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sabato 19 ottobre 2024

ECOSISTEMI EDUCATIVI


 PICCOLE SCUOLE IN RETE

Volontari per l'educazione


Nato con la pandemia , per non lasciare da soli bambini e ragazzi, famiglie, scuole e le altre agenzie educative di fronte ad una sfida senza precedenti, Save the Children ha lanciato il progetto Volontari per l’Educazione, un progetto che offre, su tutto il territorio nazionale ed in particolare su territori periferici e fragili, sostegno nei processi di recupero degli apprendimenti e nella motivazione allo studio con tutoraggi online personalizzati svolti affiancando un volontario, adeguatamente formato a bambini/e e ragazzi/e dai 9 ai 18 anni d’età.

I volontari, principalmente studenti universitari di tutta Italia, entrano a far parte di un intervento importante a supporto delle situazioni di fragilità e che rafforza il legame tra scuola, famiglia e territorio. Il supporto viene predisposto in orario extra-curriculare e non è equiparabile né da considerarsi alternativo all’obbligo scolastico ma integrativo e volto a sostenere momenti di studio personalizzato per rafforzare le competenze di base o e la motivazione ad apprendere, sostenere uno stile di apprendimento efficace e un approccio allo studio duraturo, recuperare le lacune in specifiche aree e rafforzare le conoscenze acquisite.

Il progetto si avvale della collaborazione della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) e della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS), promossa dalla CRUI in collaborazione con ASVIS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, e di tutte le Università impegnate nella diffusione di questa opportunità tra gli studenti. “Volontari per l’Educazione” collabora con gli Uffici Scolastici Regionali, gli Assessorati all’Istruzione, le reti di scuole e di Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), con l’obiettivo di raggiungere in maniera efficace bambini e adolescenti a rischio dispersione scolastica e garantire un’educazione di qualità nei diversi territori.

INDIRE, nell’ambito dell’azione che svolge a supporto delle piccole scuole italiane, entra a far parte del progetto con attenzione a quella dimensione di “interprofessionalità” (tra docenti, famiglie e educatori) alla base di una scuola aperta, inclusiva e diffusa che si nutre di alleanze educative territoriali per ampliare servizi e l’offerta curricolare. 

I docenti, grazie a questo progetto, sono accompagnati nel ridefinire il loro ruolo superando le rigidità della scolarizzazione, divenendo, insieme ai volontari, organizzatori di nuovi ecosistemi educativi e co-progettando con altri professionisti anch’essi agenti critici nel plasmare il futuro dell’istruzione. 

“Teaching is not about an individual leading a student through activities or lessons behind a closed classroom door. Instead, we need to think of teaching as work that occurs throughout a school and together with other educators. The transition from a focus on classrooms to schools as learning organizations is not always easy. Indeed, the rigidity of schooling can make collaborative processes difficult within the teaching profession”.   (UNESCO, 2021 p. 82) 

"Insegnare non significa guidare uno studente attraverso attività o lezioni dietro la porta chiusa di un'aula. Dobbiamo invece pensare all'insegnamento come a un lavoro che si svolge in tutta la scuola e insieme ad altri educatori. La transizione da un focus sulle aule a scuole come organizzazioni di apprendimento non è sempre facile. In effetti, la rigidità della scuola può rendere difficili i processi collaborativi all'interno della professione di insegnante". (UNESCO, 2021 p. 82)

L’idea di un contratto educativo sociale in una scuola aperta non riduce gli obblighi o l’importanza del ruolo del docente, ma al contrario introduce nuove responsabilità per agire collettivamente in uno spazio scolastico esteso, rafforzando scelte pedagogiche e curricolari.

Immagine

Per approfondire il progetto



 

 

 

venerdì 4 dicembre 2020

VOLONTARI PER VINCERE L'INDIFFERENZA


Il volontariato 

può battere 

l'indifferenza 

sociale e umana


 

Ricorre oggi la Giornata internazionale del Volontariato. I giovani si avvicinano al servizio per rispondere a una domanda di costruzione della propria identità. L'esperienza di 'Young Caritas' raccontata da Luca Orsoni di Caritas Firenze

 -         Luca Collodi - Città del Vaticano 

 

Nella Giornata internazionale del Volontariato, l'esperienza di Young Caritas si propone come rete europea innovativa e internazionale. Contesti diversi in un unico obiettivo: impegnarsi, come giovani, su temi quali giustizia, cittadinanza attiva, equità sociale, sviluppo sostenibile, educazione alla mondialità, povertà e cura del bene comune, promuovendo una serie di progetti sociali attivati insieme alle realtà del territorio che lavorano con i giovani, con le scuole, università, parrocchie e associazioni.  “È importante proporre e offrire ai giovani, spiega Luca Orsoni, responsabile Area Giovani, 'Young Caritas' Firenze,  esperienze di servizio e condivisione, che facciano toccare loro con mano situazioni di esclusione sociale e di povertà e che li portino a maturare comportamenti più solidali e consapevoli". 

Orsoni, nel ricordare a Radio Vaticana Italia e Vatican News come in questi anni sono stati moltissimi i giovani che si sono avvicinati al mondo Caritas attraverso le tante proposte messe in campo, sottolinea come proprio questa esperienza di lungo corso, gli abbia permesso di maturare una convinzione: “il giovane si avvicina al volontariato per rispondere a una domanda di costruzione della propria identità, per sperimentarsi in attività socialmente riconoscibili, per scoprire quanto vale, che cosa sa fare, che cosa gli piace fare”. 

R.- L’esperienza di ‘Young Caritas’ nasce anni fa nella Chiesa austriaca e tedesca, diventando poi una rete Europea con l’obiettivo di coinvolgere i giovani in vari servizi. In Italia non sono molte le Caritas che partecipano alla rete. Firenze è una delle Caritas che aderisce a ‘Young Caritas’.

Oggi è la Giornata dedicata al volontariato internazionale. I giovani hanno ancora il desiderio di mettersi in gioco ?

R.- Ci sono giovani che vogliono abbracciare il volontariato anche per riscoprire un senso della vita, utile agli altri, al prossimo. Rispetto ai giovani del passato, che magari si avvicinavano all'esperienza di volontariato per continuare una tradizione familiare,  oggi i ragazzi spesso si avvicinano per cercare quella motivazione dell’esistenza attraverso un'esperienza. È un po’ il contrario di qualche anno fa. Acquisiscono coscienza con quello che stanno facendo. E questo è molto bello perché la sfida, per noi, è anche quella di accompagnare i ragazzi da un punto di vista formativo, non solo proponendogli un servizio. Quando, per una serie di motivi termina la loro esperienza,  perché si formano una famiglia, lavorano, ci dicono di aver scoperto un mondo che altrimenti non avrebbero mai scoperto.

Cosa spinge i giovani a scegliere un’esperienza di volontariato?

R.- I ragazzi sono spinti dall’idea di fare qualcosa di bene per gli altri. Si rendono conto di vivere in una società che molto spesso guarda alle persone con diffidenza, in particolare alle persone che vivono situazioni di marginalità di difficoltà, anche per scoprire un volto nuovo del contesto territoriale sociale che abitano. E noi siamo partiti da questo per dire: "non facciamo cadere questa spinta che hanno i giovani".

R.- E’ una spinta sostanzialmente sociale, politica. Purtroppo, come dire, è un segno dei tempi, è una motivazione sociale, davvero molto sociale. E guardi, in questo momento, se c'è una spinta spirituale, c'è perché i giovani capiscono che anche la parte del mondo ecclesiale deve avere questo sguardo sociale. Scoprono il valore spirituale vivendo l’esperienza sociale. Il percorso è un po' rovesciato rispetto a quello che poteva essere qualche tempo fa una.

Una caratteristica di Young Caritas Firenze è il servizio civile…

R.- Sì. E’ una delle colonne portanti della nostra realtà. E’ un servizio strutturato con una sua modalità di gestione e soprattutto è un servizio che Caritas ha sempre avuto nel suo ‘dna’ dagli anni ’70 attraverso gli obiettori di coscienza. Sulla scia di quella storia ancora oggi rimane una delle colonne portanti dell'esperienza che proponiamo ai giovani.

 

Vatican News