lunedì 5 giugno 2023

NON OMOLOGATE I TALENTI

Riconoscere i talenti senza omologarli: la lezione delle Fiandre

Ci sono studenti con Bisogni educativi speciali (Bes) che solo recentemente stanno ricevendo l’attenzione di una parte crescente di insegnanti, decisori politici e ricercatori.

A causa del duo deleterio egualitarismo omologante, la scuola italiana tratta i talenti come studenti con disabilità cognitive. Occorre voltare pagina

 

- di Brunella Fiore

 

In Italia gli studenti gifted (o di talento o con plusdotazione) rientrano all’interno della categoria Bes (Students with Special Needs). Fin qui nulla di male, anche in molti altri Paesi gli studenti di talento vengono considerati studenti Bes. In Italia, però, quando si parla di studenti con bisogni educativi speciali frequentemente si sottende un approccio inclusivo ma “livellante”. Il talento è trattato al pari di una disabilità: obiettivo è omologare per non far sentire “diversi”.

In questo modo, però, l’adeguamento può solo avvenire andando incontro a quegli studenti che non ce la fanno; ciò distoglie l’attenzione dall’offrire volani di sviluppo per questi studenti speciali. Eppure, saper riconoscere e valorizzare i talenti è sia una questione di giustizia ed equità verso il pieno sviluppo delle identità personali, sia un’importante occasione di potenziamento con ricadute sul benessere complessivo dei sistemi sociali, economici e culturali di ciascun territorio.

Non è così semplice identificare la plusdotazione tra ragazze e ragazzi. Non si tratta sempre di studentesse e studenti eccellenti sotto il profilo delle valutazioni scolastiche. Anzi. Soprattutto in un sistema come il nostro che, per approccio e/o mancanza di strumenti, fatica a riconoscerli, questi studenti sono in sofferenza. Tra i segnali principali vi sono la noia in classe (ma al contempo la capacità di afferrare anche quando si sembra distratti), il mancato riconoscimento – se non vera e propria ostilità – di compagni e insegnanti per i comportamenti devianti, la demotivazione. Proprio perché le ragazze gifted sono capaci di adattarsi di più al contesto, sono meno riconoscibili rispetto alla controparte maschile; lo stesso accade agli studenti gifted con background migratorio e ai cosiddetti 2E (double exeptional) ossia quegli studenti che sono al contempo gifted e con, in più, qualche forma di disturbo dell’apprendimento. Vi è quindi una quota di potenziali talenti che non viene riconosciuta e che è a rischio di demotivazione e, non infrequentemente, dispersione.

Attualmente l’individuazione dei gifted (soprattutto in Europa) passa attraverso test di natura psicologica e di rilevanza cognitiva. Tra i testi più noti e utilizzati vi sono i test di Renzulli ma sono anche utilizzati test home-made a livello scuola o di sistema regionale/nazionale. Ricordiamo la necessità di distinguere tra eccellenza e talento: a questo proposito, l’esperienza di una scuola secondaria delle Fiandre insegna che un modello più articolato è possibile. Dopo una prima scrematura sulle eccellenze sulla base dalle valutazioni scolastiche e che avviene nella prima parte dell’anno scolastico, si prosegue con un approfondimento dello stato dello studente che comporta un colloquio personalizzato con lo/la studente/essa, con i genitori, con il collegio dei docenti. Come si procede poi? Si decide se e dove “compattare” il programma per quello studente/studentessa offrendogli la possibilità di saltare le lezioni di una materia di studio per il rimanente anno scolastico.

A questo punto, lo studente può gestire il suo tempo per svolgere approfondimenti su altri contenuti concordati con il referente per la plusdotazione, a cui dovrà far seguire la compilazione di diari nei quali deve indicare cosa ha fatto in ciascuna ora, cosa ha imparato e come intende procedere. Alla fine dell’anno scolastico c’è un piccolo esame per monitorare l’acquisizione dei contenuti della materia lasciata indietro. Per gli studenti outstanding, la legge del sistema scolastico delle Fiandre consente (da qualche mese) un percorso di accelerazione anche su più anni.

Dieci anni fa il Belgio era al punto zero che oggi constatiamo sulla questione gifted in Italia, ma in realtà la nostra legge sull’autonomia consentirebbe ampi margini di manovra in questo senso, se il cambiamento culturale sulla percezione dei gifted e la preparazione degli insegnanti facessero la loro parte.

A proposito di insegnanti: quali strumenti? Ancora il modello delle Fiandre offre indicazioni. È necessario essere capaci di identificare in classe i segnali anche oltre le valutazioni cognitive: i gifted sono quegli studenti che fanno non solo più domande ma anche interventi out of the box; i talented sembrano distratti ma poi colgono più facilmente il senso di quello che si sta facendo.

Infine, è necessario fare un lavoro di demolizione dei miti. La letteratura sta iniziando ad evidenziare come questi studenti siano spesso emotivamente più sensibili: un percorso che differenzia, compatta, arricchisce e/o accelera non solo non rende disadattati rispetto ai pari ma, al contrario, fa sentire riconosciuti, valorizzati o, in parole più semplici, fa stare bene.

 Il Sussidiario

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