giovedì 11 febbraio 2021

IL CRISTIANO CITTADINO DEL MONDO


 Il cristiano è anche 

un cittadino del mondo

Vincent Dollmann*


Attingo volentieri al Vangelo di San Marco, il Vangelo dell'anno liturgico in corso. Nell'introduzione, San Marco evidenzia l'identità di Gesù come "Figlio di Dio" (Mc 1,1), e continua con il racconto del battesimo di Gesù. Questo annuncia il nostro battesimo e indica il suo significato profondo: attraverso il battesimo diventiamo "cristiani", figli nel Figlio, figli di Dio. Ciò che ogni uomo è per il suo legame con Dio Creatore, il battezzato lo riceve in modo concreto e definitivo. È a partire da questa identità che ogni battezzato deve poter vivere e testimoniare in tutti i settori della sua vita.

Questa identità porta a un orientamento di vita che può creare tensioni con altre opzioni religiose o filosofiche. Dall'inizio del suo ministero pubblico, il suo messaggio è contestato. La lettera a Diogneto, del 2° secolo, evoca così la condizione del cristiano nella società: "Tutte le terre straniere sono per loro una patria, e ogni patria è una terra straniera per loro. Si sposano come tutti, hanno figli, ma non abbandonano i loro neonati. Si siedono a un tavolo comune, ma non è un tavolo ordinario. Essi sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sula terra, ma sono cittadini del cielo" (nn. 5-6).

La grande sfida che i cristiani devono affrontare oggi è quella antropologica, la visione dell'uomo e il rispetto della vita umana. Si deve prendere la misura della distanza che sta crescendo tra l'approccio cristiano e l'approccio secolarizzato massicciamente difeso dall'élite intellettuale e politica del mondo occidentale. Allo stesso tempo, al di là dei dibattiti teorici, I cristiani possono rendere conto della fecondità del vangelo della vita e della fraternità attraverso il loro impegno a tutti i livelli della società. La lettera a Diogneto esorta i cristiani dicendo: "La posizione che Dio ha stabilito per loro è così bella che non possono disertarla" (n. 6).

1.Prendere la misura della visione antropologica del messaggio cristiano che è oggetto di dibattito nella società postmoderna

Il messaggio del Vangelo è di solito ricevuto con benevolenza in Europa quando riguarda il campo del servizio agli altri, specialmente alle persone vulnerabili e povere. Ma il Vangelo oggi ci sfida a rispettare ogni persona umana e in ogni fase della sua vita, dalla sua la sua concezione fino all'orlo della morte. C'è un vero e proprio dibattito antropologico che mette la Chiesa in contrasto con l'approccio postmoderno.

Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha pubblicato nel 2005 un manuale della dottrina della Chiesa, il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Questo dà i punti di riferimento antropologici della persona umana alla luce della rivelazione biblica e l'insegnamento della Chiesa (cf. p. 70 ss.).

 Evidenzio almeno quattro punti:

-L'unità della persona: la persona non ha un'anima e un corpo in contrasto tra loro; la persona è corpo e anima.

-L'apertura alla trascendenza e all'unicità della persona: la trascendenza si riferisce al fatto che la persona è in grado di aprirsi agli altri e a Dio, e l'unicità si riferisce al fatto che ogni persona è unica e insostituibile.

-La libertà della persona: è legata alla nostra condizione di creature, ma anche di figli di Dio. Ciò  costituisce la sua grandezza.

-La socialità umana: "Dio non ha creato l'uomo come essere solitario, ma come essere sociale. La vita sociale non è quindi esterna all'uomo; egli può crescere e realizzare la sua vocazione solo in relazione agli altri". (Congregazione per la Dottrina della Fede, Instr. Libertatis conscientia, 32, 1987).

2. Imparare a rendere conto della fecondità di questa antropologia per mezzo di un impegno concreto.

La partecipazione dei cristiani nella società ha dato e continua a dare frutti, sviluppando una cultura del bene comune, del rispetto della persona umana, così come la giustizia sociale guidata dalla carità.

(a) Il senso del bene comune

Il bene comune è percepito soprattutto a livello materiale. Mette in discussione il nostro rispetto per l'ambiente di vita e per la creazione. Richiama l'educazione alle virtù umane per dirigere tutte le nostre  azioni verso il bene.

Il bene comune riguarda anche la realtà spirituale umana, cioè il rispetto per le persone e l'impegno per la pace, che si riflette nell'attenzione per la fraternità universale come nel recente magistero di Papa Francesco.

b) Il significato della persona

Nel Vangelo di Luca, quando Gesù insegna che l'amore di Dio e del prossimo sono i due comandamenti che riassumono tutta la Legge, uno scriba gli chiede: "Chi è il mio prossimo? " (Lc 10,29). Gesù risponde con la parabola del buon samaritano trasformando la domanda "Di chi mi sono fatto prossimo? " (Lc 10,29-37). A una richiesta per definire i criteri di colui che può essere considerato il prossimo, Gesù risponde con un appello a diventare il vicino di casa dell'altro e di tutti gli altri. Egli ci invita a risvegliare il nostro impegno per una civiltà della vita in cui tutti, giovani e vecchi, siano adulti, malati e sani, bambini non ancora nati e persone alla fine della vita, siano rispettati come persone e come membri della comunità umana.

c) Il significato della carità, della carità legata alla giustizia

Radicati nell'amore che viene da Dio, i cristiani cercano di lavorare per un mondo più giusto. Conosciamo la posizione marxista che oppone giustizia e carità, considerando che quest'ultima non va alla radice dell'ingiustizia e povertà, ma piuttosto mantiene situazioni di sfruttamento e di disuguaglianza.

Per i cristiani, è la carità che perfeziona la giustizia, che la rende più perfetta, che la rende più rispettosa delle persone e che la mantiene nel suo scopo, cioè: "Dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto", come insegna il Catechismo.

Un'obiezione meno radicale, ma più significativa, viene oggi dal materialismo il quale crede che le strutture sociali e legali renderebbero difficile non c'è bisogno di carità. Nella sua enciclica Dio è amore, il Papa Benedetto XVI ha risposto facendo riferimento all'esperienza umana: "L’amore-carità sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c'è situazione che possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Ci saranno sempre stati di sofferenza, che gridano consolazione e aiuto. Ci sarà sempre solitudine" (n.28).

La missione di diaconia che Cristo ha affidato alla sua Chiesa articola la giustizia e carità. Alla luce della parabola del Buon Samaritano, il servizio del prossimo deve essere in grado di rispondere ai bisogni immediati senza l'accettazione delle persone e senza strumentalizzare il link di aiuto. Integra concretamente i marcatori di immediatezza, di universalità e gratuità.

Il cristiano è un cittadino del cielo

La Lettera a Diogneto caratterizza la situazione dei cristiani in questo modo: "Essi spendono la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo" (n.6). Il cristiano ha ricevuto questa cittadinanza attraverso il battesimo, ma è incaricato di rivelarlo ad ogni uomo. Essa li preserva da due eccessi: la fuga dal mondo o la sudditanza al mondo. La cittadinanza permette, al contrario, di impegnarci al servizio del rispetto della persona e della giustizia con vera libertà e audacia.

La cittadinanza del cielo fa nascere una dinamica di speranza. L'Apocalisse descrive la realtà paradisiaca alla fine della Storia non come una un giardino, ma come una città. Si parla della Nuova Gerusalemme. Dio sta preparando  per l'umanità una città che è il paradiso delle origini, trasfigurata con il contributo della vita di carità e di fede degli uomini. Nel dono della vita eterna, abbiamo la nostra parte di responsabilità e di impegno. Dio purifica e trasfigura ciò che abbiamo cercato di costruire su questa terra nello Spirito della carità di Cristo.

 

*Vincent Dollmann

Arcivescovo di Cambrai

A.E. UMEC-WUCT

 

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