giovedì 11 gennaio 2024

SCUOLA E AUTONOMIA DIFFERENZIATA


 
«Tenete fuori l’istruzione

 dall’autonomia

 differenziata»

I sindacati della scuola ribadiscono la contrarietà a un sistema d’istruzione organizzato su base regionale

 -         di Paolo Ferrario

 Escludere l’istruzione dal disegno di legge 615 sull’autonomia differenziata, presentato dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che il 16 gennaio andrà in discussione al Senato. È il senso dell’appello lanciato dai sindacati della scuola, per «salvaguardare il carattere unitario» del sistema nazionale d’istruzione e non aumentare «divari territoriali» già molto accentuati. «Vanno evitate ipotesi di decentramento che possano produrre squilibri inaccettabili per quanto riguarda l’accesso al diritto all’istruzione nelle diverse realtà territoriali del Paese», sottolinea la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, dichiarando la disponibilità del sindacato a «un confronto aperto e costruttivo con il governo e il Parlamento, per apportare modifiche migliorative al testo».

 Assolutamente da evitare, ricorda Barbacci, la creazione di «inaccettabili disomogeneità » sul versante della «disciplina del rapporto di lavoro» del personale scolastico. «Crediamo che ordinamenti, organizzazione del servizio, modalità di reclutamento del personale, trattamento economico e normativo non possano essere differenziati a livello regionale, ma debbano iscriversi in uno stesso quadro di riferimento definito a livello nazionale», aggiunge Barbacci. Che esprime preoccupazione anche per quanto riguarda la stessa autonomia delle istituzioni scolastiche, che potrebbe essere «compressa» dalla riforma targata Calderoli.

«L’effetto – ribadisce la segreteria generale della Cisl Scuola – sarebbe quello di un centralismo ancor più marcato, per le istituzioni scolastiche, di quello ipotizzabile in un sistema governato a livello nazionale , con grave rischio di condizionamento per la stessa libertà di insegnamento». Anche secondo la segretaria generale della Flc-Cgil, Gianna Fracassi, la riforma dell’autonomia differenziata «potrebbe radicalmente mutare il quadro, in peggio, della scuola italiana e quindi del nostro Paese».

«Vogliamo sottolineare – prosegue Fracassi – che esiste un tema che chiama direttamente in causa la missione principale della scuola ovvero la costruzione della cittadinanza, la condivisione di valori e il senso di appartenenza, che fondano la convivenza democratica. Questo ruolo del sistema di istruzione statale sarebbe inevitabilmente pregiudicato da una scelta regionalistica e territorialistica. Per queste molteplici ragioni crediamo che tutto ciò vada scongiurato». Il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, ricorda le «oltre centoventimila firme» e la «lunga mobilitazione» contro il ddl Calderoli, ribadendo che «l’introduzione di diversi sistemi regionali di istruzione potrebbe rendere impraticabile la mobilità su tutto il territorio nazionale, parcellizzando il reclutamento del personale e permettendo l’ingerenza delle autorità regionali negli obiettivi della scuola».

Preoccupazione, infine, è espressa anche dal coordinatore nazionale della Gilda Unams, Rino Di Meglio: «Questa riforma – dice – rappresenta una forte minaccia per la disgregazione del sistema nazionale e un pericolo per la scuola italiana». Mentre la segretaria generale dello Snals, Elvira Serafini, ribadisce che «con l’autonomia differenziata si creerebbero i presupposti per una disuguaglianza di diritti che inciderebbe inevitabilmente sulla qualità del servizio educativo».

    www.avvenire.it


 

 

 


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