LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO
III Domenica del Tempo Ordinario
Vangelo : Mc 1,14-20
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Commento di S. E. Pierbattista
Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme
Il Vangelo di questa domenica (Mc 1,14-20) ci porta sulle
rive del lago di Tiberiade, in Galilea, dove Gesù si reca dopo l’evento del
battesimo, lungo il Giordano.
Appresa la notizia dell’arresto del Battista, Gesù lascia la
Giudea e ritorna nei luoghi dove è cresciuto.
Qui inizia la sua missione pubblica, e l’evangelista Marco ci
racconta che questo inizio si compie in due modi: innanzitutto Gesù annuncia
che il tempo è compiuto e che il regno di Dio è vicino (Mc 1,15); poi, passando
lungo le rive del lago, chiama quattro uomini, che erano lì a lavorare, e li
invita a seguirlo (Mc 1,16-20).
Per entrare in questo brano, vorrei fermarmi innanzitutto su
una delle prime parole pronunciate da Gesù. Dopo aver detto che un tempo nuovo
sta iniziando, Gesù invita tutti alla conversione: “Convertitevi” (Mc 1,15).
Può accadere di pensare che convertirsi significhi mettere in
atto atteggiamenti diversi, un radicale cambiamento di vita da ottenere con un
notevole sforzo personale. Oppure che una conversione dipenda necessariamente
da eventi eclatanti, come quella di san Paolo sulla via di Damasco.
E siccome non siamo capaci di grandi sforzi, e poiché grandi
eventi a noi non accadono, pensiamo che la conversione non sia una cosa per
noi.
In realtà la buona notizia del Vangelo di oggi è un’altra.
Convertirsi dice qualcosa di noi, di ogni uomo, qualcosa di
molto importante.
Dice che nessuno è destinato a rimanere sempre uguale, sempre
prigioniero degli stessi schemi, degli stessi pensieri, degli stessi
atteggiamenti.
Dice che ognuno, sempre, può cambiare, può ricominciare, può
essere nuovo.
Convertirsi, prima che essere una fatica, è una possibilità,
ed è ciò che dà speranza alla vita.
Allora Gesù inizia a dare compimento alla sua missione
annunciando questo, che è possibile per tutti una vita nuova, che c’è un
passaggio a cui tutti siamo chiamati e che ciascuno può fare; e per far questo
non è necessario sforzarsi più di quanto si abbia fatto finora, ma
semplicemente arrendersi all’incontro con il Signore Gesù.
Convertirsi è anche uno sguardo sull’altro, su chi mi sta
accanto: perché neppure l’altro è condannato a ripetere lo stesso schema di
vita, anche per l’altro la novità è possibile, come per me.
La seconda parte del brano (Mc 1,16-20) ci racconta
plasticamente come avvenga tutto questo.
Degli uomini, due coppie di fratelli, stanno lavorando sul
lago, perché sono pescatori.
Gesù passa accanto a loro, li vede e li sceglie come suoi
amici, suoi discepoli.
E loro lasciano la loro vita di prima e, seguendo Gesù, ne
iniziano una nuova.
I discepoli scelgono di accogliere la scelta di Dio, e
accettano che questo implichi un lasciare qualcosa a cui prima tenevano molto.
Accettano soprattutto di lasciare un’immagine di sé che si erano giustamente
costruiti, con il loro lavoro, con le loro cose, e accettano di pensarsi in un
modo nuovo, come capaci di altro: “Vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc
1,17)
Allora possiamo dire che la conversione è questo, è un
lasciarsi scegliere dal Signore, è vivere come persone che il Signore ha
scelto.
Perché l’amore è fondamentalmente una scelta, è scegliere di
legarsi a qualcuno e rimanere in questo legame.
Il Signore sceglie di legarsi con la vita di ciascuno di noi
e chiede che noi facciamo altrettanto.
Tutto quello che succederà dopo, lungo le vie della Galilea e
della Giudea, lungo le pagine del Vangelo, sarà in fondo l’accadere di questa
parola dentro la vita singola di tante altre persone: tanti che si lasciano
alle spalle un passato senza speranza e si lasciano rimettere in cammino
dall’incontro con il Signore.
Malati, lebbrosi, peccatori, ma anche osservanti della legge,
persone oneste, persone che cercano Dio: la vita nuova è vita per tutti.
+Pierbattista
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