venerdì 5 gennaio 2024

RIDARE SENSO E E SPIRITO ALLE PAROLE


 Le riflessioni del vescovo 

Nunzio Galantino,

 tra sfide del presente e verità immutabili

 

-      -   di MIMMO MUOLO

 Parole. Spesso fiumi, come direbbero i Jalisse. Talvolta da scagliare contro gli altri, sempre meno spesso da custodire nel nostro cuore. O in generale, come fa osservare Claudio Magris, sempre più sottoposte a «un’insopportabile torsione». Le parole che maneggia il vescovo Nunzio Galantino, presidente emerito dell’Apsa e in precedenza segretario generale della Cei, sono invece oggetti preziosi, essenziali, delicati ma anche formidabili, per comprendere il mondo e il senso della vita. Sono le parole che il presule distilla nei suoi interventi domenicali su Il Sole 24 ore nella rubrica “Abitare le parole” e ora raccolti in un volume intitolato

 Oltre la superficie – Liberare la luce nascosta nelle parole.

 In 8 capitoli e circa 300 pagine l’autore riflette volta a volta sulle impronte che restano, sulle esperienze di senso, sulle preziosità da custodire e i pesi da portare con leggerezza, oltre che sui tornanti sulla nostra storia, la spiritualità e il dialogo sempre più necessario.

 «Scrivere parole – sottolinea nell’introduzione – facendo incontrare il silenzio, grembo che le genera, e il cuore di chi le legge è un esercizio spirituale per me. Non solo letterario. Qualche volta le parole possono far male. Ma, per quel che mi riguarda, sono sempre animate dal desiderio di risvegliare attese sopite ed emozioni inaridite, riscaldare i cuori provati dalla sofferenza e rimettere in gioco la voglia di osare». Ed è proprio questo che si prova sfogliando le pagine di Galantino. Non è un libro questo da leggere tutto d’un fiato, semmai da assaporare poco alla volta come quei vini d’annata che una volta aperti rivelano il loro bouquet solo dopo un po’ e cambiare sapore dalla prima all’ultima boccata. Grazie anche a una ricchissima rete di rimandi (una semplice occhiata all’indice dei nomi in fondo al volume ce ne dà la prova), e di citazioni mai fini a se stesse, ma sempre funzionali al pensiero che si intende sviluppare, i paragrafi e i capitoli aprono nuovi orizzonti, suggeriscono punti di vista originali, correggono (ma sempre con gentilezza) modi di pensare e di agire che pur essendo maggioritari non sono parenti stretti della verità evangelica e perciò semplicemente umana. L’impressione è di trovarsi di fronte a una tavola imbandita in cui vi sono una serie di pietanze nutrienti: possono essere passi della Bibbia, riflessioni di filosofi, descrizioni di quadri o di opere d’arte, reminiscenze letterarie. Tutto in sostanza concorre ad aumentare la fame di conoscenza del lettore.

 Un'operazione di salvataggio

Come scrive Luigi Verdi, fondatore della fraternità di Romena nella postfazione, questo libro e la rubrica che lo ha generato, è una sorta di arca e il lavoro di Galantino è una operazione di salvataggio. Ogni parola «viene fatta salire a bordo, riabbracciata, e poi curata, ripulita, recuperata. Solo allora riprende contatto davvero con ciò che rappresenta, un valore, un pensiero, un sentimento, una qualità». Per questo il libro del vescovo di origine pugliese va davvero oltre la superficie. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero vaticano per la Cultura e l’educazione, nota giustamente nella prefazione che «questo volume costituisce una riflessione antropologica aperta sul presente». Una sorta di «opportunissima grammatica dell’umano con l’intento di contribuire all’urgente riflessione circa le questioni fondamentali che si pongono in questo momento di transizione epocale e di mutamento culturale». E in questo senso diventa perciò responsabilità che, non intendendo rinunciare all’analisi della realtà, resta fedele alla terra, all’uomo e in definitiva al Dio di Gesù Cristo.

 www.avvenire.eu

 

 

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