di ragioni
per essere meno soli
Un recente saggio di Novella Varisco prosegue la riflessione e la lezione di Adelino Cattani.
Il
dibattito argomentato è una palestra formativa per tutti i giovani
Docenti e studenti di
diverse scuole sono stati conquistati negli ultimi anni dal Dibattito
argomentato e regolamentato. Partecipano a tornei nazionali, disputano nelle
classi, si allenano per competere. Il dibattito argomentato nasce dalla
passione educativa e dall’entusiasmo coinvolgente di Adelino Cattani. Docente
di Teoria dell’argomentazione all’Università di Padova, studioso a livello
internazionale, ha costruito un protocollo di dibattito che favorisce la
maturazione di competenze di cittadinanza e non solo.
Cattani è un novello
Isocrate, seguito da assistenti e studenti, che desiderano imparare un modo di
stare al mondo caratterizzato da impegno civile e ascolto attivo dell’altro.
Nel mare magnum dell’insipienza, delle frasi fatte e del politichese senza
fibra morale, il suo sasso nello stagno, di amante del destino della polis, è
un invito a tutti ad argomentare con forza, serietà e lealtà le proprie
ragioni. Nel nome del pluralismo e della convivenza civile, le proprie tesi,
rigorosamente approfondite, devono essere in grado di reggere alle obiezioni
critiche dell’altro. Imparare a dibattere significa sfuggire, nella sua ottica,
alla rissa astiosa e all’irenismo quietista in cui “tutte le vacche sono nere”.
All’interno del mondo
della Palestra di botta e risposta (sito internet) costituito da Cattani, oggi,
si registra un nuovo contributo di valore fondamentale. Si tratta del libro di Novella
Varisco, Viva la polemica viva. Imparare a discutere in modo efficace e
appassionato nella scuola e nella vita (Dino Audino editore, Roma 2021).
Nel testo, la ricercatrice e docente nei licei, studiosa di filosofia
medievale, sottolinea l’importanza della controversia come momento di crescita,
di affinamento delle tesi e di accettazione delle posizioni altrui. Una scuola
di democrazia particolarmente attuale in un periodo in cui si tende a
scomunicare sic et simpliciter l’argomentazione altrui o a demolire l’altro, in
una sorta di disputa infelice che disorienta l’uditorio. E d’altro canto i
chiacchiericci televisivi fatti di argomentazioni risibili, fallacie
insostenibili e mancato approfondimento delle fonti sono all’ordine del giorno.
Il bel lavoro di Varisco
è, perciò, un efficace antidoto contro le semplificazioni e i muri mentali. È
una scuola, un invito alla scuola, al lavoro di messa alla prova di ciò che si
ritiene valido e importante. Non si tratta di relativizzare la propria idea su
un argomento, ma di studiarne la complessità, i pro e i contra. “La polemica,
infatti, è una competizione tra due o più interlocutori che sostengono
posizioni inconciliabili e che si impegnano a ottenere, attraverso i loro
discorsi, l’approvazione dell’uditorio. Non è quindi finalizzato alla
risoluzione di conflitti, ma è lo spazio entro cui le parti esprimono le
proprie divergenze, cercando di far aderire il pubblico, attraverso le armi
della dialettica, alla propria posizione”.
L’autrice sostiene, poi,
che in un mondo in cui si discute animatamente di tutto, nessuno insegna a
disputare. Ritiene, perciò, necessario fare tesoro della lezione aristotelica
del giusto mezzo. Bisogna evitare i due estremi, “quello per eccesso di fornire
una lista completa di istruzioni per diventare campioni capaci di vincere
qualsiasi confronto dialettico, e quello, per difetto, di ritenere la capacità
di discutere una dote naturale che non può essere insegnata” (p. 26).
Il dibattito non è però
una semplice tecnica tendente all’efficacia e alla riuscita. Non è un mezzo per
giungere a un’opinione comunemente accettata, perché la più probabile. Esso ha
a che fare, fin dall’inizio, con la vita buona. L’autrice cita, perciò,
Demostene: “Conviene quindi che voi vogliate cose buone, e così tutto andrà
bene; infatti, in tal modo o nessuno terrà più discorsi cattivi, oppure se
qualcuno lo farà, non ne trarrà vantaggio, perché non troverà chi si lasci
persuadere” (p. 29).
Nella sua articolata
complessità, inoltre, il libro fornisce aiuti e strumenti su “come dare ragione
delle proprie ragioni”. A partire dalla lezione di Toulmin, vengono sviluppate
mappe per costruire tesi fondate nel pensiero critico e poi viene proposto un
test per riconoscere le fallacie, cioè gli errori di ragionamento. Nel quinto
capitolo, infine, troviamo materiali operativi per addestrarsi al dibattito.
Come imparare a comunicare, ad argomentare e a dibattere. Esercizi, attività da
proporre in classe, temi controversi di discussione. Un vademecum utilissimo
per allenare e allenarsi al cimento e alla palestra di dibattito.
Il lavoro innovativo di
Varisco, ideatrice della Rete Il dibattito fa scuola, costituisce un
punto molto importante per la formazione di docenti, studenti e non solo.
Durante la pandemia, infatti, su piattaforma on line e in presenza, quando
possibile, studenti di diversi licei italiani si sono trovati a dibattere con
altri coetanei. Hanno vinto la timidezza relativa al parlare in pubblico, hanno
cooperato tra loro, hanno instaurato rapporti collaborativi e affettivi con i
docenti allenatori, hanno conosciuto altri giovani. Momenti nuovi, belli, di
rottura dell’assedio della solitudine. Un piccolo punto di luce interessante,
in questi tempi complicati.
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