lunedì 10 febbraio 2025

I GUARDIANI DELLA BELLEZZA

 




Il Fondo per l’Ambiente Italiano compie 50 anni. 

Ha l’intelligenza che serve il bene. 

In un mondo che si consuma,

la coscienza si educa anche attraverso la cura.

 

L’intervento del prof. Vito Mancuso al convegno nazionale del Fai

 presso il Teatro alla Scala di Milano per il ’50 di fondazione.

 

-         di Vito Mancuso

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A volte ci si può sentire come l’antico profeta: “Voce di uno che grida nel deserto”. Che senso ha gridare nel deserto? Nessuno, lo fanno solo i pazzi, gli illusi, e appunto i profeti i quali gridano perché non possono non gridare, sia pure solo alla sabbia e al vento, perché sentono arrivare con angoscia il pericolo e dentro una voce insopprimibile li spinge a prendere la parola. Oggi siamo in pericolo. Forse mai come in questo tempo le anime sono state in pericolo. In altre epoche erano i corpi a esserlo, ora lo sono le anime: in pericolo mortale di essere ridotte a “anime morte”, proprio come quelle descritte da Gogol nel suo indimenticabile romanzo … 

Cosa grida il profeta alle anime nel deserto umano che ci circonda? Grida che in questo mondo che passa e passando consuma ogni cosa; in questo mondo che ora fa gioire, ora gemere di dolore fino a voler non essere più; in questo mondo palcoscenico dell’essere e del nulla, non c’è nulla di più grande dell’intelligenza che si pone a servizio del bene. Se c’è una dimensione nella quale è possibile non dico superare, ma per lo meno sopportare, il fluire impietoso e inesorabile di esseri viventi che nascono, crescono, invecchiano, si ammalano e muoiono, tutti necessariamente incatenati dalla brama di cibo e di orgasmo e di un posto sul palcoscenico per poter essere qualcuno, questa dimensione è l’intelligenza a servizio del bene. È la sola possibile liberazione: chi capisce e fa il bene si libera almeno un po’ dalla catena; chi no, no, ne rimane avvinto. 

Volendo sintetizzare in una formula l’unica possibile liberazione, parlo di bontà dell’intelligenza. Raramente le due cose si ritrovano insieme, il più delle volte si hanno uomini buoni ma poco intelligenti, per cui la loro bontà ha tutta l’aria di non essere altro che debolezza, come pensava Nietzsche; oppure si hanno uomini dotati di intelligenza ma senza il minimo scrupolo di farne uso per asservire e umiliare, e che rabbrividiscono alla sola idea di poter passare per buoni. Di contro, io ritengo che la bontà che desidera la luce dell’intelligenza e l’intelligenza che desidera il calore del bene, l’unione armoniosa di queste due dimensioni, sia il vertice a cui la vita di un essere umano possa arrivare. Ho incontrato uomini e donne così, ne parlo per esperienza personale, ho potuto toccare con mano la grazia che li pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il versetto del salmo: “Per i santi che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore”. 

Per chi è il vostro amore? Non dico l’amore come sentimento assoluto del cuore, che è qualcosa di irrazionale e ci fa amare una persona per chissà quale misterioso motivo; non dico l’amore come forza biologica che ci fa amare i nostri figli, i nostri genitori e la nostra patria; no, dico l’amore come devozione della mente, come luce dell’anima, come sommo ideale per cui vivere. Per chi è questo vostro amore? 

Io non sono socio Fai, la mia storia personale mi rende poco incline a ogni forma di tesseramento, ma ho conosciuto abbastanza bene i tre precedenti presidenti del Fai, la fondatrice Giulia Maria Crespi, Ilaria Borletti Buitoni e Andrea Carandini: la loro amicizia è una degli onori più graditi che mi ha riservato la vita. E conosco altrettanto bene l’attuale presidente Marco Magnifico, che ringrazio di cuore per l’onore concessomi di prendere oggi qui la parola. Quindi penso di saper rispondere alla domanda sull’amore intellettuale che pervade la vostra mente: voi amate l’intelligenza che serve il bene e che in questo modo produce bellezza. 

La bellezza non è solo esteriorità. Anzi, le persone che curano solo l’esteriorità e trascurano l’interiorità fino a inaridirla e farla seccare trasmettono una bellezza artificiosa, gelida, falsa. Potrei fare qualche nome di persone bellissime la cui anima è morta e la cui bellezza risulta vana e vuota, ma non è importante, anche voi conoscete persone così. La vera bellezza di un essere umano non può prescindere dall’intelligenza e dalla generosità, dal mistero che ci pervade e che si chiama coscienza; in particolare, coscienza morale. L’avevano capito alla perfezione i più grandi cultori della bellezza che la storia conosca, gli antichi greci, per i quali kalòs, “bello”, era al tempo stesso agathós, “buono”, retto, giusto, operoso. Oggi il concetto che unisce in armonia bene e bellezza è completamente abbandonato, oggi per essere belli occorre essere vincenti e per essere vincenti occorre essere cattivi. Anche in Grecia, mi diceva un amico ateniese, il termine agathós ha assunto il significato negativo di buono nel senso abbastanza spregiativo di buonuomo, di uno di cui quand’ero giovane qui a Milano si diceva che era un pistola. 

La vostra associazione si chiama “Fondo per l’Ambiente Italiano” e il vostro scopo primario consiste nell’educazione: nell’educare la coscienza morale degli italiani tramite la cura della bellezza. Com’è oggi la situazione dell’ambiente italiano a livello umano? Siamo agli ultimi posti in Europa quanto a lettura e a capacità di comprensione, siamo tra i primi quanto a corruzione. Com’è oggi la situazione dell’ambiente umano italiano? 

Attraverso la bellezza il Fai aspira a educare gli italiani al bene e alla giustizia, tornando così a essere degni delle loro grandi sublimi radici. Degni di essere compatrioti di Dante, Leopardi, Manzoni; di Leonardo, Raffaello, Michelangelo; di Monteverdi, Vivaldi, Rossini; di Galileo, Fermi, Maiorana; di Francesco d’Assisi, don Milani, Carlo Maria Martini. Degni di essere compatrioti di Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Degni di essere compatrioti di Giulia Maria Crespi. Voi del Fai non servite i beni che vi vengono affidati come farebbe un’azienda o una semplice fondazione conservativa; no, voi attraverso questi beni e la loro bellezza intendete educare alla vera bellezza che è quella dell’intelligenza che serve e costruisce il bene comune. Di voi oggi l’Italia ha un immenso bisogno. Io vi ringrazio per esserci, e dal profondo del cuore vi auguro di essere ogni giorno di più “voci che gridano nel deserto” per farlo rifiorire.

 

Vito MancusoLa Stampa 8 febbraio 2025


 

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