Ha l’intelligenza che serve il bene.
In un mondo che si consuma,
la coscienza si educa anche attraverso la cura.
L’intervento del prof. Vito Mancuso al convegno nazionale del Fai
presso il Teatro alla Scala di Milano per il ’50 di
fondazione.
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di Vito Mancuso
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A volte ci si può sentire come l’antico
profeta: “Voce di uno che grida nel deserto”. Che senso ha gridare nel deserto?
Nessuno, lo fanno solo i pazzi, gli illusi, e appunto i profeti i quali gridano
perché non possono non gridare, sia pure solo alla sabbia e al vento, perché
sentono arrivare con angoscia il pericolo e dentro una voce insopprimibile li
spinge a prendere la parola. Oggi siamo in pericolo. Forse mai come in questo
tempo le anime sono state in pericolo. In altre epoche erano i corpi a esserlo,
ora lo sono le anime: in pericolo mortale di essere ridotte a “anime morte”,
proprio come quelle descritte da Gogol nel suo indimenticabile romanzo …
Cosa grida il profeta alle anime nel deserto
umano che ci circonda? Grida che in questo mondo che passa e passando consuma
ogni cosa; in questo mondo che ora fa gioire, ora gemere di dolore fino a voler
non essere più; in questo mondo palcoscenico dell’essere e del nulla, non c’è
nulla di più grande dell’intelligenza che si pone a servizio del bene. Se c’è
una dimensione nella quale è possibile non dico superare, ma per lo meno
sopportare, il fluire impietoso e inesorabile di esseri viventi che nascono,
crescono, invecchiano, si ammalano e muoiono, tutti necessariamente incatenati
dalla brama di cibo e di orgasmo e di un posto sul palcoscenico per poter
essere qualcuno, questa dimensione è l’intelligenza a servizio del bene. È la
sola possibile liberazione: chi capisce e fa il bene si libera almeno un po’
dalla catena; chi no, no, ne rimane avvinto.
Volendo sintetizzare in una formula l’unica
possibile liberazione, parlo di bontà dell’intelligenza. Raramente le due cose
si ritrovano insieme, il più delle volte si hanno uomini buoni ma poco
intelligenti, per cui la loro bontà ha tutta l’aria di non essere altro che
debolezza, come pensava Nietzsche; oppure si hanno uomini dotati di
intelligenza ma senza il minimo scrupolo di farne uso per asservire e umiliare,
e che rabbrividiscono alla sola idea di poter passare per buoni. Di contro, io
ritengo che la bontà che desidera la luce dell’intelligenza e l’intelligenza
che desidera il calore del bene, l’unione armoniosa di queste due dimensioni,
sia il vertice a cui la vita di un essere umano possa arrivare. Ho incontrato
uomini e donne così, ne parlo per esperienza personale, ho potuto toccare con
mano la grazia che li pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il
versetto del salmo: “Per i santi che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto
il mio amore”.
Per chi è il vostro amore? Non dico l’amore
come sentimento assoluto del cuore, che è qualcosa di irrazionale e ci fa amare
una persona per chissà quale misterioso motivo; non dico l’amore come forza
biologica che ci fa amare i nostri figli, i nostri genitori e la nostra patria;
no, dico l’amore come devozione della mente, come luce dell’anima, come sommo
ideale per cui vivere. Per chi è questo vostro amore?
Io non sono socio Fai, la mia storia
personale mi rende poco incline a ogni forma di tesseramento, ma ho conosciuto
abbastanza bene i tre precedenti presidenti del Fai, la fondatrice Giulia Maria
Crespi, Ilaria Borletti Buitoni e Andrea Carandini: la loro amicizia è una
degli onori più graditi che mi ha riservato la vita. E conosco altrettanto bene
l’attuale presidente Marco Magnifico, che ringrazio di cuore per l’onore
concessomi di prendere oggi qui la parola. Quindi penso di saper rispondere
alla domanda sull’amore intellettuale che pervade la vostra mente: voi amate
l’intelligenza che serve il bene e che in questo modo produce bellezza.
La bellezza non è solo esteriorità. Anzi, le
persone che curano solo l’esteriorità e trascurano l’interiorità fino a
inaridirla e farla seccare trasmettono una bellezza artificiosa, gelida, falsa.
Potrei fare qualche nome di persone bellissime la cui anima è morta e la cui
bellezza risulta vana e vuota, ma non è importante, anche voi conoscete persone
così. La vera bellezza di un essere umano non può prescindere dall’intelligenza
e dalla generosità, dal mistero che ci pervade e che si chiama coscienza; in particolare,
coscienza morale. L’avevano capito alla perfezione i più grandi cultori della
bellezza che la storia conosca, gli antichi greci, per i quali kalòs, “bello”,
era al tempo stesso agathós, “buono”, retto, giusto, operoso. Oggi il concetto
che unisce in armonia bene e bellezza è completamente abbandonato, oggi per
essere belli occorre essere vincenti e per essere vincenti occorre essere
cattivi. Anche in Grecia, mi diceva un amico ateniese, il termine agathós ha
assunto il significato negativo di buono nel senso abbastanza spregiativo di
buonuomo, di uno di cui quand’ero giovane qui a Milano si diceva che era un
pistola.
La vostra associazione si chiama “Fondo per
l’Ambiente Italiano” e il vostro scopo primario consiste nell’educazione:
nell’educare la coscienza morale degli italiani tramite la cura della bellezza.
Com’è oggi la situazione dell’ambiente italiano a livello umano? Siamo agli
ultimi posti in Europa quanto a lettura e a capacità di comprensione, siamo tra
i primi quanto a corruzione. Com’è oggi la situazione dell’ambiente umano
italiano?
Attraverso la bellezza il Fai aspira a
educare gli italiani al bene e alla giustizia, tornando così a essere degni
delle loro grandi sublimi radici. Degni di essere compatrioti di Dante,
Leopardi, Manzoni; di Leonardo, Raffaello, Michelangelo; di Monteverdi,
Vivaldi, Rossini; di Galileo, Fermi, Maiorana; di Francesco d’Assisi, don
Milani, Carlo Maria
Martini. Degni di essere compatrioti di Rosario Livatino, Giovanni
Falcone, Paolo Borsellino. Degni di essere compatrioti di Giulia Maria Crespi.
Voi del Fai non servite i beni che vi vengono affidati come farebbe un’azienda
o una semplice fondazione conservativa; no, voi attraverso questi beni e la
loro bellezza intendete educare alla vera bellezza che è quella
dell’intelligenza che serve e costruisce il bene comune. Di voi oggi l’Italia
ha un immenso bisogno. Io vi ringrazio per esserci, e dal profondo del cuore vi
auguro di essere ogni giorno di più “voci che gridano nel deserto” per farlo
rifiorire.
Vito Mancuso, La Stampa 8
febbraio 2025
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