Educare
oggi e domani:
una passione che si rinnova
di Italo Fiorin
ABSTRACT
I compiti
perenni dell’educazione sono: trasmettere alle giovani generazioni il
patrimonio culturale della comunità alla quale appartengono e fornire loro le
competenze adeguate per inserirsi con successo nella realtà economica e
sociale, una volta finito il percorso formativo. Oggi, però, tali compiti vanno
ripensati, alla luce delle sfide che la società del XXI secolo pone
all’educazione, e che possiamo sintetizzare nelle seguenti: la sfida dell’individualismo
competitivo; la sfida della società multiculturale; la sfida della
globalizzazione dell’indifferenza.
Se si vuole
aiutare la persona umana a diventare più umana (J. Maritain) e a realizzare
integralmente se stessa, bisogna cambiare logica, sostituendo il paradigma
dell’utilitarismo individualistico con il paradigma del servizio. La proposta
pedagogica del service Learning sembra particolarmente interessante a questo
scopo.
Relazione tenuta al Convegno mondiale degli insegnanti cattolici (Oradea, Romania), 10-12 novembre 2017, dall'Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (UMEC-WUCT).
Che cosa significa educare? Che cosa significa oggi,
nell'attuale scenario culturale e sociale?
Mi piace la definizione di un filosofo francese del
Novecento, grande amico di Papa Paolo VI: <> (J. Maritain)
Educare, quindi, significa riconoscere questa profonda
vocazione umana, alla quale nessuno può rispondere da solo, perché nessuno è
autosufficiente, meno che mai lo è il piccolo bambino che ha bisogno di
qualcuno che lo accompagni nel suo processo di crescita, e che lo aiuti a
realizzare il proprio compito esistenziale. Accompagnare è un verbo molto
importante, in educazione, delicato e forte al tempo stesso.
Questo è un compito che esige grande rispetto,
grande attenzione, grande saggezza.
Qui sta la differenza fra chi si serve dell'autorità
per dirigere la vita degli altri e chi se ne serve per aiutare gli altri a
diventare, per quanto possibile, autonomi; la differenza tra chi è autoritario
e chi è autorevole.
Chi è autoritario pretende un'obbedienza indiscussa,
frutto della paura della sanzione; chi è autorevole fa appello alla libertà
individuale e ottiene ascolto perché è credibile e perché sa parlare alla parte
migliore del nostro cuore.
Del resto il significato della parola autorità ( ‘augere’,
far crescere, ricolmare, donare con sovrabbondanza) ha a che fare con l'aiuto
alla crescita dell'altro, non alla sua subordinazione.
Fanno crescere i figli i genitori che non impongono
il loro progetto di vita, ma che li aiutano a scoprire i loro talenti e la loro
vocazione.
Fanno crescere gli alunni gli insegnanti che non
chiedono loro di ripetere quanto hanno loro detto, ma di pensare con la propria
testa, e li aiutano a farlo.
Fanno crescere i bambini gli educatori che parlano
con l'esempio, che incoraggiano a superare le difficoltà, che danno fiducia e
responsabilità.
Ogni educatore è tale se è autorevole.
E nella sua azione di accompagnamento si trova a
fare i conti con alcuni doveri educativi fondamentali, che hanno a che fare con
le diverse dimensioni del tempo: il passato, il futuro, il presente.
Rispetto
al passato il compito di ogni educatore è quello
della consegna di un patrimonio. Anche in questo caso ci è di aiuto una parola
latina: 'traditio', (tradizione, consegna, affidamento di qualcosa di
prezioso).
Nessun uomo è un'isola, nessuno nasce al di fuori di
una cultura, di un popolo, di una storia. La generazione adulta ha il compito
di non disperdere il patrimonio culturale che nel tempo ha consentito ad una
comunità di crescere, di svilupparsi.
Papa Francesco più volte ci
ricorda l'importanza dell'essere popolo, comunità con legami di solidarietà,
comunità con valori, spirituali, sociali, anche artistici. In maniera diversa,
ma egualmente importante, scuola, famiglia, parrocchie, sono chiamate a questo
compito di tradizione, di Radicamento identitario. Perché i bambini ...
Leggi: EDUCARE OGGI E DOMANI
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