ELOGIO
DELLA
PICCOLEZZA
-
di Luca Russo
C’è
un assurdo che trapela dal messaggio cristiano che ha il sapore della
delusione. Una sensazione di fregatura attraversa chiunque voglia ficcare il
naso nelle stranezze del Cristo. L’Atteso dai popoli e dalle generazioni
finalmente si rivela, il Liberatore che per secoli era stato invocato si rende
visibile. Finalmente Dio aveva ascoltato l’incessante preghiera del popolo, ma
un bambino e non il condottiero valoroso, una creatura indifesa e non il
rivoluzionario politico, si manifestava nell’anno Zero. L’anno che ha diviso la
storia, l’evento che ha dato un nuovo conteggio al tempo, è segnato dal vagito
di un bimbo e non dal grido del vincitore.
Quale
sconforto e quanti pettegolezzi sottovoce correvano nei corridoi del Pretorio e
nelle Sinagoghe della Palestina. Quanta delusione nella chiesa locale. Non il
forte, ma il debole. Non il grande, ma il piccolo. Nell’Epifania di Cristo si
legge in filigrana tutta la storia dell’umanità, anche i fatti contemporanei
che sempre di più s’imbrattano di sangue e violenza. Le attuali guerre
occidentali che lasciano presagire un conflitto intercontinentale “a pezzetti”
sono l’esibizione muscolare della miopia del potere. Esprimono l’arroganza
della conquista a tutti i costi, fino ad arrivare a legittimare politiche
genocide, distruzioni di massa, violando ogni confine morale e umano che non
s’inginocchia neanche di fronte all’innocenza dei bambini. Nei rapporti di
forza nessuno cede di fronte all’altro, nessuno accetta l’idea di fare un passo
indietro, segno di debolezza e del fallimento. Ogni parte contrapposta non può
non mostrare la propria superiorità, pena la sconfitta e la derisione.
Eppure,
nella contraddizione dell’Epifania c’è una verità che aggiusta il diaframma del
nostro sguardo per leggere la cronaca di questi giorni e di ogni tempo. È il
paradosso della piccolezza che fa da spartiacque della storia. Si potrebbe dire
che l’Epifania del Bimbo sia il programma di salvezza dell’umanità e che l’uomo
potrà essere salvo, che vuol dire felice, se avrà imparato a vivere alla luce
dell’Epifania.
La
verità è che nel Dio inerme l’umanità troverà la salvezza. Nel Salvatore
Bambino l’uomo capirà quanto vale la sua debolezza. Fuori dal paradosso
dell’Epifania siamo un’umanità senza futuro. L’uomo rischia di annientare la
sua stirpe per difendere i propri confini, questo l’epilogo della violenza
umana. L’Epifania, invece, insegna che ogni persona potrà fare della sua
piccolezza la sua grandezza, del suo fallimento il suo successo migliore.
Il
tribunale della storia sarà impietoso con chi avrà fatto del suo tempo una
prepotenza ingiustificata, della sua forza una supremazia che sopprime l’altro.
Il Salvatore dell’umanità non ha indugi a manifestarsi nella culla piuttosto
che su un trono, non teme di rendere pubblico il suo pianto piuttosto che il
suo urlo di guerra. E al termine dei suoi giorni quello stesso Dio piccolo si
manifesterà con un altro controsenso: il paradosso della Croce. Il Cristo, come
dalla mangiatoia dice la sua forza, dal patibolo della croce griderà la Sua
gloria.
E
allora con sollievo oggi si esclami: «Finalmente Epifania! Mostra ancora e per
sempre il tuo corpicino, Bambino innocente, il tuo pianto inconsolabile, la tua
debolezza disarmante. Perché nell’Epifania dell’indifeso si nasconde la
Salvezza di tutta la nostra umanità».
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