-di Simone Lo Presti
“È molto apprezzabile l’attenzione alla significatività
dell’esperienza di apprendimento per l’alunno, che ritorna all’inizio della
trattazione di ogni disciplina con il paragrafo “perché studiarla”; i
riferimenti e i confronti con l’attualità sono vivamente raccomandati”. La centralità dell’esperienza di apprendimento, che trova
spazio sin dall’inizio di ogni disciplina, è uno degli elementi qualificanti
delle nuove Indicazioni Nazionali, secondo Giuseppe Zanniello, professore
emerito di Didattica e Pedagogia Speciale dell’Università di Palermo, socio
fondatore della Società Italiana di Pedagogia-SIPED e socio fondatore della
Società Italiana di Ricerca Didattica- SIRD.
“Perché studiarla” diventa, dunque, un orizzonte di senso che
può orientare l’azione didattica quotidiana degli insegnanti, la cui autonomia
professionale, ha precisato Zanniello, deve essere letta alla luce di
una responsabilità condivisa con le famiglie. Le finalità educative proposte,
ha infatti dichiarato, non limitano ma rafforzano questa
autonomia. “L’autonomia professionale dei docenti è collegata a
un patto di corresponsabilità educativa con i genitori degli alunni;
non è certamente minacciata dalla chiarezza delle mete ideali proposte dalle
Indicazioni, che si ispirano esplicitamente ai valori costituzionali”.
Inoltre ha sottolineato: “Nelle conoscenze storiche e
geografiche è stato dato più spazio di prima alla storia e alla geografia del
nostro Paese; risulta anche evidente l’importanza attribuita alla lingua
italiana che, oltre a essere una disciplina, permea gli obiettivi
specifici di apprendimento delle altre aree disciplinari.”
Un processo più ampio e trasparente
Il professore ha illustrato anche le differenze metodologiche
che hanno caratterizzato la stesura delle nuove Indicazioni Nazionali per il
Curricolo, rispetto alla versione del 2012. “L’ampiezza del
processo con cui si è giunti a costruire il testo provvisorio delle
Indicazioni Nazionali per il Curricolo e la trasparenza delle
modalità attivate per raccogliere le proposte di miglioramento – ha
dichiarato – sono nettamente superiori alle procedure seguite
nella preparazione delle Indicazioni del 2012, anche grazie alle nuove
tecnologie digitali”.
D’altra parte, tutti gli istituti scolastici, ha
sottolineato, “hanno a disposizione una piattaforma dedicata alle
osservazioni al testo dell’11 marzo 2025”.
Un invito alla partecipazione scientifica
Zanniello ha evidenziato come sia necessario superare le
posizioni ideologiche per favorire un confronto basato sul rigore
scientifico. Ha invitato coloro che hanno a cuore la scuola a partecipare al
processo di definizione finale del documento con spirito costruttivo.
“Tutti coloro ai quali sta a cuore l’educazione scolastica
dei bambini e dei ragazzi, invece di rinchiudersi a discutere in gruppi
costituiti con l’intento di demolire per principio il lavoro svolto finora da
oltre cento disciplinaristi, rappresentanti delle associazioni più diverse e da
un gruppo di pedagogisti universitari, dovrebbero ora contribuire alla
redazione del testo definitivo con atteggiamento scientifico, prescindendo
dagli schieramenti politici.”
Valutare senza pregiudizi
In questo processo, Zanniello ha anche chiarito che ogni
valutazione sul testo dovrebbe basarsi su elementi oggettivi, evitando derive
ideologiche o interpretazioni infondate sulle intenzioni degli autori.
“Nel valutare pedagogicamente uno scritto bisogna
attenersi ai fatti, senza esprimere giudizi influenzati da passioni politiche;
diversamente si corre il rischio del ridicolo con interpretazioni
psicoanalitiche circa le intenzioni dei redattori.” E ha aggiunto: “Bisogna chiedersi piuttosto se
le affermazioni contenute nelle Indicazioni sono in sintonia o in contrasto con
le evidenze scientifiche sull’insegnamento agli alunni dei tre ordini di scuola
considerati.”
La valutazione delle nuove Indicazioni: tra scienza e
ideologia
Nel commentare la coerenza delle Indicazioni Nazionali con le
attuali evidenze scientifiche, Giuseppe Zanniello ha riconosciuto che molte
delle affermazioni presenti nel documento rispecchiano le conoscenze
consolidate in ambito pedagogico. Tuttavia, ha precisato che su alcuni temi
specifici la ricerca non ha ancora prodotto risultati sufficientemente solidi
da consentire un giudizio fondato. In tali casi, ha sottolineato
l’impossibilità di esprimere un parere netto.
“Molte affermazioni contenute nelle nuove Indicazioni – ha infatti dichiarato – sono in sintonia con
le evidenze scientifiche, per altre non si può dire né sì né no perché mancano
i risultati di ricerche specifiche su quel tema particolare, che abbiano già
raggiunto un accettabile grado di evidenza scientifica”.
Zanniello ha poi richiamato l’attenzione su un secondo
aspetto, di carattere metodologico e culturale: l’uso improprio di
argomentazioni ideologiche al posto di fondamenti scientifici per giustificare
critiche al testo. In questo senso, la sua osservazione intendeva rappresentare
“una critica indiretta a chi, invece di addurre argomentazioni scientifiche
per esprimere un giudizio negativo sulle nuove Indicazioni, adduce motivi
ideologici: la contrarietà politica al Ministro che ha nominato una commissione
di alto profilo scientifico, che mi risulta abbia lavorato in modo
autonomo rispetto al Ministro, mentre ha sollecitato le opinioni di tutte
le componenti il variegato mondo della scuola. La consultazione ancora in
corso ne è una riprova”. Ribadendo così la necessità di fondare
ogni discussione educativa su basi razionali e condivise, superando le
contrapposizioni ideologiche e valorizzando il contributo di tutte le
componenti della scuola.
Nuove prospettive educative
E dunque, rivolgendosi a coloro che resistono al cambiamento,
Zanniello ha posto l’accento sull’importanza di adottare una prospettiva
innovativa, facendo riferimento agli articoli della Costituzione come punto
comune di partenza.
“Le Indicazioni orienteranno le azioni degli insegnanti per
il prossimo decennio; chi guarda con nostalgia al passato, quando magari fu
coinvolto nella stesura delle vecchie Indicazioni, ostacola l’apertura della
scuola ai nuovi orizzonti epistemologici.” Ha
inoltre aggiunto: “Gli articoli della Costituzione italiana
che riguardano la scuola, espressamente citati nel testo, dovrebbero accomunare
gli sforzi di tutte le persone interessate all’educazione scolastica.”
La centralità della valutazione formativa
Uno degli aspetti più ricorrenti nel nuovo documento riguarda
la valutazione. Zanniello ha messo in luce l’importanza di una concezione
formativa che orienti l’intera pratica didattica.
“La valutazione formativa, la valutazione dinamica e
l’autovalutazione sono tre espressioni frequentemente ricorrenti nel testo in
discussione, così come hanno rilevato perfino gli studenti di Scienze della
Formazione Primaria che seguono il mio corso di Docimologia.” E ha commentato: “Stupirebbe se il massimo
esperto italiano di valutazione non se ne fosse accorto. Ma non è solo
questione di parole perché la concezione formativa della valutazione ispira
l’intero documento.”
La comunicazione del giudizio
Sul tema, Zanniello ha affrontato anche la questione delle
modalità espressive della valutazione, ribadendo che ciò che realmente conta è
l’efficacia comunicativa nei confronti dell’alunno.
“L’esito di una valutazione scolastica può essere espresso e
comunicato in vari modi: giudizio, aggettivo, numero, lettera, simbolo, etc;
ciò che davvero conta è l’effetto incoraggiante e propositivo che la
comunicazione deve produrre nell’alunno.” Ha
poi aggiunto: “Personalmente preferisco il giudizio descrittivo
con voci predefinite, ma la modalità espressivo-comunicativa della valutazione
non è regolamentata dalle Indicazioni.”
Radici culturali e apertura interculturale
Altro tema di rilievo contenuto nel nuovo testo riguarda il
rapporto tra le radici culturali e il dialogo con le culture diverse. In
particolare, secondo Zanniello, l’educazione interculturale può realizzarsi
soltanto se fondata su una chiara consapevolezza dell’identità personale.
E, dunque, il superamento della paura della diversità si lega alla conoscenza
delle proprie origini culturali.
“Anche se a prima vista potrebbe non sembrare, la conoscenza
delle proprie radici culturali agevola l’apertura alle altre
culture.” Ha poi aggiunto: “L’educazione
interculturale a scuola è possibile nella misura in cui scompare nell’alunno la
paura per le diversità culturali; orbene quando è consapevole della
propria identità culturale, l’alunno si relaziona meglio con i compagni che
hanno una cultura diversa dalla sua.”
Competenze trasversali e chiarezza terminologica
Infine, Zanniello ha commentato il maggiore rilievo dato
alle competenze trasversali, unitamente alla semplificazione della
terminologia che aveva generato confusione.
“Per quanto attiene alle competenze, sono prese in maggiore
considerazione di prima quelle interdisciplinari o trasversali, le
soft skills; è giustamente scomparsa l’espressione “traguardi di competenza”
che aveva creato non poche difficoltà interpretative alle scuole.” E ha concluso: “Le nuove Indicazioni
chiariscono che senza le competenze culturali di base non è possibile
l’acquisizione delle otto competenze-chiave che dovranno essere valutate nella
certificazione prevista alla fine della scuola primaria e della scuola
secondaria di primo grado.”
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