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mercoledì 19 giugno 2024

ESSERE LEADER OGGI


La leadership nell’organizzazione contemporanea

 

Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Massimiliano Monaci si sofferma sulle nuove sfide per chi è chiamato ad un ruolo dirigenziale

 -di Massimiliano Monaci*

Costruire percorsi comuni

Al centro del dibattito sulla leadership nelle organizzazioni troviamo la ricerca di nuovi paradigmi capaci di supportare l’azione d’impresa negli attuali scenari economici e sociali contrassegnati da incertezza e cambiamento. Tra le sfide più rilevanti, spicca il crescente bisogno – portato dalle persone nel lavoro – di benessere personale, di esperienze di senso e di espressione del proprio intero sé; come anche l’inarrestabile incremento dell’attenzione degli stakeholder d’impresa verso la sostenibilità ed eticità delle pratiche aziendali. Ciò si è tradotto nella proposta di modelli alternativi al tradizionale stile di leadership direttivo. In essi, il processo della leadership non vede seguaci passivi, bensì collaboratori che contribuiscono a costruire percorsi comuni; mentre il ruolo del leader è decisivo nel facilitare condizioni in cui si sviluppino relazioni, l’iniziativa individuale e culture condivise orientate alla sostenibilità.

La leadership di cura 

Tale ridirezionamento è rispecchiato in vari modelli su cui oggi si insiste, dalla leadership “trasformazionale” a quella “etica”. Le ultime frontiere sono le prospettive della “leadership spirituale” e della “leadership di cura”: la prima con l’invito a porsi in ascolto dell’esigenza di vita interiore dei lavoratori; la seconda, anche partendo dall’esperienza della pandemia, con l’indicazione della cura come dinamica di prossimità emotiva e relazionale in grado di creare valore dall’incertezza e dalle crisi. Questa evoluzione presenta chiare consonanze con molti principi e concezioni consolidati nel magistero della Chiesa. Basti pensare ai concetti di bene comune, sviluppo integrale delle persone nella loro interezza e unità, impresa quale “comunità di persone”, “significato soggettivo” del lavoro, gratuità animata dalla logica del dono.

La sostenibilità 

Nel recente magistero di Francesco, troviamo ulteriori spunti illuminanti. Sull’urgente rilevanza del tema della sostenibilità socio-ambientale, ad esempio, si sottolinea il «bisogno di costruire leadership che indichino strade» (Laudato si’, 53). Una posizione ultimamente ribadita con la critica al “paradigma tecnocratico” «per il quale la realtà non umana è una mera risorsa» (Laudate Deum, 22). Si conferisce inoltre profondità ai fondamenti dell’attuale attenzione ai processi di cura, suggerendo che il servizio come “prendersi cura della fragilità” contribuisca alla solidità delle nostre costruzioni sociali (Fratelli tutti, 115). In conclusione, ha senza dubbio senso riferirsi oggi a una leadership di ispirazione cristiana. Essa arricchisce e insieme interpella le nuove direzioni del discorso sulla leadership nella ricerca di pratiche che rendano le imprese più umane e generino impatti positivi nei loro contesti. E si realizza pienamente quando i leader con «la loro partecipazione all’opera della creazione attraverso il governo delle loro aziende, possono percepire la grandezza della loro vocazione» (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, La vocazione del leader d’impresa, 8).

 

*Docente di Sociologia dell’organizzazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

 

giovedì 22 febbraio 2024

IL MONDO DELLE PIANTE

 

Un libro racconta "l'erbario monastico", legame tra monaci e il mondo delle piante

L'Erbario Monastico, un viaggio tra abati e madri badesse, priori e superiori di conventi, per carpire i segreti degli antichi erbari monastici e attualizzarli

-       -  di Veronica Giacometti

 C'è un legame speciale tra i monaci e il mondo delle piante. Lo dice Anna Maria Foli, autrice del libro "Erbario monastico. Dall’antica sapienza di monasteri e conventi le erbe, i fiori e le piante che curano e nutrono per ritrovare energia fisica, mentale e spirituale" di Terra Santa Edizioni. Il volume è un vero "viaggio tra abati e madri badesse, priori e superiori di conventi, per carpire i segreti degli antichi erbari monastici e riproporli oggi". Il libro non non ha fini terapeutici e diagnostici, ma vuole essere una scoperta o riscoperta della secolare tradizione monastica degli erbari. ACI Stampa ne ha parlato direttamente con l'autrice.

 Come è nata l’idea di scrivere un libro con questo tema?

 Amo la natura in generale e ritengo che il contatto con il mondo naturale sia benefico non solo per il corpo, ma anche e soprattutto per lo spirito. Nel 2020 ho scritto un libro, La farmacia di Dio (sempre per TS edizioni), in cui racconto gli antichi rimedi naturali realizzati in monasteri e conventi, sia nel passato che nel presente. In quell’occasione sono entrata in contatto con abati e madri badesse che mi hanno fatto conoscere una realtà che avevo intuito, ma mai approfondito: il profondo legame che unisce da sempre i monaci e il mondo delle piante. Con questo libro ho voluto approfondire ancora di più questo aspetto, mettendo in risalto come molti aspetti tipici del mondo monastico antico continuino a essere attuali ancora oggi. Scoprendo poi che molti degli erbari più belli e completi sono opera di monaci, ho pensato di fornire alcuni consigli per realizzare un erbario oggi: un modo per conoscere la natura, passeggiare all’aria aperta e riscoprire la ricchezza e la varietà del regno vegetale. Completa il libro una serie di ricette di rimedi naturali e ricette di cucina da preparare con alberi e fiori.

 L’erbario monastico... a quali fonti si è ispirata per scrivere questo capitolo? Cosa l’ha colpita di più?

 La nascita degli erbari risale addirittura al 2000 a.c., con gli assiri, i babilonesi e gli egiziani. Le piante hanno interessato da sempre gli uomini, sia per il valore nutritivo che per le proprietà curative. La storia degli erbari, inoltre, è strettamente connessa a quella della botanica, e quindi ho cercato testi che raccontassero come questa si fosse sviluppata nel corso dei secoli fino a diventare una scienza a se stante, ben distinta dalla medicina e dalle altre discipline. Poi, andando a cercare le antiche ricette di monasteri e conventi, ho scoperto che molto spesso, accanto ai laboratori in cui venivano realizzati i rimedi naturali, erano presenti biblioteche che contenevano erbari tramandati da monaco a monaco, e arricchiti di anno in anno con l’aggiunta di nuove piante. Gli erbari, insieme ai testi di botanica, erano studiati dai monaci addetti alla spezieria, che possedevano conoscenze davvero molto approfondite del mondo vegetale. Sono rimasta colpita dalla grande attività svolta nei monasteri, solitamente ritenuti esclusivamente luoghi di preghiera e meditazione: il monaco addetto all’infermeria, che curava i malati e realizzava i rimedi, spesso si occupava personalmente anche della coltivazione della piante, della loro raccolta e dell’essiccazione. Un sapere immenso che fortunatamente è arrivato fino a noi.

 Come possono le piante, i fiori, le erbe trasmettere un valore aggiunto alla nostra fede? In che modo contribuiscono al nostro benessere spirituale?

 Immergendosi nella natura e osservando piante, erbe e fiori non si può che restare stupiti e ammirati di fronte alla Creazione. Un Dio che ha creato la natura è sicuramente un Dio buono, che ci vuole bene. Secondo me è qualcosa di intuitivo, che tutti possono percepire, se si mettono all’ascolto del mondo vegetale. E tutta questa bellezza invita al rispetto, fa nascere la consapevolezza della necessità della salvaguardia della natura. Questa infatti è armonia, equilibrio, saggezza e purezza, a differenza dell’essere umano, che troppo spesso se ne allontana creando disordine, confusione, distruzione. Ecco, riavvicinarsi alla natura vuole anche dire recuperare quell’armonia e quella serenità originaria che Dio ha sempre voluto per l’uomo, fin dall’inizio, e quindi riscoprire e approfondire la nostra fede. Come diceva santa Ildegarda, quando nel corpo insorge la malattia, che sia fisica o spirituale, le piante possono aiutarci a guarire, a ritrovare l’equilibrio perduto.

 I monasteri e l’ambiente... come convivono ancora oggi? E’ cambiato molto rispetto ai padri del deserto?

 Da sempre i monasteri hanno stabilito con l’ambiente circostante un rapporto molto stretto, all’insegna del rispetto e della salvaguardia. Il concetto alla base di questo legame era la consapevolezza che la natura, dono di Dio, rende possibile la vita e produce nutrimento, fornendo il cibo necessario agli esseri umani. Ancora oggi, molto spesso, i monaci provvedono direttamente al loro sostentamento coltivando piante e allevando animali, proprio come avveniva all’epoca di san Benedetto, che raccomandava la regola dell’Ora et labora come base di una vita spiritualmente intensa e fisicamente attiva. In questo senso non è cambiato molto rispetto ai padri del deserto: ancora oggi nei monasteri vengono rispettati valori come la sobrietà, l’umiltà, la moderazione e, naturalmente, la cura e l’amore per la natura e per il prossimo.

 Cosa si augura dopo aver scritto questo libro?

 Nel mio piccolo, vorrei si diffondesse sempre di più un ideale di vita sostenibile, all’insegna della semplicità, dell’equilibrio e del rispetto per tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. L’idea di realizzare personalmente un erbario, poi, mi sembra un ottimo metodo per insegnare ai più piccoli ad amare la natura e riconoscere le varie piante. Quando i mie figli erano bambini abbiamo realizzato insieme un piccolo erbario con le foglie degli alberi che incontravamo durante le passeggiate in montagna. Ripenso con affetto quei momenti, e sono convinta che abbiano lasciato anche in loro dei bei ricordi.

Aci Stampa