“Italia chiama Europa - L’ambiente ritrovato”.
S’intitola così il report WWF che l’organizzazione ha diffuso oggi a Roma in
vista delle elezioni europee 2019. Dieci le scelte strategiche suggerite alle
forze politiche italiane per sanare le lacune ancora esistenti in tema
ambientale
di Adriana Masotti
La presentazione del report nella sede nazionale del
WWF a Roma alla presenza di esponenti di quasi tutte le forze politiche per
richiamarle all’attenzione nei confronti dell’ambiente, in vista delle elezioni
europee del 26 maggio, e ricordare loro come si stia discutendo in tutto il
mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di
sostenibilità con quelle climatico-energetiche e per la tutela della
biodiversità all’orizzonte del 2030.
L'Unione europea nei confronti dell'ambiente
La premessa che emerge dal dossier è chiara: l’80%
delle norme ambientali italiane, che hanno migliorato la vita dei suoi
abitanti, derivano dall' Unione europea. Ed è altrettanto chiaro il richiamo al
mondo politico italiano perché il Bel Paese condivida con maggiore convinzione
le norme e gli standard ambientali comunitari che possono aiutarlo ad essere
più competitivo su scala globale. Si legge nell’introduzione al report:
"L’Unione europea è l’istituzione che al mondo ha più correttamente colto
il concetto di sviluppo sostenibile e le indicazioni per attuarlo deliberate a
Rio de Janeiro nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite. E’ poi il continente
che maggiormente si è interrogato sul proprio modello economico, sulla capacità
della sua tenuta rispetto alla dimensione dei drammatici problemi ambientali
globali. “Non bisogna però dare nulla per acquisito e rafforzare e rinnovare il
ruolo dell’Europa contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale”, ha
dichiarato Gaetano Benedetto, direttore generale WWF Italia.
I vantaggi dell'economia rispettosa della natura
Guardando all'Italia, il dossier indica i punti di
debolezza nella gestione dei rifiuti, delle acque interne e marine, nella
qualità dell’aria e nella tutela degli ecosistemi. Attualmente sono 17 le
procedure d’infrazione aperte nei confronti di Roma, 43 le istruttorie e 548 i
milioni di euro pagati per multe europee per il mancato rispetto della
normativa comunitaria, dei quali più di 204 milioni per le discariche abusive,
oltre 151 per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 per il mancato
trattamento delle acque reflue urbane. Il report sottolinea anche i vantaggi
economico-sociali dell’economia rispettosa dell’ambiente: in Europa i posti di
lavoro verdi hanno registrato infatti una crescita dal 2000 al 2015 di ben 7
volte superiore a quella del resto dell’economia. In questo periodo di crisi,
gli elevati standard ambientali europei possono costituire dunque un vantaggio
competitivo per lo stesso rilancio economico italiano.
Le norme ambientali italiane
Tanta strada è stata fatta nella Penisola, dal punto
di vista della normativa ambientale, dal lontano 1939 quando venne emanata la
prima legge nazionale sulle bellezze naturali. Da allora, si legge nel report,
"quasi tutta la produzione normativa è avvenuta sulla spinta di direttive
europee e convenzioni internazionali, ma anche di disastri di grandi
proporzioni che hanno messo in luce come la problematica ambientale non poteva
essere confinabile a un singolo Stato, ma doveva essere affrontata anche a livello
sovranazionale. Così, se fino al 1960 gli atti emanati, che nel titolo si
riferiscono all’ambiente, erano solo cinque, diventano 77 nel 1990 per poi
arrivare ai circa 200 dei nostri giorni".
I 10 suggerimenti del WWF alle forze politiche
In vista delle prossime elezioni europee, il WWF
Italia si rivolge perciò ai partiti in lizza per il rinnovo del Parlamento
europeo chiedendo loro di attuare dieci mosse, in altrettanti settori, per
mettere l’Italia al passo con l’Europa. Nel dossier le si elenca punto per
punto:
1. Dare “concretezza alla Strategia per lo Sviluppo
sostenibile e introdurre indicatori di impatto ambientale nella contabilità
nazionale, territoriale e di impresa che includano il capitale naturale, oltre
che recepire al più presto la nuova Direttiva per il bando di 10 oggetti fatti
con plastica monouso, visto che l’Italia ha un elevata quota di riciclo, ma il
40% della plastica finisce ancora nei termovalorizzatori e il 16,5% in
discarica.
2. Dotarsi di un Piano Nazionale Energia e Clima che
faccia scelte chiare su fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico e
confermi l’uscita dal carbone entro il 2025.
3. Rilanciare la Strategia Nazionale per la
Biodiversità, puntando su una migliore governance dei parchi nazionale e
regionali, tenendo presente che l’Italia ha il primato in Europa per la
ricchezza della sua biodiversità nelle specie animali e vegetali.
4. Tutelare meglio i mari attuando pienamente la
Strategia Marina Nazionale, incrementando il numero dei Siti di Interesse
Comunitario marini e rafforzando il numero e il ruolo delle aree marine
protette.
5. Porre fine al sovrasfruttamento degli stock
ittici utilizzando virtuosamente i Fondi europei per la pesca e contrastando la
pesca illegale.
“ Nelle
prossime elezioni europee si misurerà anche la capacità dell’Europa di
mantenere gli attuali elevatissimi livelli dei propri standard ambientali e di
procedere sul terreno dell’innovazione ”
6. Sostenere una riforma della Politica Agricola
Comune post 2020 che assicuri eco-schemi obbligatori per gli Stati membri,
destinando ad essi il 30% delle risorse disponibili.
7. Favorire un’agricoltura pulita approvando un
nuovo Piano d’Azione Nazionale Pesticidi che indichi severe regole per il loro
uso e distanze minime obbligatorie di sicurezza dalle abitazioni e dalle
colture biologiche.
8. Perseguire seriamente l’obiettivo, stabilito
dalla Direttiva Quadro Acque, per il conseguimento del buono stato ecologico
delle acque entro il 2025, visto che solo il 43% dei quasi 7.500 fiumi italiani
monitorati è in buono stato di salute, e solo il 20% dei 247 laghi esaminati.
9. Stabilire una Strategia pluriennale a sostegno
dell’economia circolare che punti all’innovazione dei processi produttivi e
alla responsabilizzazione del consumatore, visto che l'Italia è in difetto
sulla raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici, e sulla raccolta e
trattamento della frazione organica.
10. Rilanciare le iniziative che favoriscono la
“fine dei rifiuti” e introdurre forme di responsabilità estesa del produttore
utilizzando anche la leva fiscale per penalizzare l’uso inefficiente di
materiali e di energia.
Fonte: VATICAN NEWS
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