sabato 20 ottobre 2018

ALLA RICERCA DI UN POSTO PRIVILEGIATO

Voi non sapete quello che chiedete

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?».39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Commento di don Luciano Cantini  
Siamo talmente “malati” di umanità - papa Francesco direbbe “mondanità” - che neanche ci rendiamo conto della distanza tra l'umano e il divino, tra i poteri degli uomini e il potere di Dio. La confusione è tale che a Dio chiediamo ogni cosa senza neppure renderci conto di quello che chiediamo. Giacomo e Giovanni chiedono di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. Come per dire vogliamo essere i tuoi viceministri, condividere il potere in un consesso in cui gli altri non contano. La stessa storia di potere che si ripete da generazioni, anche oggi.
L'equivoco nasce dalla comprensione del potere di Dio: Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato? La domanda dal sapore profetico nasconde la realtà verso cui sta camminando il Signore e verso cui cammineranno anche i suoi apostoli: la Croce. Il Battesimo di cui sta parlando Gesù è la sua umiliazione e l'espulsione dal genere umano con la condanna a morte. Gesù, nella sua vita, non ha mai avuto un atteggiamento di potere, di dominio, o di qualche interesse o ambizione, anzi quando il potere sembrava affacciarsi sulla sua strada ha preferito andare altrove (cfr. Mc 1,35).
Tutta la Scrittura, ed il Vangelo in particolare, è la storia di "perdenti", e a nessun uomo verrebbe in mente di chiedere a Dio “la grazia di perdere”.

Gli altri dieci
Giacomo e Giovanni si erano avvicinati a Gesù con lo scopo di garantirsi un posto, un privilegio, una garanzia per il futuro. La loro richiesta non è diretta, segue un percorso di avvicinamento, prima fisico, poi verbale - «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo» - prima di arrivare al dunque. In questa manovra di avvicinamento al Maestro c'è un progressivo allontanamento dagli altri, una sorta di esclusione, non una attenzione, nessuna fraternità né comunione: il potere tende ad isolare, privilegiare, escludere, allontanare... Certamente i due si erano messi d'accordo, avevano complottato, studiato una strategia, prima ancora di separare e di escludere gli altri si erano separati e esclusi da soli. Forse più che il desiderio di arrivare in alto è stata la paura di perdere, l'incertezza del futuro che li ha mossi.
Dal momento che metti alla porta qualcuno sei tu che ti rendi prigioniero di te stesso... è storia infinita di persone, di gruppi, di sette, di popoli e nazioni.

Allora Gesù li chiamò a sé
Sembra ripetersi la storia di quando Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui (Mc3,13) per costituire la comunità dei dodici. Gesù “chiama a sé”, chiede una azione di fede verso di lui per ricucire le fratture e ristabilire la comunione, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali (Mt 23,37).
Gesù non rimprovera, non punisce, non si indigna come gli altri dieci, non caccia via nessuno, semplicemente li chiama a sé insegnando prima ancora con l'atteggiamento che con le parole.
Quanto abbiamo ancora da imparare, noi che vorremmo riempire le prigioni e gettare le chiavi, che ci immaginiamo come una società di buoni (senza esserlo) col desiderio di escludere le mele marce incapaci di riconoscere il verme che rosicchia la nostra mela.

Tra voi però non è così
È una affermazione precisa, non una prospettiva o un suggerimento, né una dichiarazione d'intenti: tra voi non è così. Tra voi discepoli, apostoli, tra voi comunità... tra voi chiesa. Non c'è nessun posto comodo, nessuna sede di potere, nessuna posizione di prestigio. Due sono le parole che caratterizzano le relazioni tra cristiani: diakonos (colui che serve, servitore) e doulos (servo, schiavo). Nella Chiesa non c'è esercizio di potere anche se non mancano manifestazioni di peccato, piuttosto un servizio di autorità che scaturisce dalla testimonianza di vita di chi l'esercita; come Gesù che stupiva egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (Mc 1, 22).

Roberto Benigni, nella scenografia de “La vita è bella”, afferma: Guarda i girasoli: s'inchinano al sole, ma se vedi uno che è inchinato un po' troppo significa che è morto. Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l'arte suprema. Dio è il primo servitore; Lui serve gli uomini, ma non è servo degli uomini.

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