniela Marzana, professore associato di Psicologia
sociale e di comunità e Adriano Mauro Ellena, assegnista di ricerca in
Psicologia sociale e di Comunità.
Nessun commento:
Posta un commento