mercoledì 30 novembre 2016

INGRATITUDINE

INGRATITUDINE
«Il cuore spietato dei senza memoria»

 Nel suo ultimo libro il filosofo Demetrio affronta la questione morale dell’irriconoscenza, «una mancanza privata che diventa comportamento collettivo»
La dimenticanza degli atti di generosità ricevuti mina il senso di responsabilità: «Facciamo di tutto per ancorarci al presente. Dovremmo invece lavorare sul ricordo di ciò che ci ha formati e di chi ci ha aiutato a vivere e a stare al mondo”.


Il dispiacere per un gesto d’affetto non corrisposto e svilito e la ferita di un tradimento immeritato, la disillusione per un bene che sembrava genuino e l’amarezza del sentirsi dimenticati ed esclusi con perfidia e crudeltà. La Dimenticanza di un atto di generosità o di un vantaggio ricevuto, il sottile piacere di una vendetta inferta con premeditazione, come si pareggia un conto, la rabbia che genera sospetto, vendetta e un groviglio di altre meschinità e miserie da cui si può attingere a piene mani. 
C’è un pozzo di violenza dentro l’ingratitudine, parola spietata, essa stessa dal suono sgradevole con quel suo grattare in gola e insieme evocare tristezze, rabbie e risentimenti, favori e livori, ferite mai sanate del tutto. Tanto più ingrata perché non sa consolarci né condurci ad alcuna bellezza.
 Eppure, nonostante si cerchi di guardarla con maggiore rammarico quando ne siamo vittime, nessuno ne è immune. Colpa del nostro rapporto fragile con la memoria.
               O meglio della memoria corta della riconoscenza, sottotitolo ad hoc di Ingratitudine, ultimo lavoro del filosofo Duccio Demetrio fresco di stampa per Raffaello Cortina Editore (pagine 192, euro 13,00). Un saggio critico che si prefigge, ....

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