I funghi sono come gli uomini;
spesso i più belli sono i più pericolosi.
-
di G. Ravasi
Passano
davanti ai miei occhi quei ricordi mentre sfoglio un album di incisioni
ottocentesche sui funghi: nella prima pagina campeggia il proverbio che ho
sopra citato e che viene attribuito all’Umbria, non so con quale fondamento.
Certo
è che il detto coglie non solo il succo di quella mia antica esperienza ma
anche una verità che, pur scontata, merita sempre di essere proposta,
particolarmente nei nostri giorni ove l’apparire è tutto, il mostrarsi è legge,
il trucco è consuetudine. Sembra quasi che il consiglio fondamentale sia quello
di non avere mai l’aria di ciò che si è realmente.
Già Shakespeare ricordava che «la scorza e le vesti strappano la reverenza agli sciocchi e conquistano anche lo spirito dei saggi». Il principio medievale che unificava bello-buono-vero ora si è del tutto infranto e da questa dissociazione nascono l’inganno e il relativismo.
La capacità di giudizio è,
quindi, decisiva. Potremmo, allora, trascrivere in un altro senso (facilmente
comprensibile) un celebre monito di Cristo orientato diversamente: «Non
giudicate secondo l’apparenza! » (Giovanni 7,24).
G.
Ravasi, Breviario laico, Mondadori
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