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venerdì 24 novembre 2017

L'EDUCAZIONE, LE SFIDE EDUCATIVE, IL SERVICE LEARNING

Educare oggi e domani: 
una passione che si rinnova

di Italo Fiorin

ABSTRACT
I compiti perenni dell’educazione sono: trasmettere alle giovani generazioni il patrimonio culturale della comunità alla quale appartengono e fornire loro le competenze adeguate per inserirsi con successo nella realtà economica e sociale, una volta finito il percorso formativo. Oggi, però, tali compiti vanno ripensati, alla luce delle sfide che la società del XXI secolo pone all’educazione, e che possiamo sintetizzare nelle seguenti: la sfida dell’individualismo competitivo; la sfida della società multiculturale; la sfida della globalizzazione dell’indifferenza.
Se si vuole aiutare la persona umana a diventare più umana (J. Maritain) e a realizzare integralmente se stessa, bisogna cambiare logica, sostituendo il paradigma dell’utilitarismo individualistico con il paradigma del servizio. La proposta pedagogica del service Learning sembra particolarmente interessante a questo scopo.

Relazione tenuta al Convegno mondiale degli insegnanti cattolici (Oradea, Romania), 10-12 novembre 2017, dall'Unione Mondiale degli Insegnanti  Cattolici (UMEC-WUCT).
  
Che cosa significa educare? Che cosa significa oggi, nell'attuale scenario culturale e sociale?
Mi piace la definizione di un filosofo francese del Novecento, grande amico di Papa Paolo VI: <> (J. Maritain)
Educare, quindi, significa riconoscere questa profonda vocazione umana, alla quale nessuno può rispondere da solo, perché nessuno è autosufficiente, meno che mai lo è il piccolo bambino che ha bisogno di qualcuno che lo accompagni nel suo processo di crescita, e che lo aiuti a realizzare il proprio compito esistenziale. Accompagnare è un verbo molto importante, in educazione, delicato e forte al tempo stesso.
Questo è un compito che esige grande rispetto, grande attenzione, grande saggezza.
Qui sta la differenza fra chi si serve dell'autorità per dirigere la vita degli altri e chi se ne serve per aiutare gli altri a diventare, per quanto possibile, autonomi; la differenza tra chi è autoritario e chi è autorevole.
Chi è autoritario pretende un'obbedienza indiscussa, frutto della paura della sanzione; chi è autorevole fa appello alla libertà individuale e ottiene ascolto perché è credibile e perché sa parlare alla parte migliore del nostro cuore.
Del resto il significato della parola autorità ( ‘augere’, far crescere, ricolmare, donare con sovrabbondanza) ha a che fare con l'aiuto alla crescita dell'altro, non alla sua subordinazione.
Fanno crescere i figli i genitori che non impongono il loro progetto di vita, ma che li aiutano a scoprire i loro talenti e la loro vocazione.
Fanno crescere gli alunni gli insegnanti che non chiedono loro di ripetere quanto hanno loro detto, ma di pensare con la propria testa, e li aiutano a farlo.
Fanno crescere i bambini gli educatori che parlano con l'esempio, che incoraggiano a superare le difficoltà, che danno fiducia e responsabilità.
Ogni educatore è tale se è autorevole.
E nella sua azione di accompagnamento si trova a fare i conti con alcuni doveri educativi fondamentali, che hanno a che fare con le diverse dimensioni del tempo: il passato, il futuro, il presente.

Rispetto al passato il compito di ogni educatore è quello della consegna di un patrimonio. Anche in questo caso ci è di aiuto una parola latina: 'traditio', (tradizione, consegna, affidamento di qualcosa di prezioso).
Nessun uomo è un'isola, nessuno nasce al di fuori di una cultura, di un popolo, di una storia. La generazione adulta ha il compito di non disperdere il patrimonio culturale che nel tempo ha consentito ad una comunità di crescere, di svilupparsi.
Papa Francesco più volte ci ricorda l'importanza dell'essere popolo, comunità con legami di solidarietà, comunità con valori, spirituali, sociali, anche artistici. In maniera diversa, ma egualmente importante, scuola, famiglia, parrocchie, sono chiamate a questo compito di tradizione, di Radicamento identitario. Perché i bambini ...


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