LO STUPORE A SCUOLA
Lo stupore riguarda qualcosa di inatteso. Qualcosa che rompe la routinarietà e determina una discontinuità del sentire. Si tratta di una condizione antropologica ben nota, e in quanto tale non può rimanere estranea a quell’esperienza primaria dell’umano che è l’esperienza dell’apprendere.
Cercherò qui di delineare, per l’esperienza dello stupore, una possibilità di “accampamento” all’interno degli ambienti in cui bambini e ragazzi ogni giorno devono acquisire le conoscenze necessarie per vivere. Ha a che fare con la scuola lo stupore? Per rispondere in modo affermativo a questa domanda, che è lo scopo del presente contributo, occorrerà naturalmente tradurre la nozione di stupore nel linguaggio che meglio si adatta ai temi dell’istruzione, e questa costituirà l’occasione per ripercorrere alcune questioni cruciali della didattica con un particolare taglio osservativo.
Intanto pare opportuno creare una sorta di trittico a tre “s”, che lega lo stupore ai concetti di “sorpresa” e di “scoperta”. Si tratta in altri termini di comprendere se l’ambiente scolastico possa configurarsi come un ambiente in cui fare esperienza della sorpresa (o della meraviglia) e fare esperienza della scoperta costituiscono un vantaggio in ordine alla possibilità di apprendere. In via preliminare può essere utile scandagliare i contrari di questi due termini: forse il contrario di sorpresa può essere “prevedibilità”, che magari fa pensare a “noia”, mentre il contrario di “scoperta” potrebbe in qualche modo ricondurre allo stesso terreno. Se non c’è niente da scoprire,
forse questo accade perché tutto è già dato per scontato e va solo trasmesso. ,,,,
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