ma in particolar modo su Giuseppe.
Anche se di solito
tendiamo a guardare maggiormente Maria, oggi il Vangelo che abbiamo ascoltato
ci presenta la figura di Giuseppe; di lui sappiamo solo che era un uomo
“giusto” (Mt 1,19).
Giuseppe è un uomo
silenzioso, quasi nascosto. Di lui, nei vangeli, non abbiamo nessuna parola e
la sua figura scompare quasi subito: lo incontriamo quando gli viene consegnata
la paternità di Gesù e nella fuga in Egitto, poi esce di scena. Mi sembra che il grande insegnamento che
Giuseppe ci dona è il modo di saper ascoltare.
Maria è colei che ha saputo accogliere dentro di sé il Figlio di Dio,
che ha fatto spazio in lei, che ha saputo dire un sì che le ha stravolto la
vita.
Lo spazio e l’accoglienza
di Giuseppe sono il suo silenzio che fa’ posto alla Parola; questo è il suo sì:
“prese con sé”. “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24). Dio parla
a Giuseppe durante la notte attraverso i sogni. Questo ci porta a ricordare
quell’Giuseppe che viene venduto dai fratelli. Anche lui è un “sognatore”.
Nelle profondità del suo cuore puro, vede Dio.
Il “nostro” Giuseppe davanti alla Parola di Dio agisce e basta; non dice
una parola, non chiede nulla, ma opera, mette in pratica. Giuseppe è un uomo
sempre in movimento: prima è chiamato a prendere con sé Maria e andare a
Betlemme, poi a fuggire in Egitto, per arrivare a Nazareth dove prenderanno
dimora. Gesù fugge in Egitto a causa di
Erode, re di Giudea, che voleva ucciderlo; come il Giuseppe del Primo
Testamento fugge in Egitto per l’invidia dei fratelli. Entrambi abiteranno in
Egitto da forestieri, vivendo la stessa esperienza del loro popolo, i loro
fratelli. Morto Erode, la santa famiglia
“esce dall’Egitto”, come il popolo d’Israele, liberi da una “schiavitù”.
Ecco che questa nuova
uscita rappresenta un nuovo esodo, una nuova nascita. Entrando ancora di più
nel brano Evangelico notiamo subito che il movimento di questo testo è mosso
dalla Parola, di fronte alla quale l’agire di Giuseppe è risposta. Ecco l’annuncio,
la Parola: “un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là
finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per
ucciderlo" (Mt 2,13). Subito viene la risposta a quella Parola: “Egli si
alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto” (Mt
2,14).
Tutto il brano si
articola così: scandito, accompagnato dalla Parola e dal silenzio di Giuseppe,
che è il prendere con sé la Parola.
Altri due testi ci aiutano ad entrare sempre di più in questo movimento:
il prologo di Giovanni e il libro della Genesi. Il prologo inizia dicendo: “In
principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1).
In principio era il Verbo, la Parola: questo ci riporta all’inizio del libro
Genesi, dove vediamo: “In Principio Dio creò” (Gen 1,1). Si tratta del medesimo
movimento: Parola – opera: “Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.”
(Gen 1,3), movimento che troviamo in tutto il brano della creazione. Ritornando
al Prologo di Giovanni, notiamo che il nostro testo ci mostra una Parola che va
sempre più in profondità, facendosi carne: “E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi.” (Gv 1,14).
Attraverso la nascita di
Gesù la Parola di Dio si fa umana, si fa carne in mezzo a noi, entra nelle
pieghe della nostra storia. Ritornando
al Vangelo odierno, la santa Famiglia, dopo essere uscita dall’Egitto si ritira
in Galilea: “Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e
andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret” (Mt 2,22-23). In questo ritiro
Gesù prende “casa” e “nome” dalla “terra”: "Sarà chiamato Nazareno"
(Mt 2,23).
Gesù̀ è il cuore della storia di Dio e dell’uomo. Questo suo ritiro nella quotidianità è il mistero stesso del Dio-con-noi, che rende divina ogni nostra “vita ordinaria”: il riposo e la fatica, ogni gioia e ogni dolore, ogni amore e ogni timore, ogni lavoro e ogni frutto dell’uomo.
Ed ecco che Giuseppe ci ha condotto dentro ai
sogni, ad ascoltare la Parola e a viverla senza tante domande e incertezze; ci
ha fatto percorrere tutta la storia passata dalla creazione all’uscita
dall’Egitto, e a vedere il compimento di tutto questo, cioè come Dio entra in
ogni cosa attraverso suo Figlio.
(www.clarissesantagata.it)
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