EDUCARE ALLA PERSONA,
ALLA CARITÀ', ALLA VERITÀ'
di Gianfranco Ravasi
«L’impronta iniziale che uno riceve
dall’educazione (paideia) segna anche tutta la sua condotta successiva». Queste
parole di Platone nel suo dialogo Repubblica (IV, 425b) possono essere assunte
a emblema per la riflessione su un tema che è capitale nella missione di una
università. Già nell’antichità classica si confrontavano due modelli, di per sé
distinti ma non alternativi.
Da un lato, c’era la scuola retorica che
esaltava l’eloquenza, cioè la formazione nella comunicazione della verità e dei
messaggi. D’altro lato, c’era la scuola filosofica che insisteva sulla
necessità di una fondazione e di una formazione nei contenuti.
Naturalmente il primato deve andare ai
contenuti e alla loro selezione e verifica. Tuttavia, come suggestivamente
ammoniva nei suoi Saggi il filosofo francese Montaigne, non basta arredare la
testa di temi vari e di nozioni perché fondamentale è «la tête bien faite
plutôt que bien pleine» (I, 25), cioè modellare il pensare più che colmare il
cervello di dati. È il «travailler à bien penser», l’impegnarsi a pensare bene
e correttamente come «principio della morale», per citare un altro filosofo
francese, Pascal nei suoi Pensieri (n. 347).
È, questo, un monito rilevante in una
società come la nostra nella quale la civiltà informatica sta generando una
sorta di deriva per la quale alla bulimia dei contenuti indiscriminatamente
offerti, soprattutto ai giovani, “nativi digitali”, corrisponde una radicale
anoressia di metodo, di educazione selettiva e quindi di capacità critica. Ora
nell’orizzonte tematico immenso dell’educazione noi proporremo liberamente tre
percorsi ideali tra i tanti possibili........
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