Dalla
paura al coraggio
50 COSE DA
FARE PRIMA DEI dodici ANNI
Brevi considerazioni su paura, pregiudizi, ambiente, apprendimento, rischio, sicurezza, insegnamento, maturazione della persona , cittadinanza ed altro.
di Giovanni Perrone
Sono tempi difficili
quelli che stiamo vivendo. I diffusori di paure impazzano in molti luoghi del
mondo, purtroppo pure in tante istituzioni. “Fa più vittime la paura che il
contagio”, scriveva Manzoni. Ci sono politici che fanno della paura la loro
merce per acquistar consensi. Ancora Manzoni, a proposito dei proclami dei
potenti di allora, affermava che «grida fresca; son quelle che fanno
più paura». Anche genitori ed educatori sovente utilizziamo la paura per
“governare” figli e allievi. La paura è una mala bestia: t’incatena, ti rende
vittima di pregiudizi e dicerie varie, ti disorienta piuttosto che orientarti,
distrugge l'autostima. La persona governata da paure e pregiudizi cade
facilmente nella rete del pifferaio che incontra, non matura in creatività e
intraprendenza, autonomia e responsabilità, nemmeno in libertà e democrazia. Tra
l’altro gran parte delle paure sovente sono ingiustificate. A proposito è bello
rileggere “Il colombre” di Dino Buzzati [1][.
Il “governare” attraverso la paura utilizza gli spauracchi o i problemi del
tempo. Va alla caccia dei possibili untori di manzoniana memoria. La storia è
ricca di esempi: Qualche imperatore romano scaricava tutte le colpe del suo
malgoverno sui cristiani (“A morte i cristiani!”); all'inizio del secolo scorso
c’erano gli untori della ‘spagnola’; Hitler utilizzava gli ebrei; oggi si
utilizzano i migranti ….
Non mi soffermo sulle vaste e complesse problematiche sociali,
politiche ed educative a proposito. Problemi quanto mai attuali ai quali è
opportuno prestare particolare attenzione. Talora la paura è un invito ad
essere accorti, a prestare attenzione, ad evitare concreti pericoli.
Solo qualche riflessione educativa:
coraggio, competenza, responsabilità, autonomia sono alcuni degli “ingredienti”
essenziali per la formazione di una persona e di un cittadino. Perciò vanno
coltivati sin dalla nascita e devono fare parte di ogni “pasto quotidiano”, sia
in famiglia, sia nelle scuole e nelle altre istituzioni educative. La virtù
della prudenza (una virtù positiva non negativa) aiuta a fare del nostro meglio
per risolvere praticamente ed eticamente i problemi incontrati e le sfide da
superare.
Prendo spunto da alcune indicazioni concrete suggerite dal National Trust,
un ente fondato nel 1895 nella Gran Bretagna, presente in varie forme in
tutto il mondo, che ha per scopo la salvaguardia della natura (e degli ambienti
di particolare valore), l'educazione ambientale, la promozione - sin dalla
prima infanzia- di un positivo rapporto con la natura, della
gioiosa avventura della scoperta; la maturazione di specifiche competenze,
l'acquisizione della responsabilità (nei confronti di se stessi e
dell'ambiente). Detto ente ha diffuso nel mondo un elenco di cinquanta esperienze
da vivere e fare vivere (in famiglia, a scuola, nelle associazioni, in vacanza
....) prima dei dodici anni. Sono esperienze che favoriscono e arricchiscono il
tradizionale curricolo scolastico, stimolano e fortificano
l'apprendimento, sviluppano abilità basilari utili per tutta la vita, maturano
creatività e imprenditorialità. Non sono strane o pazze esperienze episodiche,
ma favoriscono il crescere con uno stile di vita aperto all'avventura e alla
continua sfida di se stessi.
Sono attività 'normali' nelle scuole del Nord-Europa (giudicate tra le
migliori del mondo). Purtroppo, nelle nostre scuole, ove la sicurezza
sovente è vissuta (da dirigenti, docenti e genitori) come ansiosa attenzione al
fine di evitare ogni pericolo (e perciò condanna all'immobilismo) e non
itinerario per imparare ad affrontare e superare eventuali situazioni di
pericolo (e, perciò, maturazione dello spirito intraprendenza). Infatti, di
norma c'è poco spazio per le attività che fanno interagire con l'ambiente,
fortificano il carattere della persona, educano alla cittadinanza attiva,
rendono l'apprendimento gioioso, interessante e utile, favoriscono l'aiuto
reciproco e la soluzione di veri problemi.
Sovente ci dimentichiamo che l'imparare facendo è molto più utile
dell'imparare ripetendo.
Pensiamo ad una giornata familiare e/o scolastica di un bambino o ragazzo
“normale”.
Gran parte dei nostri ragazzi sin da bambini, sono (colpevolmente) costretti a
subire ore ed ore di 'seduta passività' a scuola e anche in famiglia!
E .... a quindici anni (ed anche prima) passano dalla 'normale e
sicura' passività scolastica alla dannosa e frastornante passività di certi
ambienti ove trascorrono vuote e pericolose serate ( e nottate).
L'alienante, innaturale e talora colpevole logica di tanti genitori ed
educatori è il "purché non succeda niente!", non quella
intelligente, promuovente e coinvolgente logica del "purché succeda
qualcosa di interessante e positivo!" Si promuovono ignavia e paure
varie e non avventura e imprenditorialità.
Infatti, dal punto di vista fisico, psichico ed intellettuale è una grave
colpa costringere un bambino e un ragazzo a stare seduto ore intere a scuola o
a passare ore ed ore davanti il televisore o i videogiochi: si danneggia lo
sviluppo fisico (e non solo!) della persona e ne risente gravemente
l'apprendimento.
La vera educazione (lo dicono i documenti pedagogici internazionali [2], lo dice
lo stesso Papa Francesco [3] ) non è educare
al non rischio, ma educare ad affrontare e superare (con intelligenza,
responsabilità e competenza) i rischi che si incontrano (volenti o nolenti)
lungo il cammino della vita. E' questa la vera educazione alla sicurezza! E'
questo il vero rispetto dei bambini e dei ragazzi! Bisogna educarli alla
sicurezza, non renderli vittime sacrificali da offrire 'burocraticanente' alla
'dea sicurezza'!
Il rischio non deve farci paura, semmai deve spingerci a educare ogni ragazzo a
saper governare il rischio e l’incertezza, con senso di responsabilità,
evitando ogni forma di improvvisazione ed incoscienza, ma valorizzando le
opportune risorse ed anche le sporadiche occasioni.
Di
fronte al mondo che cambia rapidamente, dobbiamo interrogarci sul nostro
modo di educare, sui metodi che utilizziamo, sugli stili d’insegnamento e di
apprendimento, sulle esperienze educative da fare vivere ... Altrimenti
consegneremo al futuro ragazzi fragili e disorientati, viziati ed incapaci.
L’ambiente ove si vive dà molti stimoli e molte sfide da
valorizzare opportunamente. E’ un ambiente da esplorare, sin dalla scuola
dell’infanzia. Per esempio, se si ha la fortuna di vivere a pochi chilometri da
un bosco, il bosco deve diventare l'aula privilegiata di
insegnamento, esplorazione ed apprendimento, nonché di gioco e di avventura; un
meraviglioso ambiente da “vivere” periodicamente (con qualsiasi tempo ... basta
essere bene attrezzati) per conoscere il variar delle stagioni, gli animali e
le piante che lo abitano, i sentieri, le leggende, le storie, ..... E la
classica aula dell'edificio scolastico? Essa é uno spazio di progettazione, di
rielaborazione delle esperienze vissute, di riordino della documentazione ...;
una stazione di sosta lungo il cammino della vita e degli apprendimenti ove ci
si ferma per far sintesi e riprogettare le nuove tappe ... Non ci si può
limitare ad una estemporanea, fugace e chiassosa uscita nel bosco, utile
solo a far merenda (e, magari, a lasciar cartacce in giro).
Uscire dall'aula per esplorare l'ambiente, per maturare
competenze specifiche, per scoprire, interrogarsi, documentarsi deve diventare
il 'pane quotidiano'.
E la sicurezza? Ritengo opportuno che dirigenti, insegnanti, genitori, e
gli stessi magistrati e legislatori, ripensino al vero senso della sicurezza
(occorrerebbe punire i “peccati” di paura e di omissione e premiare i
coraggiosi e gli intraprendenti). L’uomo è infatti nato per volare, non per
starnazzare nella stia o nell’aia. E, sin da piccoli occorre imparare a volare
in alto e bene.
Dove sta la vera sicurezza di una scuola? Le maggiori sicurezze di una
scuola sono la qualità degli apprendimenti e il superamento di ogni forma di
svantaggio: una scuola di tutti e per tutti ove ciascuno trova spazio e
occasioni di un pieno sviluppo integrale, favorito da un buon insegnamento e da
un ambiente accogliente e idoneo. Così come la vera sicurezza di un
ospedale non consiste nel fare stare buoni gli ammalati a letto o nell'avere
ambienti 'a norma' (a norma di che?), ma nell'aiutarli a guarire pienamente e
ad abbandonare il letto e la corsia ospedaliera. La sicurezza di un ospedale
consiste, infatti, anzitutto nel garantire la guarigione di un ammalato,
favorita da cure adeguate e da un ambiente accogliente e idoneo. In tal senso
sicurezza e qualità interagiscono dinamicamente.
Ciò significa (per gli educatori) acquisire competenze
adeguate, preparare opportuni percorsi didattici che facciano interagire il
tradizionale quotidiano scolastico con le concrete esperienze (si arricchiscono
a vicenda!), valorizzare le risorse umane e ambientali del territorio, modificare
strategie d’insegnamento ....
Così come è opportuno ripensare all'adeguato uso degli ambienti
dell'edificio scolastico (quei 'poveri' cortili mai o male utilizzati!).
Ci vorrà coraggio, questa è la grande sfida, la sfida del futuro, di un
futuro che avanza rapidamente. Le stesse grandi migrazioni dei nostri giorni,
che turbano, talora morbosamente, il sonno di politici e di semplici cittadini, che fanno emergere le
ataviche paure dello straniero e del "nero", che vengono
strumentalizzate dai pifferai e dai procacciatori di voti e profitti di turno,
ci interrogano pressantemente. Ben sappiamo che è educatore chi sa guardare
oltre l’orizzonte e sa riconoscere e affrontare le sfide quotidiane (locali e
planetarie), non chi è vittima di programmi preconfezionati da usare come menu
per tutte le stagioni e come scusa per stare legati alla cattedra e alle
ataviche abitudini (tra l’altro le norma parlano di indicazioni da utilizzare come punti di riferimento, come obiettivi
da raggiungere …).
Guardiamoci
intorno: Chi sarà più pronto a gestire, con coraggio e competenza
l'imprevedibile futuro? Un nostro ragazzo cresciuto tra coccole e tv, e nella
sicurezza di un’aula scolastica o un cosiddetto extracomunitario che, ancora
ragazzo, arriva in Sicilia dopo aver superato terribili prove e vissuto
indicibili esperienze lungo il suo pericoloso ed imprevedibile cammino?
Chiediamoci:
Quale futuro vogliamo per i nostri figli e i nostri alunni?
Allora, andiamo al concreto!
Queste cinquanta ed altre esperienze da
vivere nell'ambiente ove si abita, da bambini e ragazzi, possono aiutare
ogni genitore (e ogni educatore) ad interrogarsi sull'efficacia del proprio
modo di educare i ragazzi; possono aiutare ogni alunno a conquistare competenza
ed autonomia, creatività e imprenditorialità.
Perché non provarci? Quali aspetti del
carattere e quali competenze “disciplinari” fa maturare ognuna di queste
attività?
1. Arrampicarsi su un
albero
2. Rotolare giù da una
grande collina
3. Accamparsi
all'aperto
4. Costruire un
rifugio
5. Far rimbalzare i
sassi sull'acqua
6. Correre sotto la
pioggia
7. Far volare un
aquilone
8. Pescare con il
retino
9. Mangiare una mela
appena colta dall'albero
10. Giocare a conker,
un gioco tradizionale inglese in cui un partecipante munito di una castagna
attaccata a uno spago cerca di staccare dal filo o far cadere la castagna
dell’avversario
11. Lanciare palle di
neve
12. Partecipare a una
caccia al tesoro sulla spiaggia
13. Fare una torta di
fango
14. Costruire una diga
su un ruscello
15. Andare sullo
slittino
16. Seppellire
qualcuno sotto la sabbia
17. Organizzare una
gara di lumache
18. Stare in
equilibrio su un albero caduto
19. Dondolarsi da una
corda
20. Giocare a
scivolare nel fango
21. Mangiare more
raccolte dai rovi
22. Guardare dentro un
albero
23. Esplorare un’isola
24. Correre a braccia
aperte facendo l’aeroplano
25. Fischiare usando
un filo d’erba
26. Andare in cerca di
fossili e ossa
27. Guardare l’alba
28. Scalare un’enorme
collina
29. Visitare una
cascata
30. Dar da mangiare a
un uccello dalla mano
31. Andare a caccia di
insetti
32. Cercare uova di
rana
33. Catturare una
farfalla con il retino
34. Inseguire animali
selvatici
35. Scoprire cosa c’è
in uno stagno
36. Richiamare un gufo
imitando il suo verso
37. Osservare le
strane creature tra le rocce di un lago
38. Allevare una
farfalla
39. Dare la caccia a
un granchio
40. Fare una
passeggiata nel bosco di notte
41. Piantare qualcosa,
coltivarla e mangiarla
42. Nuotare in mare, in
un fiume, insomma, non in piscina
43. Fare rafting
44. Accendere un fuoco
senza fiammiferi
45. Trovare la strada
servendosi solo di mappa e bussola
46. Arrampicarsi sui
massi
47. Cucinare in
campeggio
48. Fare discesa in
corda doppia
49. Giocare a
geocaching, una Caccia al tesoro con il GPS
50. Andare in canoa su
un fiume.
Aggiungete altre
esperienze da fare vivere, in particolare facendo riferimento alle risorse del territorio.
Buon “lavoro” e buon
divertimento, a grandi e piccoli!
[2] Si vedano
le “Strategie di Lisbona”.
[3] L’educazione,
che non è mai una semplice trasmissione di conoscenze, ma nasce da un modo di
essere ed ha sempre di mira la persona nella sua integralità, comporta sempre
un passo “nella zona di sicurezza”, senza la quale non si avrebbe alcun
orientamento e punto di riferimento per il futuro, e un altro “nella zona di
rischio”, senza la quale sarebbe impossibile far maturare alla persona un giudizio
autonomo e critico; un “bilanciamento dei passi”, che è affidato alla saggezza
e alla ponderazione dell’educatore (Papa Francesco).
Nessun commento:
Posta un commento