L’antropologa dei media
Mizuko Ito racconta le potenzialità dell’“apprendimento connesso”: «Un buon uso
delle risorse online può diventare un vero volano per le capacità dei ragazzi,
crea comunità, valorizza competenze».
«La scuola può dare spazio ai
reali interessi degli studenti e farne una leva di apprendimento.
I pericoli della tecnologia sono in agguato in
assenza di relazioni positive con gli adulti”
di STEFANIA GARASSINI
Forse non siamo molto abituati a vederla così, ma in realtà
gli adolescenti iperconnessi di oggi vivono come se fossero costantemente
immersi in un’enorme biblioteca, dove trova spazio ogni possibile argomento,
materia di studio o semplice passatempo. Certo, non tutto è edificante, ma mai
prima d’ora si è avuta a disposizione una quantità simile d’informazioni di
ottima qua-lità, alla portata di chiunque. E con un’altissima probabilità di
trovare qualcuno con cui condividere le proprie passioni, costruendo così
relazioni profonde e durature. Se provassimoo a guardare il rapporto fra
ragazzi e web da questo punto di vista, faremmo delle scoperte molto
interessanti. È quanto è successo a Mizuko Ito, giapponese trapiantata negli
Stati Uniti, antropologa dei media, docente all’Università della California a
Irvine, fra le prime a studiare sul campo l’uso dello smartphone da parte dei
ragazzi e fautrice del ruolo fondamentale del gioco online e in generale
dell’utilizzo della Rete come potenti strumenti per l’apprendimento. Sulla base
delle sue ricerche sono nate varie esperienze pratiche per ragazzi, genitori e
docenti. Una delle più attive è “Connected camps”, che offre consulenza e
formazione sull’uso dei servizi online per far nascere e crescere comunità che
condividono interessi e favorire forme di apprendimento spontaneo. Grazie
all’utilizzo massiccio di servizi online, tali iniziative offrono formazione di
alto livello anche a ragazzi che magari non avrebbero la possibilità di
accedere a un’istruzione di qualità. E spesso a insegnare sono teenager come
loro, che nei “Connected camps” hanno acquisito le competenze necessarie.
Di recente è uscito negli Stati Uniti l’ultimo libro curato
da Mizuko Ito, Affinity online. How connection and shared interest fuel
learning (“Affinità online. Come la connessione e gli interessi condivisi
favoriscono l’apprendimento”), nel quale descrive – casi alla mano – il
contributo fondamentale che un buon uso delle risorse online può dare allo
studio tradizionale.
Ci può spiegare in che cosa consiste quello che lei chiama
connected learning, “apprendimento connesso”?
È la situazione che si viene a creare quando un ragazzo è
incoraggiato a seguire un suo reale interesse, con il sostegno dei propri
insegnanti, ma anche dei compagni e di altri adulti di riferimento. A partire
da questo coinvolgimento iniziale, che può essere innescato da un argomento non
direttamente tratto dal programma scolastico, viene a costruirsi un percorso
personale di apprendimento, che in qualche caso si potrà trasformare in una
vera e propria opportunità di carriera. In un modello del genere la connessione
in Rete favorisce il crearsi di comunità con forti legami al loro interno, in
grado di motivare anche allo studio scolastico.
Qual è il ruolo della scuola in uno scenario di questo tipo?
Alcuni istituti stanno completamente ripensando la propria
struttura per essere più aperti alle scelte dei propri studenti. Ma in realtà
il contributo della scuola può partire da qualcosa di molto più semplice, come
chiedere a ogni ragazzo che cosa lo interessa davvero e poi dare spazio a
quell’interesse, anche se magari non è direttamente collegato alle materie di
studio. Un professore potrebbe ad esempio lasciare in qualche caso che sia
l’allievo stesso a decidere su cosa concentrarsi nel lavoro a casa e scegliere
gli argomenti per eventuali approfondimenti. I risultati migliori si ottengono
quando gli insegnanti danno anche consigli su come alimentare le passioni dei
propri studenti, fornendo indicazioni di risorse, online e offline. Nelle
nostre ricerche abbiamo constatato spesso come il solo fatto
che un docente prenda del tempo per capire davvero qual è l’interesse di uno
studente sia in grado di cambiare radicalmente il rapporto di quel ragazzo con
la scuola e con lo studio in generale.
A quali condizioni si sviluppa questo circolo virtuoso che
favorisce l’apprendimento?
All’interno di una comunità online che si crea attorno a uno
specifico interesse un ragazzo può accreditarsi come guida competente,
rafforzando così la sua autostima, e può arrivare a sperimentare relazioni
autentiche con gli altri membri della comunità online. Nel libro parliamo ad
esempio di un quindicenne americano che grazie all’abilità nel videogioco
Starcraft, favorita da una famiglia molto partecipe, in cui alla sera spesso si
organizzavano partite con il papà e i fratelli più grandi, si è costruito un
proprio percorso che lo ha poi portato ad appassionarsi di robotica e a
concentrare proprio in quel settore i suoi studi. L’ambito delle comunità di
fan di un certo personaggio, film o programma televisivo, offre numerosi esempi
analoghi. Posso citare il caso di un ragazzo brasiliano di 18 anni che, mosso
da una passione per gli “ anime” giapponesi, ha imparato a scrivere storie di
quel tipo e a realizzare brevi video da condividere all’interno di una
community online dedicata al tema, diventando in breve un punto di riferimento
per il gruppo. A scuola ha avuto la fortuna di incontrare insegnanti che lo
hanno aiutato a inserire questo suo interesse all’interno di un percorso di
studi, suggerendo risorse da consultare, ma anche chiedendo al ragazzo stesso
di tenere alcune lezioni sul tema per ragazzi delle classi inferiori. Un lavoro
positivo sull’autostima confermato dal supporto di docenti e compagni. A noi
piace dire che nel nostro modello di connected learning gli insegnanti
diventano “sponsor” dei ragazzi.
Oggi c’è grande dibattito sull’opportunità di utilizzare gli
strumenti tecnologici all’interno delle attività scolastiche. Lei cosa ne
pensa?
Più che la tecnologia sono determinanti le relazioni che si
vengono a creare attorno a essa. Se un ragazzo non ha un buon rapporto con la
scuola o con altri adulti che lo seguono, la frequentazione del mondo digitale
può anche portare a esiti negativi. Se invece c’è un forte legame con una
comunità – famiglia, scuola, gruppi online – con cui condividere i propri
interessi, l’uso creativo del web può veramente dare al ragazzo un senso più
profondo del suo compito sia dal punto di vista di una futura professione sia
offrendogli prospettive impensate d’impegno sociale al servizio della propria
comunità.
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