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mercoledì 24 gennaio 2024

GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONI SOCIALI

Il Papa: l’uomo non diventi cibo per algoritmi, la comunicazione resti pienamente umana

Nel messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Francesco riflette su opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie che stanno “modificando in modo radicale l’informazione”. Un pensiero per tutti i reporter di guerra: “L’uso dell’IA non annulli il ruolo del giornalismo sul campo. Solo toccando con mano la sofferenza si può comprendere l’assurdità delle guerre”

-          - di Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

       

Fake news e deep fake, echo chambers, machine learning, social media. Nuovi strumenti, nuovi canali, nuove opportunità ma, allo stesso tempo, nuove “patologie” e insidie soprattutto per il campo della comunicazione che rischia di finire oggetto dell’“inquinamento cognitivo”, cioè l’alterazione della realtà tramite false narrazioni, falsi messaggi vocali e false fotografie (anche il Papa ne è stato oggetto), o l’annullamento del prezioso ruolo dei reporter sul campo, in particolare negli scenari di guerra. Papa Francesco torna a riflettere sull’IA nel suo Messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. Nel documento firmato a San Giovanni in Laterano per il 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Francesco guarda con ammirazione e preoccupazione all’evoluzione dei sistemi che stanno “modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione” e, “alcune basi della convivenza civile”.

Si tratta di un cambiamento che coinvolge tutti, non solo i professionisti

Il Papa: l’intelligenza artificiale sia via di pace, non promuova fake news o la follia della guerra

L'importanza dei reporter 

Il pensiero del Papa è in particolare al mondo del giornalismo, al racconto delle guerre e a quella “guerra parallela” tramite campagne di disinformazione. “Quanti reporter sono feriti o muoiono sul campo per permetterci di vedere quello che i loro occhi hanno visto”, scrive Francesco, “solo toccando con mano la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini, si può comprendere l’assurdità delle guerre”.

L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa

Non irrigidirsi davanti al nuovo, ma restare sensibili a ciò che non è umano

Dinanzi all’accelerazione della diffusione di “meravigliose invenzioni” che suscita “uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento”, il Papa invita a domandarsi: “Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?”.

Intanto, “conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti”; quindi, come affermava Romano Guardini, “non irrigidirsi contro il ‘nuovo’ nel tentativo di conservare un bel mondo condannato a sparire”. Al tempo stesso, però, bisogna rimanere “sensibili” a tutto ciò che è “distruttivo” e “non umano”. Bisogna, cioè, ripartire dal cuore “in quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità”. Serve sapienza, afferma ancora Francesco, e non possiamo pretenderla dalle macchine.

Non si tratta di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità

Il pericolo delle fake news

È una tentazione antica, infatti, quella dell’uomo, di “diventare come Dio senza Dio”. E “ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile”, sottolinea il Papa. “I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse”. Possono, però, essere pure strumenti di “inquinamento cognitivo”, cioè di quelle fake news che si avvalgono del deep fake, la “creazione” e “diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto)”, o di “messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto”. La simulazione alla base “diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà”, ammonisce il Pontefice.

Il Papa: attenzione alla diffusione di falsità e odio attraverso i social network

L'incontro stamattina, in Vaticano, di Papa Francesco con gli appartenenti all’International Catholic Legislators Network, una rete la cui finalità è la formazione di una nuova ...

Opportunità e rischi dei social 

Si sofferma poi sui social media, anch’essi “strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi”. “Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri”, annota il Papa, chiedendo di “agire preventivamente”, proponendo modelli di regolamentazione etica. L’appello è di nuovo alla Comunità internazionale a formulare “un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme”. 

Grandi possibilità di bene accompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici

“La rivoluzione digitale può renderci più liberi”, aggiunge poi il Pontefice, sottolineando che tuttavia “non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva”. La rappresentazione della realtà in big data rischia di “danneggiare la nostra stessa umanità”.

Domande cruciali

Da qui una serie di domande per riflettere sul presente e sul futuro, punto centrale dell’intero Messaggio:

Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e della informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture?

Ancora il Papa chiede:

Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?

Nuove schiavitù e conquiste di libertà

Dalle risposte a questi interrogativi, “capiremo se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza” oppure, insiste Francesco, se “porterà più eguaglianza”, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca.

Da una parte si profila lo spettro di una nuova schiavitù, dall’altra una conquista di libertà; da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero

La risposta non è scritta, dipende da noi: “Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore”.

 

Vatican News

 

 

 

domenica 13 maggio 2018

52ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI



 Signore, fa’ di noi strumenti della tua pace.
Facci riconoscere il male che si insinua in una comunicazione che non crea comunione.
Rendici capaci di togliere il veleno dai nostri giudizi.
Aiutaci a parlare degli altri come di fratelli e sorelle.
Tu sei fedele e degno di fiducia; fa’ che le nostre parole siano semi di bene per il mondo:
dove c’è rumore, fa’ che pratichiamo l’ascolto;
dove c’è confusione, fa’ che ispiriamo armonia;
dove c’è ambiguità, fa’ che portiamo chiarezza;
dove c’è esclusione, fa’ che portiamo condivisione;
dove c’è sensazionalismo, fa’ che usiamo sobrietà;
dove c’è superficialità, fa’ che poniamo interrogativi veri;
dove c’è pregiudizio, fa’ che suscitiamo fiducia;
dove c’è aggressività, fa’ che portiamo rispetto;
dove c’è falsità, fa’ che portiamo verità.
Amen.

                                                Papa Francesco


giovedì 25 gennaio 2018

LA VERITA' VI FARA' LIBERI. IL PERICOLO DELLE FALSE NOTIZIE

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 52ma GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

« La verità vi farà liberi (Gv 8,32). 
Fake news e giornalismo di pace»

Cari fratelli e sorelle,
nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione. L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello. E’ capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi. Ma l’uomo, se segue il proprio orgoglioso egoismo, può fare un uso distorto anche della facoltà di comunicare, come mostrano fin dall’inizio gli episodi biblici di Caino e Abele e della Torre di Babele (cfr Gen 4,1-16; 11,1-9). L’alterazione della verità è il sintomo tipico di tale distorsione, sia sul piano individuale che su quello collettivo. Al contrario, nella fedeltà alla logica di Dio la comunicazione diventa luogo per esprimere la propria responsabilità nella ricerca della verità e nella costruzione del bene. Oggi, in un contesto di comunicazione sempre più veloce e all’interno di un sistema digitale, assistiamo al fenomeno delle “notizie false”, le cosiddette fake news: esso ci invita a riflettere e mi ha suggerito di dedicare questo messaggio al tema della verità, come già hanno fatto più volte i miei predecessori a partire da Paolo VI (cfr Messaggio 1972: Le comunicazioni sociali al servizio della verità). Vorrei così offrire un contributo al comune impegno per prevenire la diffusione delle notizie false e per riscoprire il valore della professione giornalistica e la responsabilità personale di ciascuno nella comunicazione della verità.
1. Che cosa c’è di falso nelle “notizie false”?
Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei media tradizionali. Con questa espressione ci si riferisce dunque a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici.
L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l’ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. La loro diffusione può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni.
La difficoltà a svelare e a sradicare le fake news è dovuta anche al fatto che le persone interagiscono spesso all’interno di ambienti digitali omogenei e impermeabili a prospettive e opinioni divergenti. L’esito di questa logica della disinformazione è che, anziché avere un sano confronto con altre fonti di informazione, la qual cosa potrebbe mettere positivamente in discussione i pregiudizi e aprire a un dialogo costruttivo, si rischia di diventare involontari attori nel diffondere opinioni faziose e infondate. Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità.
2Come possiamo riconoscerle?
Nessuno di noi può esonerarsi dalla responsabilità di contrastare queste falsità. Non è impresa facile, perché la disinformazione si basa spesso su discorsi variegati, volutamente evasivi e sottilmente ingannevoli, e si avvale talvolta di meccanismi raffinati. Sono perciò lodevoli le iniziative educative che permettono di apprendere come leggere e valutare il contesto comunicativo, insegnando a non essere divulgatori inconsapevoli di disinformazione, ma attori del suo svelamento. Sono altrettanto lodevoli le iniziative istituzionali e giuridiche impegnate nel definire normative volte ad arginare il fenomeno, come anche quelle, intraprese dalle tech e media company, atte a definire nuovi criteri per la verifica delle identità personali che si nascondono dietro ai milioni di profili digitali.
Ma la prevenzione e l’identificazione dei meccanismi della disinformazione richiedono anche un profondo e attento discernimento. Da smascherare c’è infatti quella che si potrebbe definire come “logica del serpente”, capace ovunque di camuffarsi e di mordere. Si tratta della strategia utilizzata dal «serpente astuto», di cui parla il ....