1944: una
bambina, la mamma, tre fuggitivi inglesi, i soldati tedeschi e un grande sasso.
Una storia autobiografica in tempo di guerra.
di Adriana Dominici
Il cesto di vimini era pronto. Mia
madre lo copriva con un pezzo di stoffa e, prendendomi per mano, diceva: “Andiamo!”
Le
trotterellava vicino; ogni tanto correvo avanti per raccogliere le ghiande: le
tasche del mio grembiule erano sempre rigonfie. Che bel gioco era quello che le
ghiande facevano scappando dalle tasche per ricadere di nuovo pe terra.
“Le raccoglierai un'altra volta. Dobbiamo
andare!” mi sollecitava la mamma.
Pochi
passi, un viottolo, una risalita ed ecco un grande masso dalla forma
tondeggiante coperto da una parte da muschio e dall'altra da lichene, sopra a
mo' di trono, un incavo. Era lì che la
mamma mi metteva e sussurrava: “Guarda bene. Se vedi venire qualcuno chiamami
forte”.
Il
bosco era fitto, gli alberi inghiottivano con tenerezza la macchia chiara del
vestito della mamma.
Dondolavo beata sul mio trono di pietra; le gambette grassocce
le scarpette di pezza fatte dalla nonna battevano contro la pietra. Stavo facendo un lavoro e non lo sapevo. Ero
sentinella di un segreto e non lo sapevo. Ero in pericolo e non lo sapevo. Vivevo
la storia e non lo sapevo.
Era la primavera del 1944. La nostra casa era stata occupata da un
comando tedesco. Mia madre andava a portare del cibo a tre soldati inglesi
scappati da un campo di prigionia e nascosti da mio padre in una grotta nel
bosco. Intorno a me c'era la guerra ma io non lo sapevo
Me ne stavo felice sul mio trono di pietra
con le ghiande tra le mani, le scarpette di pezza, il profumo del trifoglio e
quel bosco che ogni tanto si prendeva la mia mamma.
Oggi quel bosco è diventato un boschetto.
Non c'è più il campo di trifoglio; c’è una pianura coltivata ora a grano ora ad
erba medica, ma nel mezzo c'è quel masso.
Molti chiesero a mio padre, quando cercò
di recuperare più terra possibile per le coltivazioni, perché non lo avesse
rimosso: dava fastidio alle macchine agricole. Egli lui rispondeva: “E’ di mia
figlia!”
Solo egli, mia madre ed io sapevamo.
Leggi: UN SASSO RACCONTA
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