Socrate, Agata e il futuro.
L'arte di invecchiare
con filosofia
di Beppe
Severgnini (Autore)
La vita umana, insegna
l’induismo, si divide in quattro periodi: il primo serve per imparare, guidati
da un maestro; il secondo per realizzare sé stessi; il terzo per insegnare e
trasmettere la conoscenza; l’ultimo, segnato da un progressivo disinteresse
verso le cose materiali, per prepararsi al congedo.
Molti, oggi, non lo
ammettono. Nonostante l’età, continuano a sgomitare, spingere, accumulare.
Inseguono cariche, conferme, gratificazioni sociali. Non sanno rallentare,
ascoltare, restituire.
Con l’aiuto di una nipotina che insegna il
disordine quotidiano (e mette i palloncini sul busto di Socrate), Beppe
Severgnini riflette sul tempo che passa e gli anni complicati che stiamo
attraversando. «Le cose per cui verremo ricordati – scrive – non sono le
cariche che abbiamo ricoperto e i successi che abbiamo ottenuto. Sono la
generosità, la lealtà, la fantasia, l’ironia. La capacità di farsi le domande
giuste.»
Don’t become an old bore,
non diventare un vecchio barbogio: ecco l’imperativo. L’autore invita a
«indossare con eleganza la propria età».
Per farlo serve
comprendere il potere della gentilezza, imparare dagli insuccessi, allenare la
pazienza, frequentare persone intelligenti e luoghi belli, che porteranno idee
fresche. Serve accettare che c’è un tempo per ogni cosa, e la generazione dei
figli e dei nipoti ha bisogno di spazio e incoraggiamento. Non di anziani
insopportabili.
Beppe Severgnini, L'arte di invecchiare. ed. Rizzoli
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