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venerdì 18 gennaio 2019

XXVII SETTIMANA DELLA CULTURA SCIENTIFICA

Che cosa è la Settimana
Scopo della Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica è di mobilitare tutte le competenze e le energie del Paese per favorire la più capillare diffusione di una solida e critica cultura tecnico-scientifica.
In particolare, la Settimana stimola l’apertura di efficaci canali di comunicazione e di scambio tra l’universo della società civile (che vede in prima fila il mondo della scuola), da un lato, e l’articolato complesso del Sistema Ricerca (università, enti di ricerca pubblici e privati, musei, aziende, associazioni, ecc.), dall’altro.
Si tratta di un compito di importanza decisiva, non solo perché contribuisce alla crescita culturale del Paese, ma anche perché costituisce uno dei presupposti per il pieno esercizio dei diritti democratici dei cittadini, i quali sono chiamati a compiere sempre più spesso scelte (ambiente, genetica, energia, ecc.) che, per essere davvero autonome e responsabili, implicano una solida cultura scientifica di base.
Le Settimane costituiscono anche lo strumento per sperimentare e promuovere l’ambizioso progetto elaborato e sostenuto dal MIUR di dar vita a un sistema nazionale di istituzioni permanenti (musei, centri e città della scienza e della tecnica, università, accademie, ecc.), impegnate nel compito di garantire ai cittadini un’informazione tecnico-scientifica aggiornata e certificata, provvedendo nel contempo alla valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico del quale è ricchissimo il nostro Paese.
La Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica mira in modo del tutto particolare a favorire la partecipazione dei giovani in età scolare alle iniziative in programma. Infatti, è soprattutto ai giovani che possono essere affidate le speranze di un radicale rinnovamento e di un proficuo arricchimento della cultura di base del nostro Paese.
Presso università, industrie, enti pubblici e privati, ecc., vi sono laboratori e musei specialistici che possono mostrare agli studenti l’attività di ricerca scientifica nel nostro Paese, di ieri e di oggi. I giovani potranno osservare direttamente gli strumenti di lavoro, le esperienze e le attività di ricerca e incontrare i ricercatori. Ne può quindi risultare un’esperienza importante per i giovani, capace di influenzare anche le loro scelte future, offrendo un orientamento verso un indirizzo preciso, di studio e di lavoro.
L’iniziativa nazionale delle Settimane (che ha offerto il modello alle Settimane Europee della Cultura Scientifica, promosse nel 1993 dalla CEE per iniziativa del Commissario Europeo per la Ricerca, Antonio Ruberti) si avvale del determinante contributo dei numerosissimi soggetti pubblici e e privati che mettono in cantiere annualmente numerosi eventi offerti al pubblico, nonché dell’incoraggiamento, del supporto e del coordinamento, su scala locale e regionale, che può essere garantito dalle Regioni, dalle amministrazioni comunali e provinciali.
Che cosa offre il programma della Settimana
Convegni e seminari su temi di storia delle scienze e delle tecniche, di attualità scientifica, di riflessione sui fondamenti delle scienze e sulle implicazioni etico-politiche della ricerca scientifica e tecnologica; iniziative di orientamento sul ruolo dei media per la diffusione della cultura tecnico-scientifica di per garantire l’aggiornamento permanente degli insegnanti e per far crescere e qualificare il tasso di cultura tecnico-scientifica nel mondo della scuola; riflessioni e sperimentazioni sul ruolo e sui sempre più vasti campi di applicazione delle nuove tecnologie (per la tutela dei beni culturali, per la didattica e la formazione, per la salute e il recupero dell’handicap, ecc.); manifestazioni destinate ad approfondire il tema del rapporto tra diffusione della cultura tecnico-scientifica e crescita delle opportunità di occupazione per i giovani.
Mostre, filmati, cicli di conferenze, forum telematici ecc., su temi di divulgazione scientifica, anche in prospettiva storica.
Presentazione di nuovi progetti, allestimenti, servizi (aperture straordinarie, visite guidate, ecc.)o pacchetti didattici presso i musei scientifici (tecnico-scientifici, naturalistici, medici, etno-antropologici, storici ), gli orti botanici e i parchi naturali, le scuole e gli istituti di ogni ordine e grado che possiedano gabinetti scientifici d’interesse storico e didattico.
“Laboratori aperti” presso le strutture universitarie di ricerca, gli enti di ricerca e le imprese pubbliche e private impegnate nell’innovazione.
Corsi di aggiornamento per insegnanti su tematiche di frontiera della ricerca scientifico- tecnologica.
Programmi di turismo scientifico per le scuole di ogni ordine e grado; iniziative e manifestazioni nel campo della cultura e dell’educazione ambientale.
Mostre, spettacoli teatrali, musicali e multimediali nel campo delle arti visive e “minori”, nell’ambito delle relazioni arti-scienza, storia-scienza e società-scienza, sulle “immagini” della scienza e della tecnica nell’arte, nella letteratura, nella storia e in generale su questioni interdisciplinari.
Qualunque altra manifestazione o forma di comunicazione suggerita dalla creatività dei proponenti, purché efficace in funzione dell’obiettivo di divulgare una seria cultura tecnico-scientifica di base.
Indicazioni per gli organizzatori delle manifestazioni della Settimana
Per poter partecipare alla XXVIII Settimana occorrerà inserire i dati relativi alle manifestazioni, dalle ore 10.00 del 22 gennaio alle ore 12.00 del 25 gennaio 2019, secondo le indicazioni contenute nella guida scaricabile all’indirizzo https://roma.cilea.it/Sirio/
Insieme ai dati informativi sarà possibile inserire testi e foto.
Si ricorda inoltre che,nell’ambito della propria autonomia, i soggetti proponenti le singole iniziative sono responsabili della correttezza dell’informazione prodotta e si assumono interamente gli oneri finanziari di organizzazione e promozione.
E’ dunque necessario:
Presentare iniziative appropriate, per contenuti, per metodologie divulgative e per capacità di coinvolgere un vasto pubblico, in coerenza con gli obiettivi culturali della Settimana;
Ricercare il massimo coinvolgimento degli insegnanti e degli studenti, a tal fine si raccomanda di predisporre, ove possibile, materiali didattici.
www.edscuola.it





mercoledì 7 febbraio 2018

STANLEY JAKI E L'EDUCAZIONE SCIENTIFICA


L’opera del grande storico della scienza Stanley Jaki offre preziose indicazioni per chi è impegnato oggi nell’educazione scientifica.
Una rilettura dei suoi testi principali e di alcuni contributi specifici consente di evidenziare cinque punti cruciali: la prospettiva storica, l’insegnamento per esempi, il valore delle parole, il realismo degli oggetti, le radici cristiane della scienza.
 di Beniamino Danese

Alcuni anni fa, quando gli scrissi di essere un fisico che lavorava nella science education, Padre Jaki mi diede un consiglio riassunto in una sola riga: «La scienza non è filosofia e la filosofia non è scienza» [1].
È una riga paradossale, che non ha mancato di causare discussioni senza fine ogni volta che l’ho difesa con amici e colleghi.
Come minimo, non ha mai mancato di «svegliare la mente», che è lo scopo dei paradossi [2].
Padre Jaki, infatti, aveva una predilezione per questo tipo di frasi brevi e incisive.  Così, per esempio, su scienza e religione: «Non osi unire l’uomo, ciò che Dio ha separato».
Ma  torniamo  a  scienza  e  filosofia.  Padre Jaki ne ha discusso a più riprese. Ci interessa in questa breve introduzione approfondire questa sua frase che costituisce in una certa misura la sintesi del nostro intervento. «Diversamente dalla verità scientifica, sempre  nitida  perché  ristretta,  la  verità  filosofica  è  sempre  ampia perché comprensiva, e non importa quanto particolare, e anche quanto  banale,  ciò  possa  apparire.  Essendo  comprensiva, la verità filosofica chiede di abbracciarla, ossia di amarla e di trasformarla in saggezza, che è un’attitudine che non permette parcellizzazioni» [3].
Come  la  filosofia  anche  coloro  che  insegnano,  e  coloro  che  imparano,  sono  abbracciati e a loro volta abbracciano una disciplina. E così l’insegnare (e l’imparare) hanno a che fare con l’amore. «Questo insegnante mi ha fatto amare (o odiare) la materia» è, infatti, una frase molto comune sulla bocca degli studenti.
Padre Jaki diceva che, come l’infermiere, insegnare non è solo una professione, è una dedizione.  Una cura.   Ma   insegnare   e   imparare   hanno   anche   dei   limiti.
«L’interesse per una qualsiasi cosa seria non può essere insegnato in modo consequenziale, se mai può essere insegnato. E poiché l’interesse è una forma di amore, anche la filosofia, in  quanto  è  amore  della  saggezza,  non  è  completamente  insegnabile» [4].
Con questo paradosso possiamo inquadrare la riflessione sull’educazione scientifica.
L’opera del grande storico della scienza Stanley Jaki offre preziose indicazioni per chi è impegnato oggi nell’educazione scientifica.
Una rilettura dei suoi testi principali e di alcuni contributi specifici consente di evidenziare cinque punti cruciali: la prospettiva storica, l’insegnamento per esempi, il valore delle parole, il realismo degli oggetti, le radici cristiane della scienza.
Insegnare e imparare, anche per le discipline scientifiche, ha a che fare con l’amore. E ha dei limiti.
Tratterò in breve cinque punti tratti dai cinquant’anni di studi e lavori di Padre Jaki [5], cinque punti che hanno una speciale rilevanza per l’educazione in generale e l’educazione scientifica in particolare.
La prospettiva della storia della scienza Negli anni Sessanta del secolo scorso Padre Jaki forgiava la sua prima opera importante, The Relevance of Physics [6]. Padre Jaki lavorò per guarire quel malessere culturale che è la divisione fra le due culture (le lettere e le scienze), secondo il titolo di un noto saggio di Charles Percy Snow (1905 -1980).

E allora ci si può domandare: ma come? Da un lato l’affermazione «la scienza non è filosofia», dall’altro il lamento sulla «divisione in due culture»? Come si affronta questo paradosso? ...


giovedì 2 febbraio 2017

EDUCAZIONE SCIENTIFICA. . COME?

Recuperare il potenziale educativo dell’insegnamento delle scienze.

     Una Cenerentola si aggira nel panorama didattico della scuola italiana. Come la talentuosa fanciulla della fiaba di Perrault resterà tale se non arriva un principe azzurro a scoprirla e impalmarla. Si tratta di un insegnamento, più specificamente di una disciplina, che ha meriti non commensurabili nel miglioramento del benessere dell’umanità, ma è confinata a ruolo di Cenerentola, sottovalutata, quasi emarginata, comunque non riconosciuta per le straordinarie potenzialità che racchiude. 
       Come appare evidente, infatti, mentre la qualità dell’insegnamento in lingua e matematica ha fatto e può ancora fare notevoli miglioramenti, in particolare nel 1° ciclo della scuola italiana, lo stesso non può dirsi per l’insegnamento delle scienze, che resta un insegnamento,appunto, e non si qualifica in educazione scientifica.
      I docenti di lingua e matematica, infatti, possono ottenere eccellenti risultati di apprendimento dai propri alunni, sol che lo vogliano adottando i metodi della moderna didattica e sono sempre più numerosi quelli che lo fanno.
     Ma nell’insegnamento delle scienzequesto per lo più non accade, per una serie di ragione che miterebbero una disamina ben approfondita.
       Se pensiamo alle condizioni di vita degli uomini nel mondo contemporaneo e a come esse sono migliorate in modo spettacolare dal 1600 a oggi non possiamo che riferirci al fatto che dall’inizio di quel secolo l’umanità ha ricevuto il dono di avere a disposizione un nuovo strumento, potente e estremamente generativo, che ha consentito di moltiplicare vertiginosamente i suoi poteri sulla natura fisica e biologica e di conseguenza di incrementare le risorse per il proprio benessere.
     Questo strumento fu riconosciuto nella sua decisiva valenza già dal filosofo inglese Francis Bacon, che infatti lo teorizzò e divulgò definendolo novum organum.
     Comprese, infatti, e ne rese consapevole il mondo colto, che era accaduto qualcosa di straordinario, di nuovo,cioè di mai visto prima, una specie di mutazione genetica nell’uomo, che prefigurava nuovi e imprevedibili cambiamenti per l’avvenire: l’umanità disponeva di un nuovo organo,non anatomico beninteso, ma mentale, un dono ricevuto da quel moderno mitico Prometeo che è Galileo Galilei, e si chiama METODO  SCIENTIFICO.
      Anche se Bacone si riferiva a Leonardo da Vinci, non considerando l’interazione indispensabile tra esperimento e matematica, con il metodo adottato da Galileo lo studio e la conoscenza del mondo fisico e biologico si è liberata del dogmatismo paralizzante del passato introducendo azioni di ricerca, sperimentazione, elaborazione e interpretazione dei dati, verifiche per corroborare o falsificare le ipotesi, imboccando così la strada del miglioramento permanente della conoscenza del mondo fisico e naturale.
      Questo nuovo organo, ma a questo punto è meglio dire questa nuova facoltà,si conquista mediante l’educazione alle scienze sperimentali.
     È a questo evento che bisogna tornare e a tale metodo che bisogna ispirarsi quando si progetta l’insegnamento delle scienze a scuola. Privilegiando il metodo rispetto ai contenuti bisogna imporsi di introdurre pratiche didattiche di osservazione, di scoperta, mediante sperimentazioni basate su ipotesi, raccolta dati, misurazioni, interpretazioni critiche, confronto con le esperienze degli altri e riconoscendone le eventuali ragioni, 
riconoscendo la distinzione tra quello che è certo da quello che è probabile, fino a condurre l’alunno ad abbozzare ragionamenti ipotetico-deduttivi (come ci insegna Popper, superando l’impostazione teorica di Bacone).
   Perché ciò sia possibile è necessario rinnegare un insegnamento delle scienze di tipo prevalentemente, talvolta esclusivamente, trasmissivo (la lezione ex cathedra), perché ciò è la negazione dell’educazione scientifica, cioè la negazione della natura intrinseca di quella parte della cultura costituita dalle scienze sperimentali. Introducendo, al suo posto, una didattica laboratoriale (anche nei compiti per casa, perché no), per la quale necessita  ripensare fondamentalmente spazi appropriati e tempi meno sacrificati per realizzarla efficacemente.

      L’AIMC,Associazione Italiana Maestri Cattolici di Ragusa, propone a tale scopo la costituzione di gruppi di docenti di diverse Istituzioni scolastiche che, con l’approccio dell’autoformazione tra pari (peer education) ma anche supportati da sollecitazioni da parte di esperti, curino la propria formazione professionale mediante il riconoscimento di questa Cenerentola che è l’EDUCAZIONE SCIENTIFICA non più solo insegnamento.

giovedì 12 aprile 2012

Development of the Sciences, Science Education and Insight

SEMINARIO INTERNAZIONALE

Development of the Sciences, Science Education and Insight


boston-citta.jpgL'AIMC Nazionale organizza il Seminario Internazionale "Development of the Sciences, Science Education and Insight" in collaborazione con il Lonergan Istitute at Boston College di Boston- USA, diretto dal Prof. Patrick Byrne il 5 e 6 luglio 2012, nell'ambito del viaggio culturale a Boston dal 3 all'11 luglio 2012.
Il Seminario sarà l'occasione di incontrare un gruppo di docenti americani per sviluppare una riflessione e uno scambio di esperienze didattiche.
Iscrizioni entro il 30 aprile

Il programma del viaggio, oltre alla partecipazione al seminario, prevede la partenza da Milano e da Roma, Martedì 3 Luglio 2012, con arrivo a Boston alle ore 21.00 circa e trasferimento presso il Boston College