martedì 2 dicembre 2025

L'ARTE DI FARSI MALE

 


«Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi con "Farsi male" infrange qualche tabù: "Il dolore autoinflitto non è sempre una sciagura, a volte si rivela una strada per crescere.» -

 Teresa Ciabatti, La Lettura

 

Un racconto sulla vita di tutti i giorni, con un finale sul masochismo politico e il dolore del mondo. Pagine scritte con le parole della psicoanalisi, della poesia, del cinema.


Succede a tutti di farsi male, ma possiamo imparare a riconoscere le sofferenze che ci colpiscono alle spalle da quelle a cui noi stessi, più o meno consapevolmente, ci consegniamo.

Vittorio Lingiardi delimita un territorio vastissimo e oscuro: percorre la storia dei nostri dolori e traccia un confine tra convivenza e connivenza. 

Masochista è un aggettivo che turba, ma qui non si parla di fruste e manette: lo sguardo è sulla personalità e sulle relazioni.

Lingiardi ci accompagna in stanze interiori, arredate con gli spigoli aguzzi dell’autocritica, le mensole inaccessibili dell’ideale dell’Io, le casseforti del sabotatore interno, le lavatrici interminabili del senso di colpa.

 

Farsi male. Variazioni sul masochismo

EQUITA' E INCLUSIONE

 


L’istruzione leva

 per l’uguaglianza 

di genere




Quando si parla di inclusione uno dei punti dolenti che emergono è quello delle disuguaglianze di genere e delle ingiustizie che a livello sociale si legano alla loro stereotipizzazione. Sono differenze dalle quali il sistema di istruzione è tutt’altro che immune, come mostrano gli esiti delle indagini nazionali e internazionali, con effetti che si riverberano inevitabilmente sulla crescita economica e sull’inclusione sociale, con conseguenze più sottili e pervasive di quanto a volte non appaiano.

Le disuguaglianze di genere in ambito educativo sono cambiate nel tempo, assumendo una complessità diversa per quanto riguarda il rendimento scolastico.

In molti Paesi, così come in Italia, l’accesso delle donne ai diversi livelli di istruzione formale è un risultato raggiunto e consolidato; tuttavia, permangono squilibri nella distribuzione per materie, nei tassi di abbandono e nella transizione scuola-lavoro.

Differenze di rendimento e scelte disciplinari                                 

Due esempi che le Rilevazioni sugli apprendimenti a livello nazionale e internazionale mettono in luce da tempo circa la disuguaglianza di genere nell’istruzione sono individuabili nel minore accesso da parte delle ragazze a percorsi di istruzione superiore e universitaria nelle discipline STEM (matematica, scienze e tecnologie) e una probabilità più alta che i ragazzi abbiano risultati più modesti in ambito linguistico e maggiori difficoltà scolastiche, dalle quali deriva un rischio più elevato di sotto rendimento o di abbandono.

Queste due dinamiche parallele – la sottorappresentazione femminile nelle discipline tecniche e la maggiore fragilità maschile nelle competenze di base – sono fattori che orientano la distribuzione delle preferenze disciplinari nel breve come nel lungo periodo, sottolineando quanto le questioni legate al genere in educazione siano un problema multidimensionale e multiforme.

Il concorso di molte cause

Le ragioni che determinano queste differenze e il loro persistere sono sicuramente molte e agiscono combinandosi tra loro in diversi modi, dei quali non sempre siamo consapevoli.

Uno di questi fattori sono gli stereotipi di genere, il cui peso influenza le aspettative dei docenti, delle famiglie e degli stessi studenti in quanto sono legati a opinioni sociali e culturali. Le ragazze possono essere indirizzate lontano dalle materie tecniche in base a convinzioni ingenue su attitudini “naturali” che sarebbero loro prerogativa in quanto appartenenti al genere femminile.

Sul fronte opposto i maschi possono ricevere minore supporto nelle competenze linguistiche, con una sottovalutazione immotivata delle difficoltà in lettura o comunque nell’area linguistica. A queste ragioni se ne aggiungono altre di tipo strutturale, come la qualità dell’offerta formativa locale, la presenza di modelli professionali visibili e le modalità di orientamento scolastico.

L’analisi delle disuguaglianze mette in luce anche ulteriori cause, come le differenze territoriali e generazionali, che amplificano gli effetti di genere, creando percorsi educativi e di vita molto diversi in base al contesto di appartenenza.

Conseguenze economiche e sociali delle differenze di genere

Le conseguenze delle diseguaglianze di genere nel rendimento e nel percorso scolastico non si limitano alla singola studentessa o studente; il persistere di differenze nelle competenze e negli accessi ai diversi settori disciplinari hanno infatti ricadute a livello economico e sociale.

Una presenza femminile ridotta nelle professioni ad alta innovazione ha ripercussioni negative sulla crescita economica e sulla capacità di un Paese di competere in settori strategici, come quelli collegati alle tecnologie; allo stesso modo risultati educativi più deboli tra i ragazzi possono generare maggiore disoccupazione giovanile e favorire la marginalizzazione.

In entrambi i casi si rischia la perdita di capitale umano, con l’inevitabile impoverimento che ne consegue in termini economici e di benessere, individuale e collettivo.

Uscire dal circolo vizioso

Affrontare efficacemente le disuguaglianze richiede un approccio strategico che combini più misure, quali:

  • Rafforzare l’orientamento e la promozione delle discipline STEM tra le ragazze con programmi didattici, mentoring e l’offerta di modelli femminili in questo settore
  • Intervenire precocemente per migliorare le competenze di lettura e linguaggio nei bambini, con attenzione specifica ai ragazzi a rischio e interventi di rete che coinvolgano scuola, famiglie e comunità
  • Favorire la formazione dei docenti con percorsi focalizzati sulle differenze di genere e sulle pratiche inclusive, per evitare che aspettative differenziate in base al genere portino al replicarsi di convinzioni di senso comune e si traducano di fatto nell’offerta di differenti opportunità formative
  • Sostenere politiche integrate scuola-lavoro che contrastino le discontinuità femminili nella carriera e facilitino la transizione verso professioni ad alto valore aggiunto, collegando istruzione, orientamento e mercato del lavoro.

Conclusioni

Per affrontare costruttivamente le disuguaglianze di genere nell’istruzione, e più in generale in ambito educativo, non basta promuovere l’accesso ai diversi percorsi scolastici. Occorre comprendere come e in quali aree si manifestano le differenze di rendimento, scegliere gli strumenti idonei per rimuovere barriere strutturali e culturali per favorire una reale inclusione.

La ricerca in campo educativo e scolastico è strumento essenziale per assicurare a ogni allieva e allievo l’offerta di pari opportunità disciplinari e il rafforzamento delle competenze di base, sottolineando una volta di più il ruolo di leva per l’uguaglianza e lo sviluppo sostenibile proprio dell’istruzione.

 

Approfondimenti



 

 

 

 

EDUCARE IN TERRA SANTA


Si può vivere in Terra Santa 

un'educazione inclusiva?

 Le scuole 

del Patriarcato Latino

La testimonianza di don Ibrahim Shomali, direttore delle scuole in Israele del Patriarcato Latino di Gerusalemme

-di Emiliano Eusepi

 

Si può vivere in Terra Santa un’educazione inclusiva che può superare gli ostacoli e difficoltà presenti nella terra dove "tutti siamo nati"? Abbiamo provato a parlarne con don Ibrahim Shomali, direttore delle scuole in Israele del Patriarcato Latino di Gerusalemme che ci ha aperto il cuore e ci ha mostrato i timori e le speranze di una realtà, quella degli Arabi Cristiani che vivono in Israele, di cui forse si parla poco, ma che invece si tratta di una testimonianza da far conoscere e che ci fa riflettere su quante problematiche sono presenti nella Terra di Gesù.

La testimonianza di don Shomali aiuta a comprendere quanto possiamo imparare dalle pietre vive della Terra Santa, che sono i giovani che aiutati nella loro formazione attraverso le scuole del patriarcato rappresentano la speranza di una nuova epoca segnata dalla riconciliazione e dalla pace, proprio là nella terra del "principe della pace".

Questa speranza testimoniata dalla vivacità delle attività delle scuole del patriarcato si alimenta e cresce nella preghiera che è l'unica sorgente a cui attingere per superare i nostri conflitti interiori e con gli altri. Il Santo Padre nella lettera Apostolica " Disegnare nuove mappe di speranza" mette in primo posto proprio la vita spirituale del giovane, e scrive che " ... i giovani chiedono profondità; servono spazi di silenzio, discernimento, dialogo con la coscienza e con Dio".

Ma quale importanza ha la fede negli studenti delle scuole del patriarcato e che valore ha l'accompagnamento spirituale nella loro vita di studenti? 

Don Ibrahim risponde che la domanda le lega alla Chiesa Universale e a quello che scrive il Papa, perché la fede ha certamente un ruolo centrale nella vita degli studenti, "perché noi offriamo radici spirituali , senso di appartenenza e strumenti anche per affrontare le sfide dove viviamo, e l’accompagnamento spirituale è fondamentale per guidare gli studenti nel discernimento ma anche di crescita della coscienza, crescita, interiore, personale, ma soprattutto una coscienza cristiana per essere consapevoli di quello che stiamo vivendo" e don Shomali insiste che" la fede dà identità in un posto dove abbiamo perso la nostra identità, non sappiamo chi siamo, perché siamo qui e cosa dobbiamo fare". La missione spirituale delle realtà educative in Terra Santa ha certamente un’importanza proprio perché ha le sue radici nella storia dei luoghi santi e nonostante la presenza ridotta dei Cristiani in questi luoghi, si tratta però di un piccolo seme che può dare frutto se il terreno dove loro vivono viene "curato e preparato". E il terreno più produttivo è il cuore dei giovani che in Terra Santa necessitano di attenzioni particolari e che veramente hanno bisogno di un’educazione" cuore a cuore".

"Si, afferma don Ibrahim l’educazione cristiana in Israele, svolge un ruolo fondamentale nel promuovere l’identità, il rispetto reciproco e il dialogo in un contesto molto pluralista, le scuole affrontano questa realtà in modo inclusivo e con programmi mirati alla convivenza", convivenza, afferma però, è una parola che non esprime molto, secondo lui, la realtà in cui vivono i Cristiani in Terra Santa, e ci dice che" non mi piace molto la parola convivenza ed io preferisco dire vivere insieme ma sicuramente un punto importante delle scuole è l’identità e le radici, e nelle nostre scuole proviamo ad educare i nostri studenti cristiani a rafforzare la propria identità perché si è capaci di dialogo con gli altri, soprattutto quando sappiamo chi siamo". 

Nella lettera apostolica " Disegnare Mappe di Speranza ", il Santo Padre ha aggiunto tra le priorità educative quella di educare ad una pace disarmata e disarmante, in un contesto segnato da tensioni e conflitti, ma don Shomali ci ricorda che "per il Papa la pace non è solo un obiettivo ma un metodo educativo, e le beatitudini sono il cuore dell’insegnamento cristiano, bisogna trasformare questo “beati gli operatori di pace” in un’occasione per costruire ponti, che è quello di cui ha bisogno la Terra Santa. Nel contesto nostro, anche nei nostri programmi educativi significa anche il parlare con calma, anche con gli studenti e gli insegnanti, e soprattutto favorire la riconciliazione aiutando la gente anche a riconciliarsi con sé stessi e con il loro vicino educando al vivere insieme".

E dopo aver ricordato le difficoltà che la comunità cattolica in Israele deve affrontare, conclude la sua riflessione dicendo che "...dobbiamo superare quell'odio che sta creando questa guerra, un odio profondo e difficile.

La guerra prima o poi finirà con la vincita di uno e la perdita dell'altro o un accordo, ma l'odio rimarrà per anni e anni quindi il ruolo dello dei cristiani é quello di creare ponti per far sparire questo odio da dove viviamo.


ACI Stampa

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