-Luigi,
Comunità Kairòs
La
liturgia presenta per questa domenica il brano della cosiddetta “pesca
miracolosa”, ma l’eccezionalità di tale evento, una pesca in pieno giorno alla
fine di una notte andata a vuoto, non è però il vero nucleo narrativo del brano
evangelico.
Il
centro della narrazione non è pertanto la vicenda di un miracolo, ma
l’esperienza dell’incontro con il Signore, di come un uomo possa cambiare
profondamente la propria vita mettendo in gioco sé stesso, il proprio tempo, le
proprie certezze e i propri averi “sulla parola” di Gesù di Nazareth.
Più
che il racconto straordinario della potenza divina, si tratta della storia
semplice di Simon Pietro, ovvero della chiamata di un uomo che insieme ad altri
compagni di viaggio si imbatte un giorno in Gesù che gli chiede di salire sulla
barca della sua vita e di prendere il largo verso acque profonde.
Faceva
ressa
Il
brano si apre con la folla che “faceva ressa” attorno a Gesù per ascoltare la
parola di Dio (v.1). Tra la gente c’è una grande sete di senso, ciò che le
persone desiderano è la parola di Dio, un incontro con il Dio vivente che
interpella, trasforma l’esistenza, impegna all’avventura della sequela nel
cammino della vita. L’attitudine all’ascolto nell’opera dell’evangelista Luca
costituisce il punto di partenza del cammino di fede. Di fronte alla folla,
Gesù vede due barche da cui erano scesi i pescatori per lavare le reti, sale
sulla barca che era di Simone e gli chiede di scostarsi un pò da terra: lì,
stando seduto, “insegnava alle folle” (v.3). La prima richiesta del Signore è
di essere accolto. Simone che finora è apparso solo intento alle sue attività
lavorative e disinteressato ai discorsi di Gesù alle folle, si trova
inaspettatamente faccia a faccia con Gesù stesso. Il suo primo “sì” al Signore
avviene così, quasi per caso, senza troppa convinzione, senza poter minimamente
prevedere il seguito. La barca, luogo del fallimento per la mancata pesca
durante la notte, diviene ora il luogo da cui Gesù attrae persone all’ascolto
della parola di Dio. I pescatori stanno riponendo gli arnesi di lavoro per la
notte successiva, è di notte, infatti, il tempo propizio per pescare. La
richiesta che Gesù fa a Simone di prendere il largo e di calare le reti per la
pesca rappresenta pertanto una follia, un’assurdità dal punto di vista umano.
Simone oppone a questa richiesta la sua esperienza di pescatore: “Abbiamo faticato
tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (v.5).
Getterò
le reti
Ma
proprio qui interviene il salto della fede: “ma sulla tua parola, getterò le
reti” e Simone accetta la contraddizione che smentisce le sue competenze,
facendo affidamento sulla parola del Maestro. Su questa parola si espone al
rischio di mettere in discussione tutto quello in cui ha creduto fino ad ora
per entrare nella sfera dell’impossibile per l’uomo e del non certo. E così
entra nella sfera di quel Dio che lo ha chiamato proprio nel giorno del
fallimento e nel momento di maggiore difficoltà. Questo faticoso lavoro di
apertura al Signore diverrà però un’occasione di fecondità. Dopo che la rete
gettata sulla parola di Gesù risale dai fondali stracolma di pesci al punto che
1 l’altra barca è chiamata a partecipare di questa grazia sovrabbondante, “e presero
una grande moltitudine di pesci e le loro reti quasi si rompevano” (v.6),
Simone riconosce il suo Signore. E così assistiamo al vero “miracolo”: Simone
riconosce Dio in Gesù e diviene un altro. Quando Simon Pietro avverte questa
vicinanza, cade alle ginocchia di Gesù chiedendogli di allontanarsi, di farsi
nuovamente distante da lui che si riconosce ora peccatore: “Signore,
allontanati da me, perché sono un peccatore” (v.8). Simone, pur avendo già una
conoscenza di Gesù e della potenza della sua parola, non l’ha ancora conosciuto
del tutto e, soprattutto, non ha ancora conosciuto se stesso alla luce del
Signore.
L’incontro
diviene sconvolgimento esistenziale.
La conoscenza del Signore è il percorso di una
vita, è un cammino in divenire, e questo, per ciascun credente come per Simon
Pietro, avviene spesso grazie a una crisi. Egli, che conosceva Gesù nella sua
forza, ora arriva alla conoscenza di sè stesso nella propria debolezza. La
risposta autentica alla chiamata è innanzitutto un andare in profondità nella
conoscenza di sé e del Signore. Simon Pietro viene scelto proprio nel suo
peccato e lo svelamento della sua condizione lo ha reso ancora più vicino a Gesù.
Analogamente accade al profeta Isaia, colto di sorpresa da una teofania, dove
l’incontro col Signore aveva provocato una medesima comprensione della propria
debolezza e del proprio peccato, “uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,5),
ma nonostante tutto Isaia aveva accettato la missione, “eccomi, manda me!” (Is
6, 7), come leggiamo nel testo della prima lettura. E succederà anche
all’apostolo Paolo: “Io non sono degno di essere chiamato apostolo…per grazia
di Dio, però, sono quello che sono” (I Cor, 15,9-10), dal brano della seconda
lettura.
Non
temere
L’invito
finale di Gesù a non temere, rivolto a Simon Pietro, accorcia nuovamente le
distanze, d’ora in poi sarebbe divenuto “pescatore di uomini” (v.10), impegnato
nella missione dell’annuncio della Parola per salvare dal mare del non senso e
dalla disperazione quanti rischiano di annegare. A quelle parole, Simon Pietro
e gli altri “lasciarono tutto e lo seguirono” (v.11), segno di radicalità ed
essenzialità di vita a cui si è chiamati alla sequela di Gesù di Nazareth. Un
lasciare tutto e una perdita che risulterà però un guadagno: “Chiunque avrà
lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il
mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt
19,29). Il ministero degli apostoli non potrà che essere in continuità con ciò
che faceva Gesù: annunciare la Parola di Dio. La comunità cristiana nasce
attorno all’ascolto della Parola di Dio, criterio che fonderà tutte le nuove
relazioni con Gesù. Egli stesso infatti definisce qual è la sua nuova famiglia:
“Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la
mettono in pratica” (Lc 8, 21). A Gesù adesso guardano Simon Pietro e i
compagni con sguardo rinnovato dalla fede all’inizio del cammino che sta per
cominciare e che ripartirà sempre nuovo al termine di ogni fallimento, di ogni
nottata andata a vuoto.
Così, come Pietro, ciascun uomo e ciascuna
donna sta di fronte a Dio con le sue reti vuote in attesa di prendere il largo
sulla sua Parola, verso una salvezza inattesa e una fecondità di vita che si
rivelerà ben più grande delle nostre aspettative.
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