sabato 8 aprile 2017

LA BUONA SCUOLA: I DECRETI ATTUATIVI

In Cdm via libera definitivo ai decreti attuativi
Fedeli: “Testi approvati sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione. Qualificano ulteriormente il sistema di Istruzione”
“I provvedimenti approvati oggi in Consiglio dei Ministri sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare, nelle commissioni competenti. C’è stato un ampio confronto che è servito a migliorare ed arricchire i testi. Si tratta di decreti che qualificano ulteriormente il sistema di Istruzione del nostro Paese”. Lo dichiara la Ministra Valeria Fedeli in occasione del via libera definitivo del Consiglio dei Ministri sui decreti legislativi attuativi della Buona Scuola.

“In Parlamento sono stati auditi circa cento soggetti fra organizzazioni sindacali, associazioni dei genitori, delle studentesse e degli studenti, delle e degli insegnanti, delle famiglie, esperti, che hanno consentito di arricchire e migliorare i testi. Anche al Ministero dell’Istruzione abbiamo svolto incontri e approfondimenti - prosegue Fedeli -. A tutte e tutti coloro che hanno contribuito a portare avanti questo lavoro, facendoci pervenire anche voci critiche che sono sempre necessarie e utili per poter migliorare il risultato finale, vanno i miei più sentiti ringraziamenti”.

Il Governo ha esercitato otto delle nove deleghe previste dalla legge di riforma approvata a luglio del 2015. La nona riguardava la revisione del Testo unico sulla scuola per la quale sarà previsto un disegno di legge delega specifico e successivo.

I decreti approvati oggi riguardano:

- il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado;
- la promozione dell’inclusione scolastica delle studentesse e degli studenti con disabilità;
- la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale;
- l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni;
- il diritto allo studio;
- la promozione e la diffusione della cultura umanistica;
- il riordino della normativa in materia di scuole italiane all’estero;
- l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato.

venerdì 7 aprile 2017

NATI LIQUIDI - Bauman dialoga con un giovane



L'ultima opera del più grande pensatore contemporaneo, il testo a cui stava lavorando prima della morte. Un dialogo con un giovane e sui giovani che appartengono a una società in continuo mutamento.


Questa è l'ultima opera di un'icona della cultura che ha goduto di un'immensa popolarità, grazie alla sua capacità di parlare a tutti con un linguaggio comprensibile e al tempo stesso mai riduttivo.

 Lo studioso che ha spiegato la postmodernità attraverso l'illuminante immagine di una «società liquida» che ha abbandonato la comunità per l'individualismo, convinta che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza. 

Queste sono le pagine a cui al momento della morte Zygmunt Bauman stava lavorando. 

Un dialogo con un giovane che ha esattamente sessant'anni meno di lui...

Ed. Sperling & Kupfer  - 108 p., rilegato
Prezzo di copertina: 14,00 €

sabato 1 aprile 2017

LA QUARESIMA SPIEGATA AI BAMBINI ..... mediante un foglio di carta bianco

 Marcio Calais, diacono, si è inventato un modo del tutto originale per spiegare ai bambini il significato della Quaresima attraverso... un foglio di carta bianco! Questo esercizio permette di comunicare in modo semplice ed efficace concetti profondi e importanti comportamenti.
  
(video tratto dal canale Youtube Marcio Calais)
     

venerdì 31 marzo 2017

DOMENICA 2 APRILE: L'AMORE VINCE LA MORTE

Non è la vita che vince la morte, 
è l'amore 
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». (...)
Di Lazzaro sappiamo poche cose, ma sono quelle che contano: la sua casa è ospitale, è fratello amato di Marta e Maria, amico speciale di Gesù. Il suo nome è: ospite, amico e fratello, insieme a quello coniato dalle sorelle: colui-che-Tu-ami, il nome di ognuno. A causa di Lazzaro sono giunte a noi due tra le parole più importanti del Vangelo: io sono la risurrezione e la vita. Non già: io sarò, in un lontano ultimo giorno, in un'altra vita, ma qui, adesso, io sono.

Notiamo la disposizione delle parole: prima viene la risurrezione e poi la vita. Secondo logica dovrebbe essere il contrario. Invece no: io sono risurrezione delle vite spente, sono il risvegliarsi dell'umano, il rialzarsi della vita che si è arresa. Vivere è l'infinita pazienza di risorgere, di uscire fuori dalle nostre grotte buie, lasciare che siano sciolte le chiusure e le serrature che ci bloccano, tolte le bende dagli occhi e da vecchie ferite, e partire di nuovo nel sole: scioglietelo e lasciatelo andare. Verso cose che meritano di non morire, verso la Galilea del primo incontro.

Io invidio Lazzaro, e non perché ritorna in vita, ma perché è circondato di gente che gli vuol bene fino alle lacrime. Perché la sua risurrezione? Per le lacrime di Gesù, per il suo amore fino al pianto. Anch'io risorgerò perché il mio nome è lo stesso: amato per sempre; perché il Signore non accetta di essere derubato dei suoi amati. Non la vita vince la morte, ma l'amore. Se Dio è amore, dire Dio e dire risurrezione sono la stessa cosa.

Lazzaro, vieni fuori! Esce, avvolto in bende come un neonato, come chi viene di nuovo alla luce. Morirà una seconda volta, è vero, ma ormai gli si apre davanti un'altissima speranza: ora sa che i battenti della morte si spalancano sulla vita. Liberatelo e lasciatelo andare! Sciogliete i morti dalla loro morte. E liberatevi dall'idea della morte come fine di una persona. Liberatelo, come si liberano le vele, si sciolgono i nodi di chi è ripiegato su se stesso.

E poi: lasciatelo andare, dategli una strada, amici, qualche lacrima e una stella polare. Tre imperativi raccontano la risurrezione: esci, liberati e vai! Quante volte sono morto, mi ero arreso, era finito l'olio nella lampada, finita la voglia di amare e di vivere. In qualche grotta dell'anima una voce diceva: non mi interessa più niente, né Dio, né amori, né vita.

E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so perché; una pietra si è smossa, è entrato un raggio di sole, un amico ha spezzato il silenzio, lacrime hanno bagnato le mie bende, e ciò è accaduto per segrete, misteriose, sconvolgenti ragioni d'amore: un Dio innamorato dei suoi amici, che non lascerà in mano alla morte.
(Letture: Ezechiele 37,12-14; Salmo 129; Romani 8,8-11; Giovanni 11,1-45) 
  
Ermes Ronchi 
 

(tratto da www.avvenire.it)

giovedì 30 marzo 2017

AUTISMO - 2 aprile - GIORNATA MONDIALE DELLA CONSAPEVOLEZZA


Ricorrerà il prossimo 2 aprile la Giornata mondiale della consapevolezza sull'Autismo promossa dall'ONU, giunta alla sua X edizione.
Sono milioni nel mondo, e migliaia in Italia, le famiglie che hanno a che fare nella vita di tutti i giorni con questo disturbo; nonostante molti studi, non è noto ancora quali siano le cause dello sviluppo dell'autismo. I dati finora prodotti dalla ricerca consentono di avanzare solo ipotesi sull'origine del disturbo e, nell'insieme, non forniscono, al momento, elementi di certezza sulle cause, che restano sconosciute. Le sindromi dello spettro autistico sono fra le più complesse da trattare e richiedono conoscenze e competenze da parte di tutti professionisti coinvolti, non solo, necessitano di consapevolezza, collaborazione e impegno di tutti - genitori, studenti, docenti - per la definizione e realizzazione del progetto di vita.


mercoledì 29 marzo 2017

GIOVANI. EDUCARE I MILLENNIALS

Buona EDUCAZIONE 

per i “Millennials”

                                                                                                                                     di UMBERTO FOLENA

Educare si può, senza se e senza ma. E quindi educare si deve. Al titolo del libro del sociologo Franco Garelli ( Educazione, Il Mulino, pagine 157, euro 12) potremmo mettere un punto esclamativo. È un pamphlet, ossia l’opera di un tifoso che non nasconde la sua passione per questa 'Parola controtempo', dal nome della collana in cui è inserito il libro. Ma è anche lo studio di un navigato sociologo tutt’altro che ingenuo, che corrobora la sua passione (educatore è lui per primo e da una vita) con una logica stringente.
Garelli non nasconde il suo fastidio: «Provo una forte allergia nei confronti del pessimismo cosmico che da tempo sta condizionando il nostro Paese», e domanda provocatoriamente: «Perché non si è prodotto un moto di ribellione (o di indignazione) collettiva verso queste analisi estremamente riduttive della situazione educativa del Paese», molto ingenerose nei confronti di chi invece sull’educazione scommette la propria vita e si impegna senza parsimonia.
Le parole associate a “educazione” sono di solito negative: crisi, emergenza, rischio, impasse, smarrimento... Garelli preferisce sfida. Non si crogiola nel rimpianto di un passato in cui l’educazione poggiava su solidi punti di riferimento e valori, e famiglia, scuola, chiese e associazioni agivano in armonia; anche perché quella pretesa “epoca d’oro” non era esente da limiti, a cominciare dall’autoritarismo e dall’indottrinamento. Oggi, però, u- na cappa di stereotipi negativi avvolge i giovani, racchiusa in espressioni come «generazione nichilista », «deserto di senso» e simili. Garelli i giovani li incontra tutti i giorni nella sua aula universitaria a Torino, nelle scuole, nelle ricerche condotte su di loro. E conclude: «L’insieme dei giovani è meglio di come essi vengono perlopiù pubblicamente rappresentati». Le immagini fornite (innanzitutto dai media) sono appiattite su facili equazioni: giovani uguale disagio, bullismo, nichilismo... Non tengono conto della varietà.
Certo, il contesto in cui stanno crescendo i millennials è cambiato, nel segno di autosufficienza, libertà e autonomia. Di stimoli sproporzionati. Della consapevolezza della precarietà, che può indurre alcuni, forse molti, a un «piccolo cabotaggio della vita». Di un diverso stile di socializzazione. Di appartenenze molteplici. «Dentro il sistema, ma con il cuore altrove», con l’effetto di dare maggiore spazio a emozioni e sentimenti, e meno a ideali e progetti. Eppure giovani forti di conquiste consolidate, come un rapporto di coppia paritario.
Garelli passa in rassegna alcune agenzie educative come la famiglia e la scuola. Famiglie indaffaratissime, che finiscono per offrire più 'cura' che educazione. Nega che si possa parlare sbrigativamente di «eclissi dei padri». Semmai c’è un attivismo in parte disordinato, nel «difficile passaggio da un modello autoritario a uno persuasivo, dalla cultura dell’imposizione a quella dell’autorevolezza». «Un conto – scrive Garelli, parlando del “prendersi cura” – è cercare di offrire ai figli risorse utili grazie alle quali essi possano crescere e maturare in modo autonomo le proprie scelte. Altro conto è riempirli di attenzioni e di preoccupazioni lasciando che sia l’esperienza a formali, ritenendo troppo invadente o impegnativo o anacronistico fornir loro una prospettiva di vita nella società plurale».
E la scuola, l’altra 'agenzia educativa'? Sarà davvero, come talvolta le viene rimproverato, «responsabile di tutto»? Di sicuro appare attraversata da 'anime' e progetti contrastanti. Ma davvero gli studenti sono quei 'pappamolle' che troppi media amano mettere alla berlina? Garelli, manco a dirlo, scuote il capo e cita un libro americano mai tradotto in Italia (forse non a caso, visto che complica le letture piatte tanto in voga in Italia), America’s Teenagers. Motivated but Directionless, frutto del lavoro di un gruppo di ricerca di Chicago, The Ambitious Generation.
Motivati ma in cerca di una direzione: difficile da noi, commenta Garelli, pensare in questo modo ai giovani: «Da noi si mette molto l’accento sui problemi più che sugli stimoli, con il rischio di 'disagiare' la condizione giovanile nel suo complesso». Ma proprio qui, sembra di capire, attorno al «motivare e orientare» sta il cuore dell’educazione. I giovani – è la convinzione di Garelli – non sono insensibili al fascino dell’educazione e gli adulti impegnati in ruoli formativi hanno una grande responsabilità nell’orientare e motivare le nuove generazioni.
Ci può essere una vera conclusione, che “chiuda” il discorso, attorno all’educazione, se è un processo continuamente in atto? No. Ma alcune certezze Garelli le confida. Come questa: «Sono del tutto convinto che il segreto di una buona educazione risieda più in quello che non si dice che in quello che si rende manifesto». Più che affastellar parole, meglio puntare a fatti, presenze, attenzioni. Per dire ai giovani: ci state a cuore, meritate il nostro sguardo, siete per noi persone preziose.
I giovani non sono insensibili ai sani insegnamenti e gli adulti hanno la responsabilità di orientarli Il segreto è in ciò che non si dice più che nelle parole.  Sono importanti i fatti, la presenza, le attenzioni.
Il sociologo Garelli nel suo saggio smonta i luoghi comuni di una società che non riesce a vedere nei giovani una risorsa ma ne sottolinea solo i problemi Sullo sfondo resta la grande sfida per scuola e famiglia.

: OCSE: La scuola italiana è la più inclusiva d'Europa: riduce il gap tra i ricchi e poveri

Scuola, Fedeli: 
bene i dati Ocse,
ora continuiamo a lavorare per renderla sempre più inclusiva


“I dati pubblicati dall’Ocse ci dicono che la scuola italiana è una scuola inclusiva, capace di supportare le studentesse e gli studenti che partono da condizioni più svantaggiate. Una scuola di cui possiamo essere orgogliosi e a cui dobbiamo ora continuare a garantire strumenti e risorse perché possa attuare sempre pienamente l’articolo 3 della nostra Costituzione, garantendo a tutte le ragazze e tutti i ragazzi pari opportunità e uguaglianza. In questa direzione vanno gli investimenti che stiamo facendo sulle competenze delle studentesse e degli studenti attraverso i fondi PON che abbiamo messo a bando nelle scorse settimane”, così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli.
“I dati Ocse – prosegue Fedeli – confermano che il nostro sistema scolastico funziona: fra le nostre e i nostri quindicenni le differenze socio-economiche di partenza pesano meno che in altri Paesi. Questo divario, però, torna a farsi sentire dopo l’uscita dal sistema scolastico. È quindi molto importante investire anche sull’acquisizione di competenze lungo tutto l’arco della vita e aiutare le ragazze e i ragazzi, soprattutto chi è in condizione di svantaggio, ad affrontare al meglio la transizione dalla scuola agli studi successivi o nel mondo del lavoro”


             http://www.oecd.org/