lunedì 15 gennaio 2024

FREIRE E LA PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI

 «Nessuno educa nessuno, e neppure se stesso: gli uomini si educano in comunione, attraverso la mediazione del mondo»


Una breve biografia di Paulo Freire

Paulo Reglus Neves Freire nacque a Recife, in Brasile, il 19 settembre del 1921 da una famiglia della classe media brasiliana. Visse in pieno la Grande Depressione del 1929, e questo ha certamente contribuito a plasmare il suo pensiero in ambito pedagogico e il suo approccio alle classi più povere in un Paese caratterizzato da una fortissima disparità sociale e di classe.

 Pur avendo studiato legge – a cui affiancò studi sulla filosofia e sulla psicologia del linguaggio – Paulo Freire scelse di dedicarsi all’insegnamento, specializzandosi in lingua portoghese.

 Da direttore del Dipartimento di Educazione dello Stato di Pernambuco focalizzò il suo lavoro all’insegnamento per le persone analfabete: nel 1962 insegnò a 300 lavoratori dei campi di canna da zucchero a leggere e scrivere in soli 45 giorni, dimostrando l’efficacia delle sue teorie in ambito pedagogico e dando il via alla fondazione di migliaia di circoli culturali in tutto il Paese.

 In seguito al colpo di stato in Brasile del 1964 fu dapprima imprigionato come traditore e poi costretto all’esilio in Bolivia e poi in Cile. Fu proprio in Cile che lavorò alla sua opera più conosciuta, La pedagogia degli oppressi (Pedagogia do oprimido), pubblicata nel 1968 e successivamente tradotta in tantissimi Paesi.

 Paulo Freire rientrò stabilmente in Brasile solo nel 1980, dove si unì al Pardido dos Trabalhadores (Partito dei lavoratori, PT) e continuò la sua attività di alfabetizzazione degli adulti. Quando il PT vinse le elezioni del 1986, Freire fu nominato Segretario dell’Educazione per lo Stato di San Paolo.

 Freire ha ricevuto riconoscimenti internazionali, inclusi il Premio Unesco per l’educazione alla pace nel 1986. Nel 1991, è stato fondato l’Istituto Paulo Freire a San Paolo per promuovere e sviluppare le sue teorie sull’educazione popolare.

 Morì nel 1997, a causa di un attacco cardiaco.

 Solo 10 anni dopo, nel 2007, sua moglie Anna Maria ha ottenuto le scuse ufficiali dal governo brasiliano per l’esilio a cui era stato condannato, un gesto esteso “a ogni brasiliano analfabeta”.

 Ancora oggi Paulo Freire è considerato uno dei più influenti teorici dell’educazione del XX secolo. La sua visione della pedagogia critica e della liberazione sociale ha ispirato generazioni di educatori e attivisti in tutto il mondo.

 Pedagogia degli oppressi: il contributo di Paulo Freire alla trasformazione sociale

Copertina di una delle prime edizioni di Pedagogia do oprimido, Paulo FreireNel suo libro Pedagogia degli oppressi, Freire sostiene che l’educazione tradizionale perpetui una situazione di oppressione, in cui gli studenti vengono considerati oggetti passivi del processo educativo. Egli propone invece una pedagogia che sfida le strutture di potere esistenti, promuovendo un dialogo critico tra educatori e studenti. Secondo Freire, l’educazione autentica deve essere basata sull’esperienza concreta degli studenti e sulla loro partecipazione attiva nella trasformazione della società.

 Il pensiero di Paulo Freire sull’educazione come strumento di liberazione

Per Freire, l’educazione è un atto politico. Egli credeva che l’educazione dovesse andare oltre la mera trasmissione di conoscenze e incoraggiare la consapevolezza critica e la partecipazione attiva nella lotta per la liberazione sociale. Secondo Freire, l’obiettivo dell’educazione dovrebbe essere quello di emancipare gli individui dalle catene dell’oppressione, aiutandoli a sviluppare una coscienza critica del mondo e a diventare agenti di cambiamento.

 «Chi è preparato, più degli oppressi, a capire il significato terribile di una società che opprime? Chi può sentire, più di loro, gli effetti dell’oppressione? Chi, più di loro, può capire la necessità della liberazione? Liberazione a cui non arriveranno per caso, ma attraverso la prassi della loro ricerca; conoscendo e riconoscendo la necessità di lottare per ottenerla» (da Pedagogia degli oppressi, cap. 1).

 Un concetto chiave nel pensiero di Freire è la pedagogia della pratica, un approccio che incoraggi gli studenti a riflettere criticamente sulle loro esperienze e ad agire per trasformare la realtà sociale. Freire sostiene che solo attraverso la pratica, l’azione e la riflessione critica gli studenti possono sviluppare una comprensione più profonda del mondo e contribuire al cambiamento positivo. L’interazione tra educatori e studenti, in cui entrambi imparano e crescono insieme, permette di superare la contraddizione educatore/educando:

 «Nessuno educa nessuno, e neppure se stesso: gli uomini si educano in comunione, attraverso la mediazione del mondo»

 E se dall’educazione discende la liberazione, allora:

 «Non si può più affermare che qualcuno libera qualcuno, o che qualcuno si libera da solo, ma che gli uomini si liberano in comunione»

 Oltre Pedagogia degli oppressi: Pedagogia dell’autonomia e della speranza

Nel 1996 Freire pubblica Pedagogia da autonomia. Saberes necessàrios à pràtica educativa, tradotto nel 2004 da EGA col titolo Pedagogia dell’autonomia. Saperi necessari per la pratica educativa. Il volume, dedicato primariamente a pedagogisti ed educatori, si concentra sulla formazione degli insegnanti a favore dell’autonomia d’essere e di pensiero.

 «L’insegnante, insegnando, apprende ad insegnare, così come lo studente, imparando, insegna come si impara»

 Alla speranza è invece dedicato Pedagogia della speranza. Un nuovo approccio a La pedagogia degli oppressi, in cui Freire torna sui suoi primi scritti con uno sguardo rinnovato. Siamo nel 1992, e Paulo Freire sceglie di affiancare ai concetti di liberazione e autonomia quello di speranza:

 «Senza un minimo di speranza non possiamo nemmeno incominciare la lotta; ma senza la lotta la speranza – come necessità ontologica – non trova appoggio»

 Speranza, autonomia ed educazione diventano quindi pilastri fondamentali per uno sviluppo umano completo e la piena presa di coscienza politica di cittadine e cittadini.

 L’eredità di Paulo Freire

Le idee di Paulo Freire nell’ambito dell’educazione critica sono state tanto rivoluzionarie e durature da essere ancora parte integrante dei moderni percorsi di studio in ambito pedagogico ed educativo, ispirando numerosi educatori, attivisti e movimenti sociali in tutto il mondo. La sua concezione dell’educazione come strumento di liberazione ha aperto nuove prospettive sull’apprendimento e ha sfidato le tradizionali gerarchie di potere nel contesto educativo. L’approccio di Freire ha evidenziato l’importanza di un’educazione che sia empatica, inclusiva e socialmente impegnata.

 Paulo Freire ha lasciato un impatto significativo sull’educazione e sulla società con la sua pedagogia critica e la visione della liberazione sociale. Ha sfidato le convenzioni educative e ha proposto un’alternativa radicale, basata sull’empowerment degli studenti e sulla loro partecipazione attiva nella trasformazione della società, una trasformazione che sradicasse iniquità e subalternità.

 L’eredità di Freire continua a ispirare educatori e attivisti che cercano di creare un mondo più giusto ed equo attraverso l’educazione critica. Per questo è divenuto punto di riferimento per tutte le persone che credono nel potere liberatorio dell’educazione per raggiungere la piena autonomia sociale e politica di ogni persona.

 Per approfondire la figura e il pensiero di Paulo Freire, in lingua italiana è possibile consultare il sito dell'Istituto Paulo Freire - Italia.

Gruppo Abele

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