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sabato 18 gennaio 2025

AL CUORE DELLA RIFORMA DELLA SCUOLA


 Il problema non è la Bibbia, ma la rinuncia alla interdisciplinarità

 Il ministro Valditara ha svelato i contenuti delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo di istruzione. Tra le novità ci sono l’inserimento facoltativo del latino, l’abolizione della geostoria, il maggior spazio allo studio della storia dei popoli italici. Ma cosa c'è di veramente nuovo nella proposta?

In dialogo con il pedagogista Italo Fiorin

 

di Rossana Certini

 Perché sono state presentate come nuove proposte delle indicazioni che sono già presenti nella scuola italiana?». Questa la domanda che si pone Italo Fiorin dopo che il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha anticipato i contenuti delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo di istruzione, messe a punto da una commissione di esperti coordinata da Loredana Perla e che dovrebbero essere introdotte dall’anno scolastico 2026-27. Fiorin, pedagogista, presiede la Scuola di alta formazione Educare alla solidarietà e all’incontro – Eis della Lumsa di Roma ed è stato il coordinatore della commissione che ha steso le indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione nel 2007 e presidente del Comitato scientifico nazionale delle Indicazioni nazionali nel 2012. La sintesi giornalistica del “Dio, patria, Bibbia e latino” con lui non tiene, ma pure a lui sfugge la preoccupazione che «le “nuove” indicazioni avessero solo l’intento di imprimere alla scuola una direzione nazionalistica e nostalgica».

Proposte interessanti ma non nuove

Tra le novità annunciate dal ministro c’è l’inserimento del latino nel curricolo a partire dalla scuola secondaria di primo grado, l’abolizione della geostoria, la centralità dello studio della letteratura italiana, filastrocche e grammatica alla primaria, più spazio alla storia e ai popoli italici.

«Fino ad oggi», prosegue Fiorin, «nulla ha mai vietato agli insegnanti di introdurre letteratura e racconti nelle classi della scuola dell’infanzia. Perfino il latino può essere già inserito nei programmi scolastici del primo ciclo. Tra i temi annunciati dal ministro ci sono proposte interessanti, che però non sono nuove. E ce ne sono altre che si auspica non siano così come appaiono dalle parole di un’intervista».

Abolizione della geostoria o dell’interdisciplinarità?

Per quanto riguarda l’abolizione della geostoria, per esempio, Fiorin osserva che «non è chiaro a cosa si riferisca il ministro, visto che già oggi nel primo ciclo geografia e storia sono due materie distinte. La materia geostoria non è presente nel primo ciclo, ma solo alla secondaria di secondo grado. Viene allora il dubbio che il ministro si riferisca all’approccio interdisciplinare tra storia e geografia». E allora sì che Fiorin vede un problema: «Valditara ci sta dicendo che si prevede un ritorno all’insegnamento di una geografia descrittiva solo del territorio? Perché questo è un approccio ormai superato. La geografia moderna deve necessariamente presentare il paesaggio nell’interazione con l’uomo. Conoscere il deserto in sé ha poco significato. Invece, conoscere le condizioni umane che questo paesaggio desertico genera è un modo contemporaneo di trasmettere la geografia, che però non può prescindere dalla storia». Il timore allora è che si stia immaginando il superamento dell’approccio multidisciplinare, orientato al dialogo tra le discipline, a favore di una semplificazione della didattica che – sottolinea Fiorin – «nei fatti è una frammentazione che riporterebbe la scuola indietro di anni».

Un altro tema che si legge in filigrana nelle parole del ministro è quello della cittadinanza che, osserva Fiorin, «sembra essere ancorata all’italianità. Ma nella realtà del quotidiano la cittadinanza è mondiale o addirittura planetaria. Voglio dire che oggi esistono cittadinanze interconnesse, che hanno il grande valore di consentire di condividere le responsabilità individuali verso la comunità che abita il nostro pianeta. Quindi non è la presenza del tema della cittadinanza nelle parole del ministro a preoccupare ma, nuovamente, come il tema è posto».

Nel nostro sistema scolastico, che riconosce l’autonomia degli istituti, le indicazioni nazionali hanno la funzione di essere il riferimento per la programmazione di ogni singolo docente. L’insegnante, spiega Fiorin, «è un professionista che – guidato dalle Indicazioni nazionali – stila il programma per la sua classe tenendo conto anche del contesto territoriale. Trovo, quindi, improprio che le indicazioni nazionali, così come descritte dal ministro, entrino nel dettaglio della didattica, invitando per esempio ad imparare a memoria poesie e filastrocche. Per non parlare del fatto che questi sarebbero metodi di insegnamento che appartengono al passato».

Testi sacri non come appartenenza, ma come riflessione

Sul tema della conoscenza della Bibbia inteso «come testo della nostra tradizione, che tra l’altro ha ispirato numerose opere di letteratura, musica, pittura e influenzato il patrimonio culturale di molte civiltà» (sono parole della sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, che fa parte della Commissione che sta definendo le Indicazioni nazionali) Fiorin osserva che «ovviamente non c’è nulla di sbagliato nell’introdurre testi di natura religiosa che sono, anche, di rilevanza culturale e letteraria. Il problema è, anche questa volta, il modo in cui viene presentata l’introduzione dei testi biblici. Sembra una proposta che ha l’obiettivo di affermare l’identità e l’appartenenza specifica. Invece avremmo bisogno di far leggere ai nostri ragazzi diversi testi religiosi per confrontarli, riflettere e lavorare insieme per superare le differenze».

Infine, conclude Fiorin: «la sensazione è che nelle parole del ministro il grande cambiamento sia quello di un ritorno a una visione nazionalista

Ora attendiamo di leggere il documento ufficiale».

 Vita

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venerdì 17 gennaio 2025

SCUOLA. UNA RIFORMA DA CESTINARE ?


IL PROGETTO 

DI RIFORMA

 DELLA

 SCUOLA

 


 - di Giuseppe Savagnone*


Il significato e i limiti di una proposta

L’intervista in cui il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato il suo progetto di riforma della scuola, nella fascia dai 3 a 14 anni, ha suscitato vivaci reazioni di segno opposto.

Prima di entrare nel merito è il caso, però di chiarire quello che in molti interventi giornalistici non è stato rilevato, dando luogo, come spesso purtroppo accade, a un’informazione confusa e distorta.

Molti titoli parlano di «nuovi programmi», che dovrebbero entrare in vigore a partire dall’anno scolastico 2026-2027. In realtà, in base al principio dell’autonomia, i programmi dovranno farli le scuole.

Quelle che il ministro ha illustrato sono solo le «linee guida», in base a cui esse dovranno elaborarli, secondo la loro discrezionalità. Così, per esempio, quella che vedremo essere una delle innovazioni più discusse, la reintroduzione del latino alle medie, è solo facoltativa e dipenderà dai singoli istituti la scelta. Saranno loro, non il ministro, a fare effettivamente la riforma.

Questo, però, significa anche che essa non si può affidare solo a progetti culturali proposti dall’alto, la cui realizzazione sarà comunque condizionata dalle gravi carenze strutturali di un sistema scolastico che, per fare solo un esempio, paga i suoi insegnanti la metà dei loro colleghi tedeschi e comunque molto meno della maggior parte dei paesi europei.

Ma cambiare davvero le cose a questo livello sarebbero necessari degli investimenti che il nostro attuale governo, preso da altre priorità, non sembra avere alcuna intenzione di fare.

Una seconda precisazione importante riguarda il fatto che quella del ministro è solo una proposta che, entro la fine di marzo 2025, sarà sottoposta a un confronto pubblico, coinvolgendo scuole, associazioni e corpi intermedi, prima della sua entrata in vigore.

Vi è dunque lo spazio per un confronto che dovrebbe coinvolgere l’intera società, troppo spesso molto distratta sui temi riguardanti la scuola, come se dalla riuscita del suo compito educativo nei confronti delle nuove generazioni non dipendesse il nostro futuro – così come dal suo evidente fallimento, in questi ultimi decenni, dipendono molti dei guai del nostro presente.

Un coro di critiche

Detto ciò, i punti della proposta del ministro che hanno suscitato le più accese polemiche sono: la reintroduzione dell’insegnamento facoltativo del latino nella scuola media, l’introduzione di quello della Bibbia – nel contesto di un accostamento al mondo della mitologia greco-romana e nordica – nella primaria e l’introduzione, al posto della geo-storia (sintesi di storia e geografia, attuata dal ministro Germini), di una «grande narrazione» che privilegi «la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente».

Molte le critiche. «Bibbia, storia italica e latino alle medie: la scuola sovranista», è stato il titolo del «Manifesto». E sotto: «La scuola come un “Piccolo mondo antico” per la destra reazionaria al governo». «Questa riforma Valditara non ascolta i nostri giovani», ha titolato «Repubblica».

Sui social si sono riversati messaggi sarcastici: «Nella scuola pubblica torna il latino alle medie e lettura della Bibbia, poi una specializzazione a scelta tra assalto alla diligenza, rabdomanzia e caccia alle streghe». E ancora: «Invece di potenziare le materie scientifiche, concentrarsi sull’educazione digitale, lavorare per ridurre le ripetizioni che portano a rifare gli stessi argomenti a ogni ciclo scolastico, Valditara pensa di reintrodurre il latino e le poesie a memoria. Salvate la scuola!».

Aspramente negative anche le reazioni provenienti dal movimento studentesco: «L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo, che si prova a nascondere con la scusa dello studio delle “radici della cultura italiana” che sappiamo invece essere molto più ampia», ha commentato Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.

Ma a pronunziarsi duramente sono stati anche esponenti del mondo politico, in particolare dell’opposizione. Così così gli esponenti del M5S in commissione cultura alla Camera e al Senato: «Questo ministro continua a perpetrare una visione retrograda dell’istituzione scolastica, che anziché accompagnare gli studenti nel nuovo millennio sembra proiettarli direttamente agli anni ’50. Saremo al fianco degli studenti e dell’intera comunità scolastica contro il progetto di riportare la scuola indietro di ottant’anni»

E la deputata del Partito Democratico Ilenia Malavasi ha dichiarato a Euractiv che le proposte l’hanno sconvolta e avvilita. Le ha descritte come una concezione dell’istruzione obsoleta e ripiegata su se stessa e ha accusato il governo di usare il sistema scolastico come «strumento di controllo di massa».

Quasi a confermare le accuse di una deriva retorica sovranista è arrivata la dichiarazione di Alessandro Amorese, capogruppo di FdI in commissione Cultura e Istruzione alla Camera: «Grazie al governo Meloni i nostri studenti avranno così l’occasione di riscoprire quell’immenso patrimonio letterario e culturale che ha reso la nostra Nazione grande, celebre e soprattutto fonte di ispirazione in tutto il mondo: un patrimonio ed una identità più forti di qualsiasi deriva woke».

I lati positivi e quello negativo della proposta

Ma, a mettere in guardia dal ricadere nella consueta contrapposizione destra-sinistra, sono state valutazioni positive provenienti anche da voci non sospette, come quella di Luciano Canfora che, su «La Stampa», ha spiegato di essere d’accordo sulla reintroduzione del latino e l’eliminazione della geo-storia: «Il latino serve, come scriveva Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere, per imparare a studiare. Una stupidaggine considerarlo ‘di destra’». Quanto alla geo-storia, per il noto studioso essa è solo un «mostro creato dalla ministra Gelmini: geografia è sacra ma deve essere una materia distinta e altrettanto lo deve essere la storia».

Soprattutto, però, non vanno dimenticati gli aspetti più importanti della proposta di Valditara, che sono stati oscurati dalle polemiche dei critici. Uno dei punti focali della riforma è il miglioramento delle competenze linguistiche degli studenti delle elementari e medie a partire da una maggiore valorizzazione della letteratura e della grammatica.

Da qui l’introduzione della lettura di testi letterari fin dalla scuola primaria: «L’insegnamento della letteratura sin dalla prima elementare, in modalità adeguata alla giovane età degli studenti», ha detto il ministro, «deve far sì che gli allievi prendano gusto alla lettura e imparino a scrivere bene. Si è scelto di rafforzare l’abilità di scrittura che è quella più in crisi delle abilità linguistiche».  

Su questa linea anche la valorizzazione dello studio della grammatica: «E’ importante trasmettere all’allievo, fin dall’inizio, la consapevolezza del valore della correttezza linguistica e formale, dell’ordine e della chiarezza nella comunicazione».

Peraltro, il contatto con i libri – abituando alla lettura fin da piccoli ragazzi che ormai sono abituati a comunicare solo attraverso il cellulare – serve non solo a curare la capacità di scrivere, ma anche quella di leggere e capire i testi.

Oggi, secondo gli ultimi rapporti, il 35% degli italiani adulti (tra i 16 e i 65 anni) sono incapaci di comprendere una frase scritta in modo breve e semplice.

Affrontare questa deriva è compito della scuola e che essa finalmente se ne faccia carico, dopo una lunga latitanza, non è una innovazione “di destra” e tanto meno “conservatrice”, anzi, ponendo le basi per una cittadinanza più consapevole e più capace di valutazioni critiche, non può che favorire future dinamiche di progresso sociale e civile.

Più che opportuno anche il proposito di rivalutare l’apprendimento di poesie a memoria, per potenziare una facoltà oggi quasi atrofizzata, e quello di avvicinare i bambini, fin dalla prima elementare, alla musica.

L’aspetto gravemente negativo della proposta di Valditara è, invece, l’enfasi sul carattere nazionale, europeo ed occidentale che l’insegnamento della storia dovrebbe avere, come se essere pienamente italiani, europei ed occidentali escludesse l’essere cittadini del mondo.

Qui sì siamo davanti a una prospettiva che confonde l’identità di un popolo con il suo isolarsi e contrapporsi agli altri, almeno a quelli che hanno una cultura e una pelle diversa. Già questo è un grave limite della riforma.

Se poi questo dovesse l’orizzonte complessivo della sua realizzazione pratica, in linea con le parole dell’on. Amorese – come fanno temere le tendenze del nostro governo e dei partiti che lo sostengono –, quanto di buono contiene sarebbe evidentemente sciupato.

Ma qual è la cultura che sta dietro tante proteste?

Non si può, però, esibire questo limite, per quanto grave, per spiegare le proteste dell’opposizione. È allarmante che molte di esse abbiano finito, per ricalcare, paradossalmente, la logica della destra al tempo di Berlusconi, secondo cui la scuola doveva basarsi su tre “i”: «inglese, impresa, informatica».

Una impostazione funzionale al mercato, e non alle persone, attuale solo in una logica neocapitalistica, non in quella umana. Il progetto di Valditara costituisce un’alternativa umanistica a quella visione, che purtroppo è sempre più dominante nel mondo occidentale e ne condiziona i sistemi educativi.

E che l’opposizione ne abbia ripreso gli slogan falsamente “progressisti” è solo una conferma della sua difficoltà ad avere una prospettiva culturale veramente “rivoluzionaria”.

Che il governo di cui il ministro fa parte non rispecchi affatto una logica umanistica e violi sistematicamente i princìpi di rispetto delle persone – dai migranti, ai civili palestinesi, agli italiani poveri – è sotto gli occhi di tutti. Ma non è un buon motivo per condannare in blocco una riforma che, se fosse modificata seriamente nella parte riguardante lo studio della storia, potrebbe creare le premesse per il superamento, almeno parziale, della profonda crisi culturale del nostro paese e, forse, creare in futuro le condizioni per la sua rinascita politica.

 

*Editorialista e scrittore. Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo

www.tuttavia.eu



 

 

mercoledì 15 gennaio 2025

NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI

  

Al via una vera 
e propria 
rivoluzione della scuola.

 

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato ieri, in Consiglio dei Ministri, sotto forma di decreto, le Nuove Indicazioni Nazionali (i nuovi programmi), per il primo ciclo.

In sintesi, le novità che Valditara intende portare avanti sono:

  • Possibilità di inserire il latino nel curricolo a partire dalla seconda media;
  • Abolita la geostoria nelle superiori;
  • Centralità alla narrazione di quel che è accaduto nella nostra penisola dai tempi antichi fino ad oggi;
  • Più musica, letteratura, epica, Bibbia, filastrocche e grammatica alla primaria.

Le reazioni

Inutile dire che tutti questi elementi hanno scatenato moltissime reazioni, tra chi loda Valditara per il coraggio di fare una riforma tanto attesa dei contenuti insegnati a scuola e, soprattutto, per l’attenzione allo studio del latino, tutt’altro che lingua morta. C’è anche chi, invece, lo sta criticando aspramente per “riportare indietro” la scuola italiana.

Il noto classicista Luciano Canfora, a La Stampa, ha spiegato di essere d’accordo solo in parte con il ministro. “Il latino serve, come scriveva Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere, per imparare a studiare. Una stupidaggine considerarlo ‘di destra'”.

Il classicista rimane favorevole alla rimozione della geostoria dalle scuole superiori, definendola un mostro creato dalla ministra Gelmini: geografia è sacra ma deve essere una materia distinta e altrettanto lo deve essere la storia”.

“Questa riforma taglia spazio allo studio della geostoria per aumentare quello destinato allo studio della storia dell’Italia, dall’antica Roma al Risorgimento, passando dal cristianesimo e quindi dalla Bibbia. Ma questa riforma lascia molto spazio alle critiche”, scrive in una nota l’Unione degli Studenti, come scrive La Stampa.

“L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo, che si prova a nascondere con la scusa dello studio delle “radici della cultura italiana” che sappiamo invece essere molto più ampia” commenta Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’UdS.

L’organizzazione studentesca poi critica la svolta nazionalistica della riforma. “Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti a una serie di ragionamenti più ampi, per sostituirla con lo studio della sola storia Italiana o occidentale in senso stretto, non è solo un tornare indietro negli anni nella creazione del programma, ma è anche una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria a un’apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria”, continua Martelli.

“Latino fin dalle medie, e poi la storia tutta, in maniera approfondita, e ancora la musica, la letteratura, la lettura e la scrittura. Per una nuova generazione più consapevole e capace. Una generazione che sappia riscoprire il gusto di un buon libro e esprimere correttamente il proprio pensiero in un elaborato scritto. La riforma della scuola pensata dal Ministro Valditara e accolta con favore dal Consiglio dei Ministri rappresenta un punto di svolta tanto atteso. Finalmente la scuola italiana torna al suo ruolo primario di magistero culturale e sociale”, lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, membro della commissione cultura e istruzione del Senato e viceresponsabile del dipartimento istruzione del partito.

“Mentre la scuola pubblica soffre i tagli agli organici previsti dalla manovra, le discriminazioni tra regioni dovute al dimensionamento e mentre il paese va verso lo spaccamento del sistema scolastico nazionale con le autonomie leghiste, Giuseppe Valditara non trova di meglio che proporre l’abolizione della geostoria e lo studio della Bibbia. Questo ministro continua a perpetrare una visione retrograda dell’istituzione scolastica, che anziché accompagnare gli studenti nel nuovo millennio sembra proiettarli direttamente agli anni ’50. Quale sarà la prossima mossa? Rimettere le tv in bianco e nero negli istituti? Dividere le classi in sezioni maschili e femminili? Con Valditara la scuola pubblica sembra condannata ad una edizione de ‘Il Collegio’, in cui gli studenti devono vivere come facevano i loro genitori o i loro nonni. E se si azzardano a dire qualcosa le scuole potranno segnalare i loro nomi. Respingiamo questo disegno repressivo e privo di visione. Se alcune misure possono essere condivise, altre sono da rispedire al mittente. Attendiamo di leggere nel dettaglio le misure ma dalle dichiarazioni ci sembra chiaro il suo disegno reazionario, propagandistico e nostalgico. Saremo al fianco degli studenti e dell’intera comunità scolastica contro il progetto di riportare la scuola indietro di ottant’anni”, così gli esponenti M5S in commissione cultura alla Camera e al Senato.

“Riteniamo positiva la scelta di dare maggiore spazio alla letteratura, anche quella per l’infanzia; e di potenziare l’insegnamento della grammatica. L’idea di introdurre sin dalla prima elementari letture e attività che stimolino il piacere della lettura e il gusto per la scrittura è un passo importante per coltivare il pensiero critico e la creatività negli studenti”. Lo afferma all’Adnkronos Antonio Affinita, direttore generale Moige, Movimento italiano genitori. “E’ essenziale che i ragazzi comprendano fin da subito l’importanza della correttezza linguistica, della chiarezza e dell’ordine nella comunicazione. Inoltre, l’intenzione di riprendere quella ‘grande scuola della memoria’, che da sempre ha caratterizzato la tradizione educativa italiana. La memoria, infatti, non è solo un esercizio mnemonico, ma un veicolo di valori e di identità culturale”.

Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio, ha detto, come riporta Il Secolo d’Italia: “Il latino richiede come requisito una conoscenza approfondita dell’italiano. Soprattutto a livello di costruzione logica della frase, di funzioni logiche, quindi studiare il latino la strada per consolidare la conoscenza dell’italiano che è una delle 8 competenze chiave europee”.

“La scuola bisogna toccarla. Valditara ha coinvolto gli esperti e le associazioni delle parti sociali. Fioccheranno manifestazioni, occupazioni, insulti. Polemiche politiche. Ma la scuola bisogna toccarla, perché la scuola siamo noi. E la scuola soffre, e non poco.

Certo, il mio ideale sarebbe una scuola ad personam, costruita per trovare e valorizzare i talenti di ciascuno studente. Un po’ come la medicina ad personam, che cura il malato e non solo la malattia. Una scuola che trova il tuo talento e lo fa fiorire. Ma intanto”, queste le parole della scrittrice Antonella Boralevi su Huffington Post.

Social scatenati

Sui social ci sono commenti ironici e sarcastici. Eccone alcuni:

“Nella scuola pubblica torna il latino alle medie e lettura della Bibbia, poi una specializzazione a scelta tra assalto alla diligenza, rabdomanzia e caccia alle streghe”.

“Cominciate ad insegnare ai ragazzi come si fa una dichiarazione dei redditi e come leggere la propria busta paga in futuro, altro che poesie a macchinetta o il latino Cristo. La scuola dovrebbe oltre alla cultura, preparati anche a vivere una vita consapevole da cittadino”.

“La scuola è un luogo dove si va per apprendere la cultura, le materie scientifiche, educazione fisica etc., non è un luogo di culto”.

“Invece di potenziare le materie scientifiche, concentrarsi sull’educazione digitale, lavorare per ridurre le ripetizioni che portano a rifare gli stessi argomenti a ogni ciclo scolastico, Valditara pensa di reintrodurre il latino e le poesie a memoria. Salvate la scuola!”.

“Mettete più materie che possono ritornare utili un domani ai ragazzi per non rimanere indietro con il resto del mondo”.

 Tecnica della Scuola

COMMENTO DI ITALO FIORIN



DI CHE STIAMO PARLANDO?

- di Italo Fiorin

La notizia della imminente presentazione delle nuove Indicazioni (linee guida?) per il primo ciclo occupa l’attenzione. L’intervista rilasciata dal ministro Valditara al Giornale, successivamente ripresa in molti commenti, così come le dichiarazioni della coordinatrice della Commissione, prof.ssa Perla, alimentano curiosità, attese, perplessità, che rimbalzano su media e social.
E’ benvenuto il confronto, è necessario il dibattito. L’auspicio è che ci sia disponibilità all’ascolto su un tema così rilevante, perché la scuola non è, non dovrebbe essere, questione di una parte, ma bene comune.
Finora si stanno commentando affermazioni slegate, prive del necessario contesto, così che tutte le interpretazioni sono possibili e tutte le perplessità giustificabili.
Manca, però, la cosa più importante perché un confronto costruttivo e non ideologico sia possibile: il testo che la commissione ha predisposto.
Un testo provvisorio, si spera (altrimenti non si potrebbe parlare di ascolto e confronto e dialogo), ma pur sempre un testo, dove leggere con la dovuta attenzione quale è la scuola che il ministro ha in mente.

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venerdì 8 marzo 2024

LOQUERISNE LATINE ?

 “Reintrodurre lo studio della lingua latina alla scuola media. Importante sarebbe conoscere le sue regole grammaticali”

 Nel suo libro “La scuola dei talenti”, edito da Piemme, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara propone la reintroduzione dello studio della lingua latina alla scuola media.

 

Lo studio della lingua latina, con le sue regole grammaticali, rappresenta una palestra ideale per il ragionamento logico. La reintroduzione dei suoi elementi di base nella scuola media potrebbe contribuire a rafforzare questa capacità fondamentale.

 Il ragionamento del ministro parte da una considerazione riguardante l’insegnamento della matematica, spesso considerato un’impresa ardua, riservata a pochi eletti. La scuola gentiliana, con il suo approccio astratto e teorico, ha contribuito a rafforzare questo stereotipo, creando una barriera tra la matematica e la realtà quotidiana.

 Nel libro il ministro dell’Istruzione e del Merito si interroga sulla proposta didattica da presentare che si basa su un presupposto fondamentale: la matematica non è un’entità astratta e slegata dalla realtà, bensì uno strumento potente per comprenderla e interpretarla. La matematica nasce dall’osservazione del mondo che ci circonda e si interconnette con le altre discipline, contribuendo al progresso scientifico e socioeconomico dell’umanità.

 L’apprendimento esperienziale: toccare con mano la matematica

In linea con le intuizioni di Maria Montessori e don Lorenzo Milani, Valditara propone un insegnamento della matematica che sia concreto e interattivo. L’obiettivo è far sì che lo studente possa “toccare con mano” la matematica, sperimentandola attraverso attività laboratoriali e casi concreti.

 Dall’esperienza all’astrazione: un percorso di scoperta

L’approccio laboratoriale permette di partire dall’esperienza per poi formularne una teoria astratta. Invece di spiegare la fluidodinamica in modo assiomatico, il docente partirà da esempi concreti, come il volo di un aereo, per guidare gli studenti alla scoperta dei principi che lo governano, spiega il ministro.

 L’intelligenza in gioco: sviluppare le potenzialità di ogni studente

L’apprendimento esperienziale non si limita a stimolare la sfera logico-matematica, ma coinvolge anche altre intelligenze, come quella cinestetica, visuale e musicale. Secondo la teoria di Howard Gardner, queste intelligenze possono essere sviluppate e coordinate tra loro, favorendo un apprendimento più completo e significativo, aggiunge anche Valditara.

 Costruire la conoscenza insieme: il ruolo attivo dello studente

L’apprendimento è efficace solo se lo studente è attivamente coinvolto nella costruzione della conoscenza. Il metodo fenomenologico-induttivo, che pone al centro l’esperienza e l’osservazione, permette di creare un contesto relazionale in cui ogni studente è protagonista del proprio processo di apprendimento, conclude sul suo libro.

 Orizzonte Scuola

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mercoledì 20 dicembre 2023

AFFETTIVITA' E RELAZIONI


Affettività e relazioni, 

cosa si muove dopo il caso “garanti” e Valditara

 


Il caso dei garanti non è stato facile da gestire in Viale Trastevere. Ora le associazioni chiedono più potere e l'autonomia di Valditara si restringe


-         di Max Ferrario

          

Il caso Cecchettin non è stato facile da gestire in Viale Trastevere. La vicenda dei garanti prima nominati e poi ritirati ha avuto infatti ripercussioni che non si sono del tutto assorbite. Conviene riepilogare brevemente la vicenda.

 La spinta emotiva, fortissima, e il pensiero di gran parte dell’opinione pubblica che poneva il problema della necessità di educare i giovani al rispetto tra generi per prevenire i femminicidi ha spinto il ministro Valditara a prendere iniziative. In una prima nota emanata il 24 novembre, il ministro ha dato disposizione alle scuole di avviare percorsi progettuali sul tema “Educazione alle relazioni”, stanziando 15 milioni a favore delle scuole secondarie di secondo grado.

La Nota non ha avuto alcun riscontro polemico poiché dava indicazioni secondo una modalità consolidata per iniziative di questo tipo: coinvolgimento attivo degli studenti, indicazione di  un docente referente, costituzione di focus group che avessero come riferimento la classe, acquisizione del consenso dei genitori degli studenti coinvolti, individuazione per ogni gruppo classe del docente che potesse fungere da animatore, formazione di ciascun docente “animatore”, attribuzione al Fonags del compito di raccordare le modalità di attuazione dei percorsi, collaborazione dell’Indire per organizzare i percorsi di formazione dei docenti e collaborazione “dell’Ordine degli psicologi e di altri organismi scientifici e professionali qualificati”.

 A questa iniziativa Valditara ha fatto seguire un video messaggio (“la violenza contro le donne è negazione dei diritti umani. La scuola costituzionale in prima linea in questa battaglia”) e il 6 dicembre, giorno successivo ai funerali di Giulia, ha inviato una lettera alle scuole invitandole a diffondere il discorso pronunciato dal padre durante le esequie.

 Fin qui tutto bene, fatto salvo qualche brontolio delle scuole per il fatto di vedersi appioppare sulle spalle nuovi impegni in aggiunta al già ricco carico ordinario.

 A questo punto il ministro ha avvertito il bisogno di una decisione politica: la nomina di un garante che coordinasse il progetto e redigesse le linee guida per le scuole. E la scelta è caduta su Paola Concia, ex deputata Pd che da sette anni ha dato vita a Didacta Italia, spin off di Didacta Germania, l’evento più importante al mondo per la scuola del futuro. La Concia è politica navigata, ma l’opzione competenza indotto Valditara a “dimenticarsi” dei trascorsi ideologici radicali pro-diritti civili di lesbiche, gay, bisessuali e transgender e portavoce del tavolo nazionale LGBT.

 La cosa più sorprendente è che il ministro abbia scelto la nomina senza un confronto con la sua maggioranza. La politica ha regole sue, una buccia di banana è sempre in agguato. Al diffondersi della notizia vi è stata subito una reazione fortissima, non solo da parte del mondo associativo familiare, anche non cattolico, ma anche di esponenti politici di partiti di maggioranza, compresa la stessa Lega, partito di Valditara. L’auto sbanda, l’unica è controsterzare per evitare di finire fuori strada: e i tempi politici sono strettissimi, poiché l’annuncio ufficiale di un garante va dato al più presto. Non c’è più tempo per ascoltare consigli, pur buoni, verificare e/o coinvolgere le parti interessate. Occorre scegliere, subito. Valditara allarga a tre il gruppo dei garanti, comunicandolo ufficialmente, e compensa la presenza di Paola Concia con due esponenti del mondo cattolico: Paola Zerman e suor Anna Monia Alfieri.

 Ma a questa seconda scelta la reazione delle associazioni è ancora più forte, basta andare sui loro siti per rendersi conto anche dei toni usati: Age, Agesc, Articolo 26, Famiglia e scuola, Insieme per educare, tra i primi, fino alla più recente intervista di Massimo Gandolfini a Pro Vita & Famiglia. Una scelta che ha messo pubblicamente in difficoltà gli esperti nominati. Le associazioni hanno sottolineato la loro stima per le persone scelte, le critiche vanno piuttosto all’impostazione e alle modalità usate. In sintesi:

 – l’educazione viene, ancora una volta, delegata in via esclusiva alla scuola, mentre su questi temi spetta alla famiglia. La scuola semmai può/deve fare da partner per sostenere le famiglie e aiutarle nel loro compito educativo;

 – l’errore di aver completamente escluso la componente dei genitori dal gruppo dei garanti.

 – il vero responsabile dell’educazione all’affettività e alla relazione sono i genitori e la famiglia, così come recita l’art. 30 della Costituzione italiana e l’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

 – l’educazione alla relazione e all’affettività è strettamente legata a valori e principi che la famiglia detiene e vuole trasmettere ai propri figli, principi che possono essere molto diversi a seconda del terreno culturale e religioso di appartenenza; è improprio che lo Stato entri nelle scuole arrogandosi il diritto di toccare questi temi perché non gli spetta.

 Tutto questo è accaduto in due giorni. Il 9 dicembre Valditara ritira l’incarico ai garanti. “Il progetto ‘Educare alle relazioni’ andrà avanti senza alcun garante – spiega il ministro nella sua nota –. Nel suo svolgimento concreto si continuerà il dialogo con le associazioni rappresentative dei genitori, dei docenti e degli studenti”.

 Basterà? Probabilmente no, perché c’è già chi, tra le associazioni, chiede il ritiro del progetto ed una sua completa revisione. Questo sicuramente complicherà il già complesso lavoro che dovrà fare il ministro, poiché chi ha fatto pressioni per uno stop e lo ha ottenuto vorrà sicuramente essere coinvolto ed avere voce in capitolo, rendendo più difficile la necessaria mediazione per trovare un punto di accordo.

 E sul piano politico? Difficilmente vincerà la modalità salomonica che afferma “l’uomo saggio è colui che ha il coraggio di cambiare opinione”; il passo indietro, frutto di errori e pressioni e/o costrizioni politiche, potrebbe avere uno strascico. Quel che sarà lo capiremo nel prossimo futuro.

 Il Sussidario

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lunedì 3 luglio 2023

PER UNA CULTURA DEL RISPETTO

 Valditara: 

le riforme contro 

il bullismo a scuola

 Su iniziativa del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, al termine di un incontro con i tecnici del Ministero, e tenuto conto della relazione conclusiva dei lavori del tavolo ministeriale di esperti sul tema del bullismo, sono stati stabiliti interventi sui criteri di valutazione del voto di condotta nelle Scuole secondarie, sulla misura della sospensione e sull’istituzione di attività di cittadinanza solidale. Questi interventi daranno vita ad una revisione normativa che riguarderà il D.P.R 22 giugno 2009 n.122, relativo alla valutazione degli apprendimenti e del comportamento, e del D.P.R 24 giugno 1998 n. 249, che reca lo Statuto delle studentesse e degli studenti.

 “Al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e di riportare serenità nelle nostre scuole abbiamo deciso di intervenire su tre direttrici”, ha dichiarato il Ministro Valditara. Le direttrici e i loro contenuti sono i seguenti:

 Prima direttrice:

 - Si precisa che il voto assegnato per la condotta è riferito a tutto l’anno scolastico e che nella valutazione dovrà essere dato particolare rilievo a eventuali atti violenti o di aggressione nei confronti degli insegnanti, di tutto il personale scolastico e degli studenti.

 - Nelle scuole secondarie di I grado si ripristina la valutazione del comportamento, che sarà espressa in decimi e farà media, modificando così la riforma del 2017.

 - La valutazione del comportamento inciderà sui crediti per l’ammissione all’Esame di Stato conclusivi della scuola secondaria di secondo grado.

 - La normativa attuale, che presenta varie criticità e ambiguità, prevede che la bocciatura, a seguito di attribuzione di 5 per la condotta, sia attuata esclusivamente in presenza di gravi atti di violenza o di commissione di reati. Con la riforma si stabilisce invece che l’assegnazione del 5, e quindi della conseguente bocciatura, potrà avvenire anche a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di Istituto.

 - L’assegnazione del 6 per la condotta genererà un debito scolastico (nella scuola secondaria di secondo grado) in materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica avente ad oggetto i valori costituzionali e i valori di cittadinanza.

 Seconda direttrice:

 - Si ritiene che la misura della sospensione, intesa come semplice allontanamento dalla scuola, sia del tutto inefficace e, anzi, possa generare conseguenze negative sullo studente. Si prevede pertanto che la sospensione fino a 2 giorni dalle lezioni in classe comporti più scuola, più impegno e più studio. Lo studente sospeso sarà coinvolto in attività scolastiche -assegnate dal consiglio di classe- di riflessione e di approfondimento sui temi legati ai comportamenti che hanno causato il provvedimento. Questo percorso si concluderà con la produzione di un elaborato critico su quanto è stato appreso, che sarà oggetto di opportuna valutazione da parte del consiglio di classe.

 - Qualora la sospensione superi i 2 giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. La convenzione conterrà le opportune coperture assicurative.

 Terza direttrice:

 - Nel caso di sospensione superiore ai 2 giorni, se verrà ritenuto opportuno dal consiglio di classe, l’attività di cittadinanza solidale potrà proseguire oltre la durata della sospensione, e dunque anche dopo il rientro in classe dello studente, secondo principi di temporaneità, gradualità e proporzionalità. Ciò al fine di stimolare ulteriormente e verificare l’effettiva maturazione e responsabilizzazione del giovane rispetto all’accaduto.

Le decisioni che riguardano queste misure saranno adottate dalle singole scuole, nello specifico dai consigli di classe, nel rispetto dell’autonomia scolastica.

 

Valditara: le riforme contro il bullismo a scuola - Valditara: le riforme contro il bullismo a scuola - Miur



 

lunedì 10 aprile 2023

PROMUOVERE LA FRATERNITA'

 Scuola, la Fondazione Fratelli Tutti e il MIM insieme per promuovere la fraternità

 Il Protocollo d'intesa, firmato dal cardinale Mauro Gambetti e dal ministro Giuseppe Valditara, mira a realizzare iniziative congiunte nelle scuole di ogni grado, nel rispetto dell’autonomia, per la promozione dei valori di pace, solidarietà, tutela dell’ambiente, in vista del “Meeting internazionale della fraternità”, in Piazza San Pietro il prossimo 10 giugno

 - di Andrea De Angelis - Città del Vaticano

 Mettere in risalto il contenuto valoriale e spirituale della Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco attraverso creazioni grafiche, video, disegni, testi in prosa o poetici, ricerche, manufatti. È l’ambizione del Protocollo d'intesa. “Sensibilizzare i giovani nei confronti delle tematiche legate alla pace, al dialogo, alla salvaguardia del Pianeta e alla fraternità”, firmato martedì 4 aprile dal Presidente della Fondazione Fratelli tutti, il cardinale Mauro Gambetti e il ministro dell’Istruzione e del Merito italiano Giuseppe Valditara. L'intento è quello di realizzare iniziative congiunte nelle scuole di ogni grado, nel rispetto dell’autonomia, per la promozione dei valori di pace, solidarietà, tutela dell’ambiente in vista del “Meeting internazionale della fraternità”, che si terrà in piazza San Pietro il prossimo 10 giugno.

Il Contest della Fraternità

Tra i progetti previsti ci sarà anche il "Contest della Fraternità", destinato alle scuole primarie e secondarie, e il cui vincitore sarà presente all'evento internazionale per presentare il suo elaborato. Agli istituti che hanno aderito è stato proposto di realizzare percorsi di approfondimento e studio, fatti di incontri, letture, visioni di film e documentari, dibattiti in classe, dedicati al tema della fraternità, nel solco della Fratelli tutti. Una giuria composta da rappresentanti del Ministero e dell’organizzazione del Meeting sceglierà dai 20 ai 30 lavori. I rappresentanti delle scuole selezionate si riuniranno la mattina dell’evento a Roma e voteranno l’opera più rappresentativa del Meeting, che verrà appunto presentato il 10 giugno.

I giovani e la fraternità

In numerose occasioni il Papa ha sottolineato l'importanza dell'educazione alla fraternità per i cittadini più giovani. Poco più di un anno fa, nel messaggio inviato ai fedeli brasiliani in occasione della 59ª Campagna quaresimale di Fraternità, promossa dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, sul tema “Fraternità ed Educazione”, Francesco indicava come “il rapporto tra fraternità ed educazione" sia "fondamentale per valorizzare l’essere umano nella sua integralità, evitando la cultura dello scarto, che colloca i più vulnerabili a margine della società”. Nel testo, esortava poi ad “adottare azioni trasformatrici in ambito educativo, a favore di un’educazione promotrice di fraternità universale e di umanesimo integrale”. All'inizio di quest'anno, nel video con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio, il vescovo di Roma aveva chiesto di pregare per gli educatori, perché siano maestri di fraternità credibili e d'aiuto in particolare per i giovani più vulnerabili.

 Vatican News

COMUNICATO del MINISTERO

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il Presidente della Fondazione “Fratelli tutti”, Cardinale Mauro Gambetti, hanno firmato oggi al Ministero il Protocollo d’intesa “Sensibilizzare i giovani nei confronti delle tematiche legate alla pace, al dialogo, alla salvaguardia del Pianeta e alla fraternità”. Obiettivo dell’Accordo è realizzare iniziative congiunte nelle scuole di ogni grado, nel rispetto dell’autonomia, per la promozione dei valori di pace, solidarietà, tutela dell’ambiente, in vista del “Meeting internazionale della fraternità”, che si svolgerà in Piazza San Pietro il prossimo 10 giugno.

Tra i progetti realizzati dalla Fondazione, il “Contest della Fraternità”, destinato alle Scuole primarie e secondarie. Agli istituti che quest’anno hanno aderito è stato proposto di realizzare percorsi di approfondimento e studio, fatti di incontri, letture, visioni di film e documentari, dibattiti in classe, dedicati al tema della fraternità, nel solco dell’Enciclica “Fratelli tutti”. Su questa base, gli studenti sono stati invitati a realizzare elaborati di vario tipo per rappresentare il tema della fraternità: creazioni grafiche, video, disegni, testi in prosa o poetici, ricerche, considerazioni, manufatti, ecc.

Una giuria composta da rappresentanti del MIM e dell’organizzazione del Meeting sceglierà dai 20 ai 30 lavori. I rappresentanti delle scuole selezionate si riuniranno la mattina dell’evento a Roma e voteranno l’opera più rappresentativa del Meeting. Lo studente vincitore sarà invitato a presentare il proprio elaborato nel corso della manifestazione, in Piazza San Pietro.

 MIM


martedì 20 dicembre 2022

CELLULARI A SCUOLA

 Stop ai cellulari in classe

Valditara: “Tuteliamo l’apprendimento dei ragazzi e il rispetto per i docenti”


È stata diffusa oggi alle scuole la circolare, firmata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi.

È confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007.


“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare - dichiara il Ministro Giuseppe Valditara -. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza. L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno. Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi. La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.

L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”.

I rischi per la salute dei ragazzi che possono derivare dall’uso perdurante dei cellulari sono evidenziati dalla relazione finale, diffusa in allegato alla circolare, dell’indagine conoscitiva realizzata nella scorsa legislatura dalla 7ª Commissione del Senato “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”.

 In allegato, la circolare e la relazione.


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