“I regali te li porta Babbo Natale o Gesù
Bambino?”. L’imbecillità del nostro mondo molesta i nostri figli tutti gli anni
in Avvento. Bene inteso, “Avvento” lo diciamo noi giacché l’imbecillità ignora
il calendario liturgico, accorgendosi che è maturo il tempo solo quando i
negozi sono aperti la domenica e le strade più intasate. Ma, sia come sia, la
guerra civile del Natale torna puntuale ogni dicembre.
Partiamo dal principio, i regali. In dicembre se ne scambiavano già
gli antichi Romani che, tra il 17 e il 24, celebravano i Saturnalia, le feste
del dio Saturno precedenti il giorno del Sol Invictus, il 25. Come racconta
Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.), a istituire lo scambio dei doni fu il re
dei Sabini Tito Tazio (morto attorno al 745 a.C.), quello che per cinque anni
regnò sui Romani assieme al loro primo sovrano, Romolo, in seguito al famoso
ratto delle donne che di fatto fuse i due popoli. Lo fece per augurare il bene
con l’omaggio (religioso) di un ramoscello colto nel bosco sacro a Strenia (o
Strenua), dea della prosperità e del buon auspico, da cui il sostantivo
“strenna”. I cristiani hanno fatto però molto di più. Guidati dalla Stella, gli
umili (i pastori) e i potenti (i magi) si sono inchinati al vero Dio fattosi
uomo nella grotta di Betlemme donando i propri tesori: armenti i pastori, e
oro, incenso, mirra i magi. Il gesto del vassallaggio al re dei re è, nel
profondo, il dono di sé al Dio vero incarnato. Dando sé a Dio, l’uomo
corrisponde a Dio il quale all’uomo dà il proprio Figlio sino alla morte in
Croce. Gli uomini che si scambiano doni a Natale si ridonano a Dio riconoscendo
Gesù nel prossimo. La guerra civile dei grandi magazzini non c’entra, ma
vediamone lo stesso i combattenti.
Leggi : NATALE, SANTA CLAUS .....
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