di Giuseppe Savagnone
L’opinione pubblica italiana e l’Islam
Gli ultimi sanguinosi attentati contro le chiese
cristiane, nello Sri Lanka, hanno dato luogo, su una parte della stampa e sui
social, a una ridda di commenti aspramente ostili sia nei confronti dell’islam
che di quanti, in Occidente, hanno nei suoi riguardi un atteggiamento
dialogico.
Un bell’esempio lo troviamo sul quotidiano «Libero»
del 23 aprile, in un pezzo firmato dal direttore, Vittorio Feltri: «Il pensiero
unico progressista è che i figli di Allah spesso non sono figli di
puttana, bensì bravi ragazzi fedeli di una religione nobile che hanno
varie ragioni per odiare noi che non adoriamo il loro Dio».
Da qui una conseguenza sconsolante per un onesto
giornalista: «Guai a fare un titolo che definisca bastardi gli attentatori».
Vari esempi di giornalismo tollerante
Su questo veramente i fatti sembrano contraddire il
brillante opinionista. Perché proprio il suo giornale, quando ne era direttore
Maurizio Belpietro (ora alla guida di un altro foglio della medesima linea, «La
Verità»), all’indomani dell’attentato di Parigi del novembre 2015, uscì con il
titolo, a caratteri di scatola, «Bastardi islamici» e, accusato di «offese a
una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», è stato poi assolto
con formula piena dal Tribunale di Milano.
Così come era stato già assolto qualche tempo prima,
anche questa volta perché «il fatto non sussiste», per aver pubblicato una foto
dell’attacco terroristico al giornale parigino Charlie Hebdo il
7 gennaio 2015, titolando «Questo è l’Islam».
Magari sarà perché i giudici che hanno emesso quelle
sentenze non aderiscono compitamente a quel «pensiero unico» secondo cui «i
figli di Allah spesso non sono figli di puttana», ma da esse non traspare
proprio quel filo-islamismo cieco che Feltri denunzia a gran voce.
Anche se, con franchezza, mi chiedo come avrebbe
reagito la mia sensibilità di cristiano se, sotto le foto dell’attentato del 15
marzo scorso contro due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, dove sono
morti 50 fedeli islamici e altri 50 sono stati feriti, un quotidiano avesse
apposto il titolo: «Questo è il Cristianesimo». Oppure «Bastardi cristiani».
Una distinzione dentro l’Islam
Certo, questo suppone si possa far distinzione tra
quei seguaci dell’Islam che interpretano la loro fede in modo compatibile col
dialogo tra diverse religioni, escludendo il ricorso alla violenza fisica o
verbale, e quelli che invece possiamo definire, con una formula un po’
sbrigativa ma abbastanza fedele, “fanatici”.
Il caso delle autorità musulmane dello Sri Lanka
Che ce ne siano della prima categoria, e ai massimi
vertici della gerarchia religiosa musulmana, lo dicono le reazioni agli
attentati dello Sri Lanka.
Su di essi si è chiaramente pronunziato il Consiglio
dei saggi musulmani, sotto la presidenza del Grande Imam di al-Azhar Ahmed
El-Tayeb.
«Il Consiglio – si legge in un comunicato – denuncia
con forza attacchi così spregevoli che vanno contro gli insegnamenti di tutte
le religioni e credi, nonché contro tutte le leggi e norme sociali
internazionali».
Il Consiglio sottolinea inoltre «l’urgente necessità di intensificare gli sforzi internazionali per contrastare tutte le forme di terrorismo. Gli attacchi contro civili innocenti che celebrano una festività religiosa – si legge nel comunicato – dimostrano che le persone che hanno compiuto questi attacchi non sono altro che vigliacchi disumani».
Il Consiglio sottolinea inoltre «l’urgente necessità di intensificare gli sforzi internazionali per contrastare tutte le forme di terrorismo. Gli attacchi contro civili innocenti che celebrano una festività religiosa – si legge nel comunicato – dimostrano che le persone che hanno compiuto questi attacchi non sono altro che vigliacchi disumani».
Alla strage di Colombo il Grande Imam di
al-Azhar dedica anche un tweet personale: «Non posso immaginare che un essere
umano possa prendere di mira persone innocenti nel giorno della loro
celebrazione. Queste perverse azioni terroristiche vanno contro gli
insegnamenti di ogni religione».
Anche a livello locale, i massimi leader musulmani
dello Sri Lanka si sono pronunziati senza alcuna sfumatura di ambiguità: «A
nome della comunità musulmana dello Sri Lanka, offriamo le nostre condoglianze
al popolo della fede cristiana e estendiamo le nostre mani in segno di amicizia
in solidarietà».
A questa solidarietà ha fatto riscontro una precisa richiesta: «Esortiamo il governo a fornire sicurezza a tutti i siti religiosi e a dare la massima punizione a tutti coloro che sono coinvolti in questi atti ignobili», ha detto Jamiyyathuul Ulama, leader dei teologi musulmani di tutto il Paese.
A questa solidarietà ha fatto riscontro una precisa richiesta: «Esortiamo il governo a fornire sicurezza a tutti i siti religiosi e a dare la massima punizione a tutti coloro che sono coinvolti in questi atti ignobili», ha detto Jamiyyathuul Ulama, leader dei teologi musulmani di tutto il Paese.
Fanatici e traditori
Tutti figli di p…, tutti bastardi, travestiti da
brave persone per ingannare l’opinione pubblica mondiale?
A smentire questa ipotesi – peraltro già in sé piuttosto avventurosa – stanno ancora una volta i fatti. Raramente ci si rende conto che il bersaglio delle più efferate violenze compiute dagli islamici fondamentalisti non sono rivolte contro i cristiani, ma contro i loro correligionari illuminati e impegnati a sviluppare un dialogo con le altre religioni, prima fra tutte il cristianesimo. La logica è semplice ed è esattamene la stessa che porta personaggi come Feltri, o Belpietro, o Sallusti, a inveire, prima ancora che contro i musulmani, contro i non-musulmani che dialogano con loro. Per il fanatico, nulla vi è di più esasperante di un atteggiamento che ai suoi occhi appare un tradimento, le cui ragioni non possono che essere le più ignobili.
A smentire questa ipotesi – peraltro già in sé piuttosto avventurosa – stanno ancora una volta i fatti. Raramente ci si rende conto che il bersaglio delle più efferate violenze compiute dagli islamici fondamentalisti non sono rivolte contro i cristiani, ma contro i loro correligionari illuminati e impegnati a sviluppare un dialogo con le altre religioni, prima fra tutte il cristianesimo. La logica è semplice ed è esattamene la stessa che porta personaggi come Feltri, o Belpietro, o Sallusti, a inveire, prima ancora che contro i musulmani, contro i non-musulmani che dialogano con loro. Per il fanatico, nulla vi è di più esasperante di un atteggiamento che ai suoi occhi appare un tradimento, le cui ragioni non possono che essere le più ignobili.
Lo scontro tra civiltà e inciviltà
Così, è certamente una tragedia immane che solo nel
2018 – secondo un rapporto di World Watch List – ben 4.305 cristiani siano
stati uccisi per la loro fede.
Ma le cronache delle violenze intestine diffuse in
tutto il mondo islamico fa sospettare che ancora di più siano i seguaci
moderati dell’Islam uccisi dagli estremisti.
Il che, ovviamente, non attenua, anzi ingigantisce
la tragedia, ma la situa nella sua reale prospettiva, che non è quella dello
«scontro di civiltà» di cui parlava Huntington, ma della sfida all’ultimo
sangue tra civiltà e inciviltà, trasversale a tutte le religioni – ci sono
fondamentalisti ebrei, indù, cristiani – e che si sta svolgendo anche
all’interno dello stesso cattolicesimo tra una linea aperta al confronto e
all’incontro, pur senza edulcorare le diversità, e chi invece accusa la Chiesa
attuale, primo fra tutti papa Francesco, di colpevoli silenzi.
I presunti silenzi della Chiesa
È la denunzia del noto politologo americanoEdward
Luttwak, intervistato a La Zanzara, suRadio 24: «Il
Papa fa grandi dichiarazioni quando chiunque viene ucciso ma suicristiani sta
zitto».
La realtà, veramente, è un’altra. Il giorno di Pasqua, nel messaggio Urbi et orbi, Francesco ha parlato con chiarezza: «Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza».
La realtà, veramente, è un’altra. Il giorno di Pasqua, nel messaggio Urbi et orbi, Francesco ha parlato con chiarezza: «Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza».
E lo ha fatto di nuovo lunedì, all’Angelus, quando,
tra l’altro ha detto: «Prego per le numerosissime vittime e per i feriti.
Chiedo a tutti di non esitare a dare l’aiuto necessario. Auspico che tutti
condannino questi atti terroristici, atti disumani, mai giustificabili».
E più tardi, sempre lunedì, in un tweet: «Uniamoci
anche oggi in preghiera con la comunità cristiana dello Sri Lanka colpita da
una violenza cieca nel giorno di Pasqua. Affidiamo al Signore risorto le
vittime, i feriti e la sofferenza di tutti».
Gli hanno rinfacciato che il tweet sia stato postato
solo il giorno dopo (ma si era già espresso a voce!), con qualche ora di
ritardo rispetto a quello in occasione dell’incendio di Notre Dame. Sarà vero,
ma non mi sembra ci sano gli estremi per i toni esasperati di certa stampa e
certi ambienti “cattolici”…
Amici e nemici
Ma forse la vera ragione è un’altra e viene
evidenziata in una critica che si trova raccolta, insieme a quella di
filo-islamismo, nel sito «Dagospia»: «Il papa dedica la via crucis ai migranti,
ma abbandona i cristiani perseguitati nei paesi musulmani».
Già. I migranti. Tutta la politica dei “porti
chiusi” si regge su una logica che divide il mondo in “amici” – gli italiani, i
turisti stranieri ricchi (nessuno respinto alle frontiere…) – e “nemici” (i
migranti poveri, ricondotti acriticamente alla categoria dell’islam, anche se
in realtà molti sono cristiani come noi). Rientra in questo quadro manicheo
l’accusa fatta da Feltri nel suo articolo a tutti i critici della linea del
nostro attuale governo: «Non hanno neanche il coraggio di ammettere che il
monopolio del terrorismo ce l’hanno i cannibali dell’islam».
Se loro e solo loro sono una minaccia per il
cristianesimo, va bene la visione seguita, rigorosamente in nome del vangelo,
dal nostro ministro degli Interni e profeticamente anticipata da Feltri in un
suo articolo di tre anni fa: «Cerchiamo almeno di rendere la vita dura agli
invasori, così come fecero gli antichi romani. I quali (…) combattevano con
tutte le forze allo scopo di non farsi dominare dagli stranieri incivili»
(«Libero», 20 maggio 2016).
Se invece la minaccia – per il Cristianesimo come
per l’Islam – sono i fanatici che vogliono a tutti costi lo scontro, falsando
lo spirito delle loro rispettive religioni, la vera risposta è quella che ha
dato l’imam dei musulmani sufi che, a Colombo, ha invitato i cristiani, rimasti
esclusi dalle loro chiese, a venire a pregare nella sua moschea.
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