sabato 14 giugno 2025

UNO e TRINO

 


*Domenica 15 giugno*


Solennità 

della SS Trinità


Gv 16,12-15

 

Meditazione Di S.B. Card. Pizzaballa

 Nel brano di Vangelo di oggi (Gv 16,12-15) ascoltiamo che Gesù, parlando dello Spirito Santo, ripete per due volte un’espressione un po’ particolare. Dice infatti che lo Spirito “prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,14.15).

Per provare a comprendere ciò che Gesù vuole dirci con quest’espressione, facciamo un passo indietro e arriviamo ad un brano dell’Antico Testamento in cui vediamo una situazione opposta rispetto a ciò di cui Gesù sta parlando.

Il brano in questione è Genesi 3,1-12. Dio aveva appena creato l’uomo ed era entrato in dialogo con lui. Il brano è noto: Dio consegna all’uomo tutta la creazione bella che era appena uscita dalle sue mani e, attraverso il comando riguardo all’albero della conoscenza del bene e del male, gli chiede però di rimanere in un atteggiamento mite, l’atteggiamento di chi non possiede nulla, ma tutto accoglie come dono. L’atteggiamento filiale di chi sa di non essere il padrone di tutto.

Ad un cero punto, però, compare il serpente e anch’esso entra in dialogo con la donna. Riprende le parole di Dio, ma non lo fa rispettando il pensiero di Dio. Ci aggiunge parole sue: piccole parole, insidiose, che bastano a generare nella donna il sospetto che Dio sia diverso da come si era manifestato nel giardino.

Dio aveva detto che l’uomo poteva mangiare di tutti gli alberi del giardino, tranne uno (“Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino” - Gn 2,16-17); il serpente chiede se è vero che non devono mangiare di nessun albero del giardino (“È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?” - Gn 3,1). Le parole cambiano di poco, ma il senso cambia completamente.

Il serpente vuole separare l’umanità dal suo creatore, e lo fa dicendo parole che generano nel cuore dell’uomo una menzogna, un’immagine distorta di Dio. Ma non si tratta solo di un’immagine distorta di Dio. Ad essa, infatti, corrisponde un’immagine distorta dell’uomo, che cessa di essere una creatura amata, e vive nel senso di colpa, nell’inganno di chi deve riconquistare la benevolenza di Dio.

Quest’immagine rimane impressa nel profondo della memoria umana, e dilaga velocemente, come solo la menzogna sa fare. Per cui l’uomo diventa incapace di portare il peso della verità (“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” - Gv 16,12) e diventa schiavo di una menzogna, dalla quale da solo non riesce a liberarsi.

Cosa può portare di nuovo l’uomo alla verità di sé, alla verità di Dio? È ciò che Gesù descrive nel Vangelo di oggi.

Lo Spirito non fa come il serpente: non aggiunge nulla alle parole di Gesù e non toglie nulla. Non ci mette del suo, perché vive nella stessa realtà di Gesù, perché sa che sono parole vere, che bastano alla salvezza dell’uomo. Quelle parole sono anche sue.

Allora può prenderle, perché nella Trinità tutto è in comune, e ci si dona reciprocamente gloria prendendo l’uno dall’altro, senza timore. Se tutto è in comune, posso prendere ciò che è dell’altro e non gli tolgo nulla, anzi: così facendo, confermo la verità della comunione che ci unisce.

Per l’uomo questo modo di vivere è un peso, una fatica: se qualcuno ci toglie qualcosa ci sentiamo mancanti, defraudati.

Nella Trinità è il contrario. Allora l’opera di Dio è portarci pian piano dentro questo nuovo modo di vivere e di pensare, quello della comunione.

L’umanità che ascolta le parole menzognere del serpente si trova alla fine isolata, povera e dispersa.

L’umanità che accoglie le parole di Gesù, quelle che lo Spirito prende e fa vivere in noi, ritrova la verità di sé e la verità di Dio. La verità della comunione e dell’amore reciproco, che rende l’umanità ricca di bene, di relazioni, di vita.

Questa è la “cosa futura” di cui parla Gesù (“lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” - Gv 16,13): ci è data, ma va accolta ogni giorno, sta davanti a noi come l’unica cosa che non passa, che rimane anche quando tutto il resto viene meno.

 

+ Pierbattista

Patriarcato Latino di Gerusalemme

 

 

 

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