OMAGGIO
A MARIO LODI
Nel pomeriggio di ieri, nella chiesa di S. Eufemia a Drizzona di
Cremona, un piccolo comune del cremonese con 550 abitanti, si sono svolti i
funerali di Mario Lodi, maestro sperimentatore, dottore honoris causa in
pedagogia, laurea concessagli dall’Università degli Studi di Bologna.
Bene ha fatto Matteo Renzi, il giovane ed esuberante presidente del
Consiglio, a rilasciare una dichiarazione che può essere giudicata, dai soliti
critici di mestiere, retorica e strumentale ma che, in chi scrive, alimenta
commozione e fa riflettere: “ Mario Lodi, uno di quei piccoli maestri che hanno
fatto grande il nostro Paese”.
Fa anche piacere leggere che il novantaduenne ideatore di una
didattica valorizzatrice del potenziale di creatività di cui è portatore ogni
allievo non abbia posto ostacoli a fruire di onoranze funebri secondo il rito
cristiano – cattolico. Anzi egli, approdato al pensiero e alla metodologia del
francese Celestin Freinet, coniatore di una tipografia adatta all'uso
scolastico perché convinto dell’importanza della pagina stampata, ‘ una pagina
impeccabile, netta, che conserva in sé perennità e maestà’, fu estimatore anche
di don Lorenzo Milani, di Maria Montessori, di Paolo Freire, il sacerdote
brasiliano fautore della “ pedagogia degli oppressi” che, sostenendo la
restaurazione dell’intersoggettività, si presenta nella sostanza come “pedagogia
dell’uomo”.
E’ pur vero che la sua impostazione didattico – metodologica lo fece
aderire alla costituzione e al coerente sostegno del Movimento di Cooperazione
Educativa, un gruppo professionale di maestri sperimentatori cui va dato il
merito, unitamente all’Associazione Italiana Maestri Cattolici di Maria
Badaloni e di Carlo Buzzi, di avere perseguito e di continuare ad adoperarsi
per l’uguaglianza dei diritti dell’alunno, della cultura dell’accoglienza e del
rispetto della diversità, della libertà di espressione e della partecipazione
democratica.
I nostri nipoti sono idealmente grati a Mario Lodi perché li ha resi
tifosi di Cipì, il passerotto del libro suo più noto che, come ogni bambino, è
curioso, desidera mettersi alla prova, anche affrontando pericoli e gli
inevitabili imprevisti della vita.
E’ questo desiderio di conoscere che lo fa volare alto, che lo rende
intraprendente e che gli consente di scoprire il mondo.
Mario Lodi lascia un monito a quanti di noi continuano a soffrire del
mal di scuola e, soprattutto, alle centinaia di migliaia di insegnanti di ogni
ordine e grado di scuola impegnati nelle tante difficoltà quotidiane: vivere
con orgoglio questa attività professionale, non dimenticare che essa è determinante
per il futuro dei nostri ragazzi e giovani, valorizzare nella mediazione
didattica il ricco patrimonio di
esperienze di cui ogni allievo è portatore anche e, soprattutto, grazie ai
molteplici canali tecnologici coi quali sono a contatto.
E’ un lavoro non semplice ma anche entusiasmante.
Ambrogio Ietto
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