giovedì 24 aprile 2025

NUOVE INDICAZIONI e APERTURA CULTURALE


 Non solo tradizione, ma apertura culturale, fondamento scientifico e più trasparenza rispetto al passato: l’intervista al prof. Zanniello sulle Indicazioni Nazionali



-di Simone Lo Presti

 

“È molto apprezzabile l’attenzione alla significatività dell’esperienza di apprendimento per l’alunno, che ritorna all’inizio della trattazione di ogni disciplina con il paragrafo “perché studiarla”; i riferimenti e i confronti con l’attualità sono vivamente raccomandati”. La centralità dell’esperienza di apprendimento, che trova spazio sin dall’inizio di ogni disciplina, è uno degli elementi qualificanti delle nuove Indicazioni Nazionali, secondo Giuseppe Zanniello, professore emerito di Didattica e Pedagogia Speciale dell’Università di Palermo, socio fondatore della Società Italiana di Pedagogia-SIPED e socio fondatore della Società Italiana di Ricerca Didattica- SIRD.

“Perché studiarla” diventa, dunque, un orizzonte di senso che può orientare l’azione didattica quotidiana degli insegnanti, la cui autonomia professionale, ha precisato Zanniello, deve essere letta alla luce di una responsabilità condivisa con le famiglie. Le finalità educative proposte, ha infatti dichiarato, non limitano ma rafforzano questa autonomia. “L’autonomia professionale dei docenti è collegata a un patto di corresponsabilità educativa con i genitori degli alunni; non è certamente minacciata dalla chiarezza delle mete ideali proposte dalle Indicazioni, che si ispirano esplicitamente ai valori costituzionali”.

Inoltre ha sottolineato: “Nelle conoscenze storiche e geografiche è stato dato più spazio di prima alla storia e alla geografia del nostro Paese; risulta anche evidente l’importanza attribuita alla lingua italiana che, oltre a essere una disciplina, permea gli obiettivi specifici di apprendimento delle altre aree disciplinari.”

Un processo più ampio e trasparente

Il professore ha illustrato anche le differenze metodologiche che hanno caratterizzato la stesura delle nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo, rispetto alla versione del 2012. “L’ampiezza del processo con cui si è giunti a costruire il testo provvisorio delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo e la trasparenza delle modalità attivate per raccogliere le proposte di miglioramento – ha dichiarato – sono nettamente superiori alle procedure seguite nella preparazione delle Indicazioni del 2012, anche grazie alle nuove tecnologie digitali”.

D’altra parte, tutti gli istituti scolastici, ha sottolineato, “hanno a disposizione una piattaforma dedicata alle osservazioni al testo dell’11 marzo 2025”.

Un invito alla partecipazione scientifica

Zanniello ha evidenziato come sia necessario superare le posizioni ideologiche per favorire un confronto basato sul rigore scientifico. Ha invitato coloro che hanno a cuore la scuola a partecipare al processo di definizione finale del documento con spirito costruttivo.

“Tutti coloro ai quali sta a cuore l’educazione scolastica dei bambini e dei ragazzi, invece di rinchiudersi a discutere in gruppi costituiti con l’intento di demolire per principio il lavoro svolto finora da oltre cento disciplinaristi, rappresentanti delle associazioni più diverse e da un gruppo di pedagogisti universitari, dovrebbero ora contribuire alla redazione del testo definitivo con atteggiamento scientifico, prescindendo dagli schieramenti politici.”

Valutare senza pregiudizi

In questo processo, Zanniello ha anche chiarito che ogni valutazione sul testo dovrebbe basarsi su elementi oggettivi, evitando derive ideologiche o interpretazioni infondate sulle intenzioni degli autori.

“Nel valutare pedagogicamente uno scritto bisogna attenersi ai fatti, senza esprimere giudizi influenzati da passioni politiche; diversamente si corre il rischio del ridicolo con interpretazioni psicoanalitiche circa le intenzioni dei redattori.” E ha aggiunto: “Bisogna chiedersi piuttosto se le affermazioni contenute nelle Indicazioni sono in sintonia o in contrasto con le evidenze scientifiche sull’insegnamento agli alunni dei tre ordini di scuola considerati.”

La valutazione delle nuove Indicazioni: tra scienza e ideologia

Nel commentare la coerenza delle Indicazioni Nazionali con le attuali evidenze scientifiche, Giuseppe Zanniello ha riconosciuto che molte delle affermazioni presenti nel documento rispecchiano le conoscenze consolidate in ambito pedagogico. Tuttavia, ha precisato che su alcuni temi specifici la ricerca non ha ancora prodotto risultati sufficientemente solidi da consentire un giudizio fondato. In tali casi, ha sottolineato l’impossibilità di esprimere un parere netto.

“Molte affermazioni contenute nelle nuove Indicazioni – ha infatti dichiarato – sono in sintonia con le evidenze scientifiche, per altre non si può dire né sì né no perché mancano i risultati di ricerche specifiche su quel tema particolare, che abbiano già raggiunto un accettabile grado di evidenza scientifica”.

Zanniello ha poi richiamato l’attenzione su un secondo aspetto, di carattere metodologico e culturale: l’uso improprio di argomentazioni ideologiche al posto di fondamenti scientifici per giustificare critiche al testo. In questo senso, la sua osservazione intendeva rappresentare “una critica indiretta a chi, invece di addurre argomentazioni scientifiche per esprimere un giudizio negativo sulle nuove Indicazioni, adduce motivi ideologici: la contrarietà politica al Ministro che ha nominato una commissione di alto profilo scientifico, che mi risulta abbia lavorato in modo autonomo rispetto al Ministro, mentre ha sollecitato le opinioni di tutte le componenti il variegato mondo della scuola. La consultazione ancora in corso ne è una riprova”. Ribadendo così la necessità di fondare ogni discussione educativa su basi razionali e condivise, superando le contrapposizioni ideologiche e valorizzando il contributo di tutte le componenti della scuola.

Nuove prospettive educative

E dunque, rivolgendosi a coloro che resistono al cambiamento, Zanniello ha posto l’accento sull’importanza di adottare una prospettiva innovativa, facendo riferimento agli articoli della Costituzione come punto comune di partenza.

“Le Indicazioni orienteranno le azioni degli insegnanti per il prossimo decennio; chi guarda con nostalgia al passato, quando magari fu coinvolto nella stesura delle vecchie Indicazioni, ostacola l’apertura della scuola ai nuovi orizzonti epistemologici.” Ha inoltre aggiunto: “Gli articoli della Costituzione italiana che riguardano la scuola, espressamente citati nel testo, dovrebbero accomunare gli sforzi di tutte le persone interessate all’educazione scolastica.”

La centralità della valutazione formativa

Uno degli aspetti più ricorrenti nel nuovo documento riguarda la valutazione. Zanniello ha messo in luce l’importanza di una concezione formativa che orienti l’intera pratica didattica.

“La valutazione formativa, la valutazione dinamica e l’autovalutazione sono tre espressioni frequentemente ricorrenti nel testo in discussione, così come hanno rilevato perfino gli studenti di Scienze della Formazione Primaria che seguono il mio corso di Docimologia.” E ha commentato: “Stupirebbe se il massimo esperto italiano di valutazione non se ne fosse accorto. Ma non è solo questione di parole perché la concezione formativa della valutazione ispira l’intero documento.”

La comunicazione del giudizio

Sul tema, Zanniello ha affrontato anche la questione delle modalità espressive della valutazione, ribadendo che ciò che realmente conta è l’efficacia comunicativa nei confronti dell’alunno.

“L’esito di una valutazione scolastica può essere espresso e comunicato in vari modi: giudizio, aggettivo, numero, lettera, simbolo, etc; ciò che davvero conta è l’effetto incoraggiante e propositivo che la comunicazione deve produrre nell’alunno.” Ha poi aggiunto: “Personalmente preferisco il giudizio descrittivo con voci predefinite, ma la modalità espressivo-comunicativa della valutazione non è regolamentata dalle Indicazioni.”

Radici culturali e apertura interculturale

Altro tema di rilievo contenuto nel nuovo testo riguarda il rapporto tra le radici culturali e il dialogo con le culture diverse. In particolare, secondo Zanniello, l’educazione interculturale può realizzarsi soltanto se fondata su una chiara consapevolezza dell’identità personale. E, dunque, il superamento della paura della diversità si lega alla conoscenza delle proprie origini culturali.

“Anche se a prima vista potrebbe non sembrare, la conoscenza delle proprie radici culturali agevola l’apertura alle altre culture.” Ha poi aggiunto: “L’educazione interculturale a scuola è possibile nella misura in cui scompare nell’alunno la paura per le diversità culturali; orbene quando è consapevole della propria identità culturale, l’alunno si relaziona meglio con i compagni che hanno una cultura diversa dalla sua.”

Competenze trasversali e chiarezza terminologica

Infine, Zanniello ha commentato il maggiore rilievo dato alle competenze trasversali, unitamente alla semplificazione della terminologia che aveva generato confusione.

“Per quanto attiene alle competenze, sono prese in maggiore considerazione di prima quelle interdisciplinari o trasversali, le soft skills; è giustamente scomparsa l’espressione “traguardi di competenza” che aveva creato non poche difficoltà interpretative alle scuole.” E ha concluso: “Le nuove Indicazioni chiariscono che senza le competenze culturali di base non è possibile l’acquisizione delle otto competenze-chiave che dovranno essere valutate nella certificazione prevista alla fine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.”

 Orizzonte Scuola

Immagine


 

 

Nessun commento:

Posta un commento