Più obiettivi, meno lezioni frontali.
Dovremmo chiedere agli studenti perché non riescono ad
apprendere”
- - di Andrea Carlino
La scuola rappresenta
una comunità educativa in
cui studenti acquisiscono competenze, allenano il senso
critico e si mettono alla prova non solo sul piano didattico, ma
soprattutto relazionale.
L’istituzione scolastica
dovrebbe costituire uno spazio di scoperta e crescita, capace di trasformare l’impegno
scolastico in un trampolino per sviluppare passioni e
coltivare talenti, evitando che sia percepito come un obbligo privo
di significato.
Durante
la giornata dedicata a Figli&Genitori al Tempo
della Salute, evento organizzato dal Corriere della Sera a Milano il
9 novembre 2025, esperti e docenti hanno analizzato le modalità per rafforzare
il legame tra ragazzi e scuola.
Tra gli ospiti è
intervenuto Andrea Maggi, docente, scrittore e
volto televisivo noto per la partecipazione al docu-reality Il Collegio.
Il professore ha sottolineato l’urgenza di ripensare l’approccio educativo per
rispondere concretamente ai bisogni degli studenti, superando modelli
tradizionali ormai inadeguati.
Bocciature e abbandoni:
serve un cambio di paradigma
«Non serve bocciare, gli
abbandoni sono già troppi. Non dobbiamo dare votacci, ma obiettivi da
raggiungere; semmai dovremmo chiedere agli studenti perché non riescono ad
apprendere”, ha affermato Maggi durante
l’incontro. La proposta del docente si colloca in un contesto nazionale in cui
la dispersione scolastica è in calo: nel 2024 il tasso è sceso
al 9,8%, avvicinandosi all’obiettivo europeo del 9% previsto per il 2030,
mentre le stime per il 2025 indicano un ulteriore ribasso all’8,3%.
Gli studenti con
cittadinanza straniera presentano tuttavia tassi di abbandono drammaticamente
più elevati: 24,3% contro il 9,8% della media nazionale. La bocciatura può
innescare, secondo la ricerca pedagogica, impotenza appresa, disaffezione verso
la scuola, vergogna, senso di fallimento, perdita di autostima e
isolamento sociale.
“Sarebbe meglio
abbandonare le lezioni frontali, che si dimenticano dopo poco”,
ha aggiunto Maggi, suggerendo l’adozione di metodologie
didattiche attive capaci di mantenere viva l’attenzione e la
motivazione degli studenti, come l’apprendimento basato su progetti o
la didattica cooperativa.
Una scuola a misura di
adulti o di ragazzi?
“La scuola oggi
sembra essere più a misura delle fragilità degli adulti“, ha
dichiarato Maggi, denunciando un sistema che da un lato
offre ai genitori un falso senso di sicurezza – per esempio
limitando l’uso del cellulare a scuola – dall’altro «li carica
di aspettative e si aspetta performance irrealizzabili,
rendendoli ansiosi”. Il professore ha invitato a ripensare il rapporto
tra studenti, docenti e famiglie: “I
ragazzi non dovrebbero aver paura di sbagliare, di arrabbiarsi; nei genitori dovrebbero
trovare la spalla su cui piangere, nella scuola un luogo che
trasmetta contenuti e soprattutto la forza delle idee”.
Nessun commento:
Posta un commento