non si annuncia con musi lunghi e volto scuro
Nella catechesi all'udienza generale,
il Papa parla dei frutti dello Spirito e si sofferma sull'importanza di vivere
con gioia la fede come fece San Filippo Neri, esempio luminoso di una
evangelizzazione praticata con letizia e con l'apertura al perdono: "Tutti
indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili,
operatori di pace e non di guerre"
Grazia e libertà
C'è sempre una cooperazione tra
l'azione di Dio e quella dell'uomo da tener presente quando si parla dei frutti
dello Spirito. E il Papa lo chiarisce:
A differenza dei carismi, che lo
Spirito dà a chi vuole e quando vuole per il bene della Chiesa, i frutti dello
Spirito sono il risultato di una collaborazione tra la grazia e la libertà.
Questi frutti esprimono sempre la creatività della persona, nella quale «la
fede opera per mezzo della carità» (Gal 5,6), talvolta in modo sorprendente e
gioioso. Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti;
ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti,
umili, operatori di pace, e non di guerre, e così via.
La gioia evangelica è contagiosa
Cita la Evangelii gaudium, il Papa,
quando fa riferimento alla gioia, dimensione che approfondisce nella sua
catechesi e che gli sta particolarmente a cuore. Dice che essa rimanda a un
sentimento di appagamento non assimilabile però a quello che presto oggi viene
consumato da una noia sempre più pervasiva e da stili di vita sempre più
accelerati. La gioia evangelica, ricorda il Pontefice, non solo non va soggetta
all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri. E,
"a differenza di ogni altra gioia, può rinnovarsi ogni giorno e
diventare contagiosa". Insiste, Francesco, su questo aspetto,
aggiungendo:
Delle volte ci saranno momenti tristi
ma con Gesù c'è la gioia e la pace. [...] giovinezza, salute, forze, benessere,
amicizie, amori... durano cent'anni ma poi non di più, passano presto.
Il Papa, a braccio, sottolinea che è
"l'inquietudine del cuore" quella che porta a cercare la pace,
l'amore, la gioia. Prosegue citando San Filippo Neri, passato alla storia come
il santo della gioia, appunto: "Aveva un tale amore per Dio che a volte
sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più
pieno, un frutto dello Spirito". Raccomandava ai giovani di non avere
scrupoli o malinconie. Ancora a braccio, Francesco aggiunge un tratto
distintivo del santo che lo conformava pienamente a Gesù: perdonava tutto. Da
qui, nuovamente ricorda un leitmotiv del magistero rivolto a tutti, soprattutto
ai confessori: Dio perdona tutto, perdona sempre e questo è la gioia.
Il santo partecipò al Giubileo del
1575, che egli arricchì con la pratica, mantenuta in seguito, della visita alle
Sette Chiese. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia. La
parola “Vangelo” significa lieta notizia. Perciò non si può comunicare con musi
lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la
perla preziosa.
Vatican News
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