- Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Padre Ermes Ronchi
commenta il brano del Vangelo di domenica 21 agosto 2022
Signore, sono pochi
quelli che si salvano? “Salvarsi”: parola che capisce solo chi sta affogando o
chi si è perso, e di cui non si vede il fondo. Con la “parabola” di oggi, Gesù
aggiunge un altro capitolo al suo racconto della salvezza, parla di una porta,
di una casa sonante di festa, di gente accalcata che chiede di entrare.
Una casa, prima di tutto:
una casa grande, grande quanto il mondo: verranno da oriente e da occidente, da
settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. La salvezza
è una casa che risuona di una confusione multicolore, dove sono approdate le
navi del sud e le carovane d’oriente.
Quella casa sembra quasi
il nodo alle trasversali del mondo, il centro di gravità della storia,
l’approdo. Così ci racconta la salvezza, come una casa piena di festa, casa
fatta tavola, casa fatta liturgia di volti e di occhi lucenti attorno al
profumo del pane e alle coppe del vino: “entra, siediti, è in tavola la vita!”.
Per star bene, tutti noi
abbiamo tutti bisogno di poche cose: un po’ pane, un po’ d’affetto, un luogo
dove sentirci a casa (G. Verdi), non raminghi o esuli, non naufraghi o
fuggiaschi, ma con il caldo di un fuoco, difesi da una porta che spinge un po’
più in là la notte.
La porta piccola
Una sottile angoscia ci
coglie accalcati a quella porta che Tu dici stretta, disillusione che cresce
quando, da stretta, diventa chiusa; quando la voce, che ho ascoltato, che mi è
familiare, da dentro risponde: «Non vi conosco».
Tutta la vita a cercarti, e ora sei Tu che ci
allontani?
Due immagini potenti: un
angusto pertugio a sbarrare la folla che preme per entrare. Poi, oltre la
soglia, una calca multicolore e multietnica: verranno da oriente e da
occidente, da nord e da sud e siederanno a mensa.
Porta stretta che
stranamente si apre su una festa. Stretta quindi piccola, come i bambini e i
poveri, veri principi del Regno; stretta perché a misura dell’uomo nudo ed
essenziale che dovremmo essere, che per passare lascia giù tutto ciò che
gonfia: ruoli, portafogli, elenchi dei meriti e bagagli inutili.
Una porta larga, invece,
è cercata da chi crede di avere addosso l’odore di Dio, un lasciapassare di
incensi, riti e preghiere. Ma quando la grande porta verrà chiusa, inizierà per
loro la crisi.
Voi busserete, e il
Signore dirà: non so chi siete, avete false credenziali e io non vi conosco.
Vantate cose che contano poco: abbiamo mangiato con te, eravamo in piazza ad
ascoltarti; perché non apri? Non so di dove siete, venite da un mondo che non è
il mio.
Quando è fede e quando è
religione? “Fede è quando fai te sulla misura di Dio; religione è quando
fai Dio a tua misura” (Turoldo).
Sono pochi quelli che si
salvano? Gesù non risponde sul numero, ma su chi. Quella porta è stretta non
perché egli cerchi sforzi e sacrifici. E’ stretta perché piccola, a misura di
bambino. Se guardi i tuoi meriti è strettissima e non passi; se guardi alla
bontà del Signore, come un bambino che si fida del padre, la stessa porta sarà
larghissima.
L’epilogo della piccola
parabola racconta una sala piena, dove la piccola porta stretta era
sufficiente. Era stretta, ma bella: la grande sala infatti riverbera simboli di
festa. Vengono da lontano come folla, ed entrano. Non sono migliori di noi, non
hanno più meriti di noi. Viene sfatata l’idea della porta stretta solo per i
più bravi. Tutti possono passare, per la misericordia di Dio.
Non mi illudo, la cruna
dell’ago non sarà mai alla portata né dei vicini, né dei lontani. Ma Cristo non
si merita, si accoglie in un mondo finalmente altro, dove Dio gioisce vedendo i
figli diventare fratelli alla stessa tavola. E se lo accolgo, diventerò come
lui: punto di passaggio, terra attraversata, piccola porta per la quale vita va
e vita viene.
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