Il prefetto del Dicastero
per la Comunicazione è intervenuto al Signis World Congress, Congresso mondiale
dell' Associazione cattolica per la comunicazione, che quest’anno si tiene a
Seul alla presenza di circa 300 partecipanti da 31 Paesi. “L'unico modo per
rispondere alla sfida della tecnologia è quello di non pensarla come un
idolo"
Ci sono cose che la tecnologia
non può sostituire. “Come la libertà. Come il miracolo dell’incontro fra le
persone, la sorpresa dell’inatteso, la conversione, lo scatto dell’ingegno,
l’amore gratuito”. È quanto ha affermato Paolo Ruffini, intervenendo in
apertura del Congresso mondiale della rete cattolica “Signis”, associazione
internazionale per i professionisti cattolici nell’ambito della comunicazione.
L’evento, incentrato quest’anno sul tema "Pace nel mondo digitale",
si svolge a Seul fino al prossimo 18 agosto e vede riuniti circa 300
partecipanti giunti da tutti i continenti. Proprio la capitale sudcoreana si
prepara ad essere la prima città a varcare - come città - il confine del
meta-verso e a rendere più efficienti i propri servizi.
Iperconnessi ma anche soli
Il prefetto del Dicastero
per la Comunicazione ha ricordato che la tecnologia, frutto dell’ingegno umano,
permette oggi cose - come le teleconferenze, la telemedicina, l’e-commerce -
“che erano impensabili solo pochi decenni fa”. Ma il paradosso del nostro
tempo, ha sottolineato, è che “siamo iperconnessi e anche soli”. “Il problema è
esattamente qui. Quando non c’è più comunicazione, ma solo connessione”. È
allora che “bisogna mettersi in discussione, fare un esame di coscienza
personale e collettivo”. E rispondere ad alcune domande. Come è possibile
essere allo stesso tempo iperconnessi, e terribilmente soli? Cosa manca alla
nostra connessione per colmare questa solitudine? “L’unico modo per rispondere
alla sfida della tecnologia – ha detto Paolo Ruffini - è quello di non pensarla
come un idolo. Ma anche di non demonizzarla. Di non credere le sia affidato il
compito di redimere l’umanità. Ma anche di non pensare che dipenda da essa la
sua perdizione”.
La felicità non si compra
Paolo Ruffini ha inoltre
ricordato che nel 2014 proprio nella Repubblica di Corea Papa Francesco,
rispondendo ad una ragazza durante l’incontro con i giovani nel Santuario di
Solmoe, aveva sottolineato che “la felicità non si compra”. “E quando tu compri
una felicità - aveva aggiunto il Pontefice - poi te ne accorgi che quella
felicità se n’è andata… Non dura la felicità che si compra. Soltanto la
felicità dell’amore, questa è quella che dura”. “Il consumismo – ha poi
affermato Paolo Ruffini - scambia la soddisfazione a breve termine con la
felicità più profonda e duratura”. “Noi sappiamo di non essere solo dei
consumatori. E tantomeno degli oggetti da consumare. Noi sappiamo benissimo che
solo una relazione, una connessione fondata sull’amore può renderci meno soli,
può durare, può renderci felici”. “E l’amore - ha osservato il prefetto del
Dicastero per la Comunicazione - si basa su questa fragilità suprema che è il
sentire il bisogno di amore, di amare e di essere amati, di donare e di
donarsi. Qui è la radice di ogni comunicazione. Per questo la connessione da
sola non basta”.
I rischi delle social network communities
Nel suo intervento Paolo
Ruffini si è poi soffermato sulle social network communities. Come ha scritto
Papa Francesco nel suo messaggio per la 53.ma giornata delle comunicazioni
sociali, queste reti non sono automaticamente sinonimo di comunità: “Troppe
volte la loro identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti
dell’altro, di chi è estraneo al gruppo”. “Troppe volte si definisce a partire
da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce. Dà spazio al sospetto e allo
sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri)”. “E
quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa una vetrina in cui
esibire il proprio narcisismo”.
Un nuovo umanesimo
La sfida del buon
giornalismo, che è anche la sfida di Signis, è quella di “trovare vie nuove per
una nuova comunicazione”, di contaminare i generi e i linguaggi “puntando sul
dialogo piuttosto che sul marketing delle idee, sull’intelligenza come
categoria morale piuttosto che sul moralismo fanatico della folla”. “Serve
creatività – come ha detto recentemente il Papa in Quebec - per raggiungere le
persone laddove vivono, trovando occasioni di ascolto, di dialogo e di
incontro. Occorre ritornare all’essenzialità e all’entusiasmo degli Atti degli
Apostoli”. I comunicatori cattolici, i giornalisti cattolici, tutti gli uomini
e le donne di buona volontà impegnati “sul fronte difficile e grandioso che è
la comunicazione possiamo essere protagonisti di un nuovo umanesimo, incarnato
in comunità attive e partecipate, esempio di una nuova idea di cittadinanza”.
Incontri in presenza,
conferenze virtuali sull’uso dei media, tra cui i social media. È questo
l’orizzonte verso cui si orientano quest’anno i lavori del Signis World
Congress. “L’uso dei media digitali,
specialmente dei social media – si legge nel messaggio inviato nel mese di
giugno del 2022 da Papa Francesco in vista di questo Congresso - ha sollevato
un gran numero di questioni etiche serie che richiedono un giudizio saggio e perspicace da parte dei comunicatori
e di tutti coloro che si occupano dell’autenticità e della qualità delle
relazioni umane. A volte e in alcuni luoghi, i siti dei media sono diventati
ambiti di tossicità, incitamento all’odio e notizie false. Nell’affrontare
questa sfida, Signis può svolgere un ruolo importante attraverso l’educazione
ai mezzi di comunicazione e una rete di media cattolici, e combattendo bugie e
disinformazione".
Vatican News
Nessun commento:
Posta un commento