martedì 4 novembre 2014

AIMC Firenze : LA BUONA SCUOLA

L'A.I.M.C. Firenze su  La Buona Scuola

Un primo giudizio: positivo e articolato
“di consenso critico e costruttivo”

          Sul documento del governo La buona Scuola, al di là delle soluzioni prospettate su diversi dei punti affrontati ci sentiamo di esprimere un giudizio positivo anche se  critico e  articolato.. Intanto per la sua premessa iniziale. Il testo parte infatti dalla constatazione  che l'attuale sistema scolastico  non funziona perché  non tutela  a sufficienza né il diritto all'apprendimento dello studente né il valore e la specificità della professione docente. E che, di conseguenza, sono proprio questi i due settori sui cui occorre prioritariamente intervenire.     Condividiamo questa impostazione e iniziamo con questa nota l'esposizione della riflessione che l'AIMC Firenze ha condotto su La Buona Scuola. Affronteremo di volta in volta alcune delle tematiche che il documento governativo ha considerato -stato giuridico e carriera dei docenti,organico funzionale, valutazione del sistema scolastico, revisione degli Organi Collegiali e della Dirigenza, associazionismo professionale ecc. - E comunicheremo le ragioni del nostro consenso e quelle invece del nostro eventuale “disaccordo costruttivo” fornendo anche spunti di proposte alternative. 
            Cominciamo qui , da due delle proposte del piano governativo:
·       la previsione di un organico funzionale  con cui ogni scuola possa gestire anche le supplenze e dare così più stabilità al servizio
·       l'individuazione della formazione  come prestazione professionale obbligatoria del personale: una via, seppure non esclusiva, indicata per stabilire anche una progressione di carriera

L'organico funzionale e la formazione obbligatoria dei professionisti di scuola
          Tali proposte costituiscono misure che a nostro avviso vanno in una giusta direzione di riforma. 
            L'intenzione del decisore politico raccoglie infatti su questi punti  esigenze diffusamente sentite nella stragrande maggioranza dei cittadini. Che desiderano dalla scuola essenzialmente poche e semplici cose: che sia assicurato il diritto alla formazione dei propri figli, garantita la continuità di questa loro formazione e  tutelato, con il diritto dell'alunno a un intervento educativo  competente, l'impegno dei tanti insegnanti che si muovono in tal senso per assicurarlo.
            Richieste  semplici  che, però, come sappiamo,  il nostro sistema formativo non garantisce affatto. Assicurando viceversa all'inizio e durante l'anno scolastico  il balletto delle supplenze, la mobilità degli insegnanti  e un contratto di lavoro che, non rendendo obbligatoria    la formazione del personale docente  -precostituisce le condizioni per non vederne valorizzato il ruolo sociale e la condizione economica - 
            Su questi punti le intenzioni  di riforma del documento La Buona Scuola vanno pertanto salutate positivamente anche se la realizzazione degli obiettivi che ci si prefigge -assicurare la stabilità, la continuità e competenza della prestazione educativa- si presenta non facile e forse occorre ancora discutere per approfondire le questioni e le soluzioni poste

Per migliorare la realizzazione  delle proposte di riforma
L'organico funzionale e  la mobilità docente
           
            Ad esempio, il piano governativo sembra dar voce alla consapevolezza che , per garantire in modo ancora più efficace  la funzionalità e stabilità del servizio scolastico, non basti l'organico funzionale.  E che occorre forse pensare di intervenire anche sui meccanismi che regolano attualmente la mobilità del personale docente: un fenomeno, come oggi si presenta,  complesso, tortuoso e smodatamente burocratico e autoreferenziale. Che inizia a febbraio (con la domanda di trasferimento) per concludersi ad anno scolastico spesso avviato (con le assegnazioni provvisorie) a tutto danno del diritto alla continuità dell'apprendimento. La proposta governativa  di rendere stabile la presenza dei docenti “per almeno tre anni consecutivi”,  appare una prima soluzione.Essa  andrebbe collegata -salvaguardando specifiche situazioni personali/sociali - alla previsione della permanenza di un docente in una scuola almeno per la durata di un ciclo e/o periodo scolastico.
            Sulla questione della mobilità sarà necessario insomma  entrare  nel dettaglio del proposito  di semplificarne  -come è doveroso- l'intero procedimento. In un contesto in cui dovessero diminuire  protezioni corporative onerose per l'efficacia del servizio e datate, occorrerebbe  l'impegno dela politica a un miglioramento -a nostro avviso altrettanto dovuto - della condizione retributiva di base per tutti i docenti
            Inoltre la tutela del diritto alla continuità dell'apprendimento e quindi la stabilità del personale  potrebbe essere ancora meglio garantita prevedendo di migliorare le condizioni sociali dei docenti “migranti”, che provengono cioè da altre regioni 

La formazione obbligatoria

            La volontà di modificare il profilo professionale dell'insegnante inserendovi come obbligatoria la formazione è positiva. Condividiamo da tempo questa proposta e  troviamo anzi persino eticamente discutibile l'attuale situazione contrattuale della funzione docente in cui la formazione non è viceversa inserita come prestazione dovuta . 
            Tale indicazione tuttavia va accompagnata a nostro avviso da alcune ulteriori misure :
·       il reperimento delle risorse necessarie  per migliorare lo stipendio base di tutti i docenti nel cui profilo appunto la formazione tornerebbe ad essere riconosciuta come un diritto dovere
·       un investimento finanziario significativo finalizzato ad evitare che gli insegnanti siano costretti a pagarsi sempre di tasca propria la partecipazione alle iniziative di aggiornamento

            Più in generale e in conclusione, chiediamo alle forze politiche  l'impegno a considerare fino in fondo il docente -e il dirigente scolastico- professioni specifiche  che non è possibile  valutare come altre professioni -pubbliche o private- semplicemente sulla base dei “risultati” (degli apprendimenti), dei crediti ottenuti con i corsi di formazione o degli impegni professionali aggiuntivi.Tutto questo non basta necessariamente a fare di un docente un buon insegnante.
            Di quelli che sono dei professionisti di scuola è caso mai doveroso  verificare anche e soprattutto i processi attivati per  migliorare gli esiti scolastici e lo svolgimento degli atti costitutivi della professione stessa.

            Questo ultimo punto  ci porterebbe però ad aprire un discorso sulla necessità di uno stato giuridico della docenza e della dirigenza scolastica , che ne definisca appunto i compiti, i diritti, i doveri  professionali, le modalità di valutazione. Una tematica presente nel documento La buona Scuola e  che affronteremo in una prossima comunicazione.


A.I.M.C. FIRENZE

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