la Chiesa
ha bisogno dei poeti,
riserva d'umanità
Il
prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione presenta l’incontro
internazionale di poesia "Nel nome del Cantico", promosso per onorare
gli 800 anni del "Cantico delle Creature" di San Francesco. Per
iniziativa del Dicastero l’incontro radunerà, dal 2 al 4 dicembre, una
delegazione di poeti e poetesse di tutto il mondo, tra Roma e Assisi, per
riscoprire attraverso la poesia i valori della pace e della fraternità
- di Fabio
Colagrande – Città del Vaticano
“Abbiamo
bisogno di poeti che possano aiutarci a amare il mondo, a trovare parole di
speranza, a riprendere un rapporto più sano, più equilibrato con la natura.
Abbiamo bisogno della riserva di umanità e di visione che i poeti
rappresentano”. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, teologo
e lui stesso poeta, parla con passione dell’iniziativa promossa dal Dicastero
per la Cultura e l'Educazione di cui è prefetto, per onorare gli 800 anni
del Cantico delle Creature di San Francesco. Dal 2 al 4
dicembre, farà parte di un gruppo di poeti e poetesse di fama internazionale
che si riuniranno in Vaticano, e poi ad Assisi e Roma, per lasciarsi ispirare
dal quel testo fondante della letteratura italiana, condividere opere ispirate
ai valori francescani, riscoprire attraverso la poesia i valori della pace e
della fraternità. L’evento, intitolato Nel nome del Cantico, è
organizzato in collaborazione con il Comitato Nazionale italiano per la
Celebrazione dell’Ottavo Centenario della Morte di San Francesco e vuole
celebrare la sua eredità come figura di connessione tra i popoli, custode del
creato e promotore di relazioni umane fondate sul perdono e sulla
libertà.
Semi
di novità
Ma
perché riunire 18 poeti e poetesse di nazionalità diversa in Vaticano? “I poeti
sono importanti e la loro relazione con la Chiesa e il cristianesimo non è
nuova”, spiega il cardinale intervistato dai media vaticani. “Quest’anno
celebriamo gli 800 anni del Cantico delle Creature e sappiamo come quella
composizione poetica abbia avuto un ruolo seminale nella spiritualità, nella
visione del mondo, nell'esperienza cristiana, nel rapporto anche con le altre
creature”. “Possiamo dire che abbia generato davvero una nuova sensibilità. Ed
è questo che ci aspettiamo anche dai poeti del nostro tempo, che portino semi
di novità, di futuro, che possano dirci il nuovo, evidenziando nuove
possibilità”.
I
“poeti sociali” di Papa Francesco
Papa
Francesco ha pubblicato nel luglio 2024 una Lettera sul
ruolo della letteratura in cui sottolinea la capacità della poesia di toccare
il cuore dell’essere umano e recentemente - nella prefazione al volume nel
libro Versi a Dio. Antologia della poesia religiosa - ha
definito il poeta colui che “con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più
in profondità, profetizza”. “Tante volte parlando in pubblico, sia ai
letterati, ma anche ai ragazzi nelle scuole, Papa Francesco ha utilizzato il
termine poeta come sinonimo di creativo”, spiega ancora il prefetto del
Dicastero per la cultura e l'educazione. “Un creativo in ambito anche sociale,
qualcuno cioè che può immaginare, può trasportare al presente nuove
possibilità, ciò che ancora non esiste ma che può arricchire molto la realtà”.
I
poeti: riserva di umanità
“Oggi
come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi”, disse Paolo VI in
chiusura del Concilio nel Messaggio agli artisti, dopo che già in
Cappella Sistina, nel ’64, aveva voluto ristabilire l’amicizia con loro.
Possiamo dire che anche oggi la Chiesa chiede aiuto ai poeti? “Assolutamente
sì”, commenta il cardinale Tolentino de Mendonça. “È quello che ribadisce oggi
Papa Francesco. Noi abbiamo bisogno dei creativi, degli scrittori, dei
romanzieri, dei nuovi narratori, abbiamo bisogno di poeti che possano aiutarci
a amare il mondo, a trovare un parole speranza, aiutarci a riprendere un
rapporto più sano, più equilibrato con la natura. Di questo intreccio di
umanità i poeti sono custodi”. “Un poeta - spiega ancora il porporato - è una
sorta di riserva di umanità, perché nelle sue parole cerca sempre di umanizzare
i sentimenti, le esperienze. E di questo noi abbiamo bisogno: della riserva di
umanità e di visione che i poeti rappresentano”.
Un
seme nascosto nel cuore del tempo
Nel
nome del Cantico si propone anche come momento di
confronto tra artisti e artiste della parola per riscoprire l’attualità
del Cantico di Frate Sole che, secondo gli studiosi, Francesco
d’Assisi compose tra il 1224 e il 1226, anno della sua morte. “È ‘un'attualità
enorme e trasversale”, spiega il cardinale. “L’incontro vuole riflettere sulla
posterità del Cantico, sul suo impatto, non solo a livello della cultura e
della lingua in Italia e in altre culture, ma anche sulla visione, il modo di
essere poeta, di essere artista”. “Vogliamo riflettere sul suo impatto su
generazioni di lettori che hanno imparato a costruire un rapporto più
universale e fraterno con tutte le creature proprio partendo da quel cantico”,
spiega ancora Tolentino de Mendonça. “Pensiamo a quante poesie, quanti film,
quanti romanzi, opere di cultura sono state create meditando proprio questa
composizione che è come un seme nascosto nel cuore del tempo”.
“Può
raccontare questo?”
In
un secolo in cui l'umanità si trova di nuovo a fare i conti con l’orrore della
guerra, il contributo dei poeti alla promozione della pace può sembrare
secondario. Il prefetto del Dicastero per la cultura non è d’accordo. “Ricordo
un aneddoto legato alla biografia della poetessa russa Anna Achmátova, che
in un periodo di guerra e di deportazione, cercava l figlio. Un tale che
cercava anche lui disperatamente il figlio la riconobbe e guardandola le
chiese: ‘Può raccontare questo?’.” “Ecco - spiega Tolentino de Mendonça - i
poeti sono quelli che possono raccontare: raccontare il dramma della guerra -
pensiamo alla poesia di Primo Levi in “Se questo è un uomo” - fare le
domande che aiutano gli uomini a cercare la pace e a capire che è l'unica
soluzione veramente umana, auspicabile.”
Maestri
del silenzio
Papa
Francesco ha scritto che i poeti possono aiutarci a comprendere meglio Dio come
“poeta dell'umanità”. Il cardinale sottolinea con una metafora l’attitudine
degli scrittori ad aprire la nostra immaginazione al mistero di Dio. “Un poeta
è una sorta di antenna, una sonda per intercettare l'invisibile, intercettare
il silenzio. E Dio parla nel silenzio”. “Se noi come società rimuoviamo il
silenzio, rimuoviamo anche una possibilità di accesso al mistero di Dio che si
fa sentire nel silenzio. I poeti sono maestri del silenzio, della parola
sicuramente, ma tutti i poeti sono una conseguenza del silenzio e sanno abitare
il silenzio in un modo teologico”.
L’incontro
internazionale di poesia Nel nome del Cantico radunerà per
iniziativa del Dicastero per la cultura una rappresentanza di scrittori e
scrittrici di diverse nazionalità e lingue: diciotto poeti, tredici uomini e
cinque donne, provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Israele, Stati Uniti e
Argentina. L’evento si articola in tre giornate: un incontro Seminariale
riservato solo ai poeti presso il Dicastero, la mattina del 2 dicembre, seguito
nel pomeriggio da un Reading Pubblico nella chiesa di San Francesco a
Ripa. Il 3 dicembre il Pellegrinaggio ad Assisi e infine il dialogo con il
pubblico alla fiera dell’editoria “Più Libri Più Liberi” alla
Nuvola all’EUR, mercoledì 4 dicembre. “È un'articolazione che permette di
arrivare a pubblici molto diversi”, spiega Tolentino de Mendonça. “Cominciamo
con un lavoro di ascolto reciproco dei poeti che così si conoscono e
cercano di presentare il proprio lavoro. Poi, il reading a San Francesco a Ripa
sarà un soffio di preghiera, plasmato dalle parole dei poeti. La visita ad
Assisi è stata chiesta da tutti i poeti, perché significa ascoltare il luogo
dove il Cantico è nato. E infine l'incontro con i lettori, i lettori di questi
poeti e i lettori di Francesco di Assisi”.
De
Mendonça, la poesia è un esercizio di responsabilità verso il proprio tempo
Francesco:
il Cantico delle Creature, grande lezione sulla cura del creato
Il Papa: cari poeti, aiutateci
a sognare
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