La
“dottrina della scoperta” non fa parte dell'insegnamento della Chiesa
cattolica.
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di Angela Ambrogetti
"La
“dottrina della scoperta” non fa parte dell'insegnamento della Chiesa
cattolica. La ricerca storica dimostra chiaramente che i documenti papali in
questione, scritti in un periodo storico specifico e legati a questioni
politiche, non sono mai stati considerati espressioni della fede
cattolica". É scritto in una “Nota” congiunta dei Dicasteri per la Cultura
e lo Sviluppo Umano Integrale pubblicata oggi anche in risposta alle richieste
dello scorso luglio in Canada degli indigeni durante il viaggio di Papa
Francesco.
Nel
testo si legge che "la Chiesa riconosce che queste Bolle papali non
riflettevano adeguatamente la pari dignità e i diritti dei popoli indigeni. La
Chiesa è anche consapevole del fatto che il contenuto di questi documenti è
stato manipolato a fini politici dalle potenze coloniali in competizione tra
loro, per giustificare atti immorali contro le popolazioni indigene, compiuti
talvolta senza l'opposizione delle autorità ecclesiastiche. È giusto
riconoscere questi errori, riconoscere i terribili effetti delle politiche di
assimilazione e il dolore provato dalle popolazioni indigene, e chiedere
perdono. Inoltre, Papa Francesco ha esortato: “Mai più la comunità cristiana
potrà lasciarsi contagiare dall'idea che una cultura sia superiore alle altre,
o che sia legittimo ricorrere a modi di coercizione degli altri”.
La
così detta "dottrina della scoperta", secondo la quale che quando un
re cristiano scopriva territori non cristiani li poteva reclamare come suoi, è
un tema discusso soprattutto in alcune situazioni.
Nella
nota si ricorda anche però la Bolla Sublimis Deus del 1537 di Papa Paolo III: “Definiamo e dichiariamo [...
] che [, ... ] i detti indiani e tutti gli altri popoli che in seguito saranno
scoperti dai cristiani, non devono in alcun modo essere privati della loro
libertà o del possesso dei loro beni, anche se non sono di fede cristiana; e
che possono e devono, liberamente e legittimamente, godere della loro libertà e
del possesso dei loro beni; né devono essere in alcun modo ridotti in
schiavitù; se dovesse accadere il contrario, sarà nullo e non avrà alcun
effetto”.
Conclude
la Nota: "Senza mezzi termini, il magistero della Chiesa sostiene il
rispetto dovuto a ogni essere umano. La Chiesa cattolica ripudia quindi quei
concetti che non riconoscono i diritti umani intrinseci dei popoli indigeni,
compresa quella che è diventata nota legalmente e politicamente come “dottrina
della scoperta”.
Gratitudine
l'hanno espressa la Conferenza canadese dei vescovi cattolici i quali confermano
l'errata interpretazione di chi vuole che la "dottrina della
scoperta" sia legata al Magistero
E
i vescovi statunitensi scrivono: " La dichiarazione congiunta è ancora un
altro passo nell'esprimere preoccupazione e sollecitudine pastorale per i
popoli nativi e indigeni che hanno subito enormi sofferenze a causa
dell'eredità di una mentalità colonizzante. Il rinnovato ripudio e la condanna della
dichiarazione delle violenze e delle ingiustizie commesse contro i popoli
nativi e indigeni, nonché il continuo sostegno della Chiesa alla loro dignità e
diritti umani. Nei secoli che seguirono le bolle papali in questione, molti
papi proclamarono coraggiosamente i diritti dati da Dio a tutti i popoli, ma
dobbiamo anche affrontare quei momenti in cui i cristiani mancavano di tale
audacia o chiarezza".
I
Vescovi canadesi e statunitensi insieme al Pontificio Comitato per le scienze
storiche stanno insieme esplorando la possibilità di organizzare un Simposio
accademico con studiosi indigeni e non indigeni per approfondire ulteriormente
la storia Comprensione della 'Dottrina della Scoperta.'
Aci
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